sabato 20 dicembre 2008

Il giudaismo messianico

Il Giudaismo Messianico / יהודים משיחים è un movimento basato sulla Bibbia di persone giudee che credono in Yeshua (Gesù) come loro Messia. In questa convinzione, hanno scelto di adorare l'Iddio di Abrahamo, Isacco e Giacobbe secondo le usanze e le tradizioni della nazione giudea. Per alcuni il concetto di essere ebreo e di credere in Yeshua sembra un ossimoro. Essi credono che gli ebrei e Gesù siano mutuamente esclusivi.
Comunque, quando consideriamo chi è una persona giudea secondo la Scrittura, il concetto di rimanere giudeo e di credere in Yeshua non è né un ossimoro né un'esclusività reciproca. Il nome Giudeo deriva dalla quarta tribù di Israele, "Giuda", che significa in ebraico "Che loda D-o". Perciò prima di tutto un Giudeo è colui che adora D-o. La maggior parte delle persone credono erroneamente che essere Giudei vuol dire far parte di una istituzione religiosa oppure credono si tratti di un diritto di nascita.
I Giudei oggi si associano alla religione giudaica, proprio come i cattolici si associano alla religione cattolica. Ma non è questo che D-o voleva che fosse un "Giudeo". Permettetemi prima di tutto di partire spiegando come si è evoluta la religione giudaica. Tutto è partito da Esdra. Con il suo ritorno a Gerusalemme dopo l'esilio in Babilonia, Esdra comprese che i problemi di Israele erano legati alla loro disubbidienza alla Torah (i cinque libri di Mosè).
Per far sì che una tragedia del genere non avvenisse più, egli stabilì il concetto di costruire dei paletti attorno agli originali 613 decreti di legge. Una legge-difesa è una legge costruita attorno ad un'altra legge.
Prendete per esempio la legge che dichiara: Shemot / Esodo 23:19 "...Non farai cuocere il capretto nel latte di sua madre". La difesa attorno a questa legge è che i Giudei non possono mangiare la carne e contemporaneamente bere il latte. Perciò, perché un Giudeo infranga una delle 613 leggi bibliche, dovrebbe prima infrangere la legge di difesa.
Esdra credeva che così facendo avrebbe protetto la nazione giudea da un futuro esilio. Nel corso dei secoli furono aggiunte altre leggi di difesa, che si evolsero al punto in cui sono oggi; dalle originali 613 leggi, ci sono circa 300.000-500.000 leggi di difesa. Con tutte queste
leggi, non ci voleva molto perché la gente cadesse nella trappola di servire la legge invece che D-o. L'intento originale di D-o, cioè avere un rapporto personale con il popolo del suo patto, divenne un peso, ovvero una religione orientata sulle opere. D-o prese prima di tutto un uomo di nome Abramo, un adoratore di idoli, dai Caldei e fece un patto con lui. Si trattava di un patto incondizionato: Abramo non aveva alcun obbligo. D-o, nella Sua infinita saggezza, scelse arbitrariamente Abramo, gli cambiò il nome in Abrahamo e gli promise un paese, una nazione, delle benedizioni e che sarebbe lui stesso diventato una benedizione. Nel corso della storia e dietro la guida e le circostanze divine, D-o iniziò a compiere la Sua promessa.
La promessa non era che i discendenti di Abrahamo sarebbero diventati una grande religione, ma che sarebbero stati una grande nazione. Ora, per poter separare questa nazione dall'adorazione degli idoli pagani delle altre nazioni, D-o diede alla Sua nazione delle usanze, delle leggi e
delle tradizioni particolari, che Egli tracciò nella Torah. Queste usanze, le leggi Mosaiche e le tradizioni avevano il compito di distinguere i Figli d'Israele da tutte le altre nazioni, come nazione e non come religione.
Vedete, essere Giudeo è una nazionalità e non è mai stato, né ha mai inteso essere, una religione organizzata. I "Giudei - Adoratori di D-o", avrebbero dovuto avere un rapporto personale con il loro creatore, che desiderava abitare in mezzo a loro continuamente. La religione non
viene da D-o, ma la relazione sì! Considerando quindi quanto detto finora, un Giudeo che crede in Yeshua come Messia, diventa Cristiano? Si converte? Bene, noi sappiamo che anche essere cristiani non significa appartenere ad una religione. Il termine cristiano significa "seguace degli insegnamenti di Cristo". Cristo significa "l'Unto" o "Messia". D-o, nella Sua infinita saggezza, sapeva dall'inizio che Israele si sarebbe sviato e che alla fine avrebbe sviluppato una religione da sostituire alla Sua presenza dipartita, la Sua "Shechinah". Yechezekiel / Ezechiele 11:22-23. "Poi i cherubini spiegarono le loro ali, e le ruote si mossero accanto a loro; la gloria di D-o d'Israele stava su di loro, in alto. La gloria del S-gnore s'innalzò in mezzo alla città e si
fermò sul monte situato a oriente della città".

Ezechiele stava descrivendo la gloria del S-gnore che lasciava il Tempio, che lasciava la presenza del Suo popolo apostata. Questo è ciò che è il Fariseismo. Significa sostituire la gloria shekinah di D-o con regole, regolamenti e leggi fatte dall'uomo. per riportarli a Sé in modo che lo Spirito di D-o potesse dimorare, non con loro ma in loro. Questo è il nuovo patto di cui parla Geremia. Yermiyahu / Geremia 31:31-33. "Ecco, i giorni vengono, dice il S-gnore, in cui io farò un nuovo patto con la casa d'Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che feci con i loro padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d'Egitto: patto che essi violarono, sebbene io fossi loro signore, dice il S-gnore; ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni, dice il S-gnore: Io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo."
Yeshua adempì questo nuovo patto offrendo, sia a quelli della nazione Giudea che alle nazioni pagane, l'opportunità di riconciliarsi con il loro creatore, attraverso il Suo sacrificio espiatorio. Vedendo che un uomo non può scontare la pena del peccato di un altro uomo, Yeshua fu D-o incarnato. D-o stesso soddisfò il Suo requisito per la giustizia, cioè la morte. Ciò che avviene quando un Giudeo accetta Yeshua come suo Messia, è che entra nella pienezza della sua relazione personale con D-o, il rapporto originale che Dio intendeva per loro, quando scelse Abrahamo. E poiché il Giudaismo rappresenta una nazionalità,
un Giudeo può diventare seguace degli insegnamenti del Messia, pur rimanendo un Giudeo.

Dal sito:http://www.cmy.on.ca/missione.htm

Il testo originale

E’ convinzione generale dei cristiani d’occidente che il testo originale degli Evangeli sia stato scritto in greco koiné, invece sussistono evidenze che questo è una traduzione.

Infatti, i cristiani Assiri, di cui pochi hanno conoscenza, conservano il testo aramaico, il quale loro sostengono aver ricevuto direttamente dagli Apostoli, asserzione assolutamente credibile, dal momento che sono stati gli Assiri i primi gentili a convertirsi in massa alla fede in Yeshua Messia. La conversione degli Assiri è molto significativa, in quanto fondamentale per il riscatto della Casa di Israele, esule appunto in Assiria. La storia di questo popolo rimane sconosciuta dopo la caduta di Ninive, invece, è un popolo che ha portato il messaggio evangelico in tutta l’Asia. Non c’è in questo sito spazio per raccontare tutta la storia degli Assiri, né è lo scopo di questo studio, ma per gli interessati a saperne di più (se sanno l’inglese), si raccomanda visitare il loro sito ufficiale, Assyria On Line. Il testo biblico aramaico che conservano gli Assiri si chiama “Peshitta”, che significa “diritto”, “schietto”, ovvero, l’originale, autentico Nuovo Testamento.

L’aramaico era la lingua di Yeshua e degli Apostoli, i quali, ad eccezione di Shaul di Tarso, non erano stati mandati dai gentili, quindi, è naturale che avessero scritto in questa lingua piuttosto che in greco. Gli Assiri sostengono di essere stati evangelizzati dagli Apostoli personalmente, e ciò ha riscontro sia storico che biblico – sappiamo che Kefa scrisse da Babilonia (1Kefa 5:13), che non era Roma, ma Babilonia; altre testimonianze dell’epoca confermano che Natanael, Taddai e Toma, che poi andò in India, hanno effettivamente ministrato in Assiria, e probabilmente anche altri Apostoli. Assiria era d’altronde il primo posto dove andare a riscattare le “pecore perdute della Casa di Israele”...

Molti teologi occidentali contestano questi fatti, malgrado esiste l’evidenza interna nello stesso testo greco degli Evangeli, che questo è una traduzione dall’aramaico – nel corso di questo studio esamineremo alcuni esempi molto eloquenti. I libri del Nuovo Testamento, fatta eccezione delle lettere di Shaul, sono stati scritti in aramaico e posteriormente tradotti in greco, perché questa era la lingua franca nell’Impero Romano, ma nessun testo greco è mai giunto in Mesopotamia ed oltre, dove all’ora si parlava la lingua degli Assiri e degli stessi Giudei, e che tuttora parlano sia gli Assiri in esilio che i Giudei Mizrachim.

A differenza dell’occidente, dove la grande maggioranza dei cristiani erano gentili -quindi, non erano in grado di leggere in aramaico-, l’assemblea dei discepoli di Yeshua in Assiria contava con un gran numero di Ebrei, che erano l’etnia maggioritaria in Babilonia e Adiabene e parlavano la stessa lingua degli Assiri, l’aramaico. Gli Assiri portarono l’Evangelo in questa lingua persino in Cina; il primo alfabeto usato dai Mongoli fu proprio quello aramaico.

L’aramaico della Bibbia, “Assakhta Peshitta”, è la lingua in cui gli Ebrei d’Adiabene -un regno in Assiria la cui casa reale si convertì al Giudaismo- leggevano la TaNaKh, versione aramaica delle Scritture Ebraiche alla quale fu aggiunto il Nuovo Testamento in tempi apostolici; questa versione raggiunse tutta l’Asia, ed è tuttora usata nelle comunità cristiane orientali. Un’altra evidenza che il Nuovo Testamento Assiro è il più genuino è che contiene soltanto i brani più antichi ritrovati fino ad oggi, escludendo le annotazioni al margine fatte dai copisti che poi sono diventate parte del testo, ed i brani aggiunti posteriormente. Nel Nuovo Testamento Peshitta, la sequenza dei libri è come segue: Evangeli, Atti degli Apostoli, Epistole di Yakub (Yakov), Ke’efa (1Kefa) e Yukhanan (1Yohanan), e per ultimo le Epistole di Shaul. A differenza del Nuovo Testamento “greco”, non contiene invece 2Kefa, Yehuda, 2 e 3 Yohanan e l’Apocalisse, considerati apocrifi dagli Assiri, e non contiene neanche Yohanan 8:1-11 (la donna adultera), che non appartiene al testo originale. Il testo aramaico del Nuovo Testamento con traduzione interlineare in inglese è disponibile su internet qui.

Il canone delle Scritture Ebraiche è stato determinato con certezza, accettato sia dai Giudei che dagli evangelici, e l’Evangelo stesso ci conferma che anche Yeshua dichiarò che la Torah, i Profeti e gli Scritti (TaNaKh) sono la parola di Elohim. I primi discepoli leggevano queste Scritture nella comune adunanza, e si riferivano ad esse per confermare le loro dottrine. Il canone del Nuovo Testamento non fu determinato nel periodo apostolico, e non dai testi originali ma dalle versioni greche, nelle quali si riscontrano incoerenze in parte dovute a che il testo di riferimento era la Septuaginta, la quale, come abbiamo già visto, era una traduzione non molto fedele alle Scritture Ebraiche, e con interpolazioni di traduttori di possibile estrazione essena. In base a questo criterio, è opportuno interpretare il Nuovo Testamento rispettando l’armonia con le Scritture Ebraiche, le quali devono sempre stabilire i parametri d’interpretazione e confermare la stessa. In questo studio si prenderà come testo di base quello aramaico, il quale è il più antico e vicino al messaggio originale.


Molti brani dimostrano che il testo originale degli Evangeli non poteva essere il greco, perché il testo greco presenta degli errori clamorosi, frutto della mancanza di conoscenza del traduttore. Un esempio lo troviamo in Matteo 27:9-10, il quale attribuisce a Yirmeyahu una parola scritta in realtà da Zakharyah:

“Allora si adempì quello che era stato detto dal Profeta Yirmeyahu: «E presero i trenta sicli d’argento, il prezzo di colui che era stato venduto, come era stato valutato dai figli d’Israele, e li diedero per il campo del vasaio, come me l’aveva ordinato Adonay»”. (Matteo 27:9-10)

“Io dissi loro: «Se vi sembra giusto, datemi il mio salario; se no, lasciate stare». Ed essi mi pesarono il mio salario: trenta sicli d’argento. HaShem mi disse: «Gettalo per il vasaio, questo magnifico prezzo con cui mi hanno valutato!» Io presi i trenta sicli d’argento e li gettai nella casa di HaShem per il vasaio”. (Zekharyah 11:12-13)

Sicuramente Matteo, un Ebreo che conosceva le Scritture -se non prima, almeno dopo di essere diventato un discepolo di Yeshua-, non poteva aver commesso un tale errore, né altri come quelli relativi alla genealogia, che vedremo più avanti in questa stessa pagina. E’ altrettanto questionabile la somma di trenta sicli d’argento, proprio perché tale moneta d’argento all’epoca di Yeshua non esisteva più da molto tempo...

In quanto concerne il testo originale del Nuovo Testamento, è un argomento che è stato esaminato ed approfondito con imparzialità da Pinhas Lapide (1922-1997), studioso ebreo già direttore di Istituto nell’Università Bar-Ilan (Israele) e professore in diverse facoltà teologiche in Germania e Svizzera. Egli manifestava il suo apprezzo per Yeshua e lo considerava uno dei Profeti d’Israele, incoraggiando gli Ebrei a riscoprire Yeshua com’egli era, togliendo di mezzo l’immagine che di lui hanno presentato i cristiani. In uno di suoi libri intitolato “Ist die Bibel richtig übersetzt?”, tradotto all’italiano con il titolo “Bibbia tradotta, Bibbia tradita”, Pinhas Lapide tratta sull’interpretazione di certi passi biblici e della traduzione di essi. In questo studio, è opportuno trascrivere alcuni brani di quest’opera che servono ad illuminare chi vuole studiare le Scritture con obiettività. Del suddetto libro, ecco alcuni brani selezionati:

Quanto è azzurro il Mar Rosso? [“Bibbia tradotta, Bibbia tradita”, parte seconda, 2, 10]


«Tutti sanno che il Mar Rosso è famoso per il suo cristallino colore azzurro, che rallegra fino ai nostri giorni i numerosi turisti che vanno a passare le vacanze sulle sue sponde. Come si è giunti quindi al rosso del suo nome? Partiamo dalla Bibbia Ebraica, nella quale il Mar Rosso occupa un posto centrale come luogo della prodigiosa attraversata dei figli di Israele al tempo della loro uscita dall’Egitto. Nella Bibbia Ebraica esso si chiama Yam-Suf (“Mare dei Giunchi”), poiché le sue sponde sono coperte di giunchi che erano famosi già nell’antichità. Già all’epoca dei faraoni, dai giunchi si ricavava la materia prima per fabbricare i rotoli di papiro. Quando, verso il 1375 John Wyclif eseguì la prima traduzione completa della Bibbia in inglese, rese molto correttamente nella sua lingua materna questo “Mare dei Giunchi” con “Rede Sea”, in base all’ortografia del tempo» [oggi sarebbe “Reed Sea”, ndr]. I traduttori successivi presero in considerazione oltre che i testi originali anche la traduzione di Wyclif, ed interpretarono che egli avesse reso Yam-Suf come “Red Sea”, quindi, sin d’allora il “Mare dei Giunchi” si chiama invece “Mar Rosso”...

L’occhio di chi viene toccato? [“Bibbia tradotta, Bibbia tradita”, parte seconda, 2, 23]


«Assicurando a Israele il Suo amore indefettibile, Elohim fa annunciare: “Dice Adonay Tzevaot alle nazioni che vi hanno spogliato: Chi vi tocca, tocca la pupilla del Mio occhio” (Zaccaria 2:8)... Si tratta quindi inequivocabilmente della pupilla dell’occhio di Elohim, in aperto contrasto con il testo originale ebraico, dove dice: “chi tocca voi, tocca la pupilla dell’occhio suo”, intendendo la pupilla dell’occhio di colui che tocca e non la pupilla dell’occhio di Elohim». Certamente, mettersi le dita negli occhi non produce una bella sensazione.

Queste due citazioni precedenti riguardano le Scritture Ebraiche (TaNaKh) e sono state scelte come esempio di come diversi brani di tutta la Bibbia sono stati tradotti inaccuratamente. In seguito, vedremo nella stessa opera alcune considerazioni concernenti il Nuovo Testamento:

Di Giovanni che non battezzava [“Bibbia tradotta, Bibbia tradita”, parte terza, 1, 4]

«Soprattutto nei momenti di sofferenza fisica e di intensa attesa della prossima venuta del Messia, uomini Ebrei lasciavano Yerushalaym e si portavano nel deserto. Lì, mediante l’ascesi e i bagni rituali [“mikveh”, ndr], cercavano di avviare la purificazione di Israele e di accelerare la venuta del Messia. A questi ambienti apparteneva anche Yohanan, detto “il Battista”, figlio del kohen Zekharyah e di sua moglie Elisheva. Il bagno rituale era, ed è, un segno della penitenza già fatta e del ravvedimento già avvenuto nel senso dei Profeti... Così, riguardo al battesimo di Yohanan nel Yarden, il Nuovo Testamento ci dice che si trattava di “un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati” (Luca 3:3). Yohanan gridava: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. “Allora accorrevano a lui da Yerushalaym, da tutta la Giudea e da tutta la regione attorno al Yarden e si facevano battezzare da lui nel fiume Yarden” (Matteo 3:6; Marco 1:6; analogamente anche Luca 3:7). E’ questa la descrizione fatta dagli Evangeli sinottici. Solo un unico manoscritto (Codex Bezae) riporta una diversa lettura di Luca 3:7: “Ed essi si battezzavano davanti (enopion) a Yohanan...”, il che corrisponde esattamente al “battesimo” ebraico. Il verbo ebraico “taval”, che è alla base del “baptizein” della traduzione greca, è intransitivo e significa “immergersi”. Infatti, nell’ebraismo esisteva, ed esiste, solo l’auto-battesimo come cerimonia ritualmente valida. In questo senso, i seguaci di Yohanan si battezzavano davanti a lui su sua disposizione. Egli non era quindi un “battezzatore” nel senso corrente del termine, ma uno che invitava a battezzarsi ed era poi testimone del battesimo. Il cambiamento negli Evangeli sinottici nel senso dell’attuale testo canonico è avvenuto molto più tardi, in epoca post-paolina, quando la chiesa elevò il battesimo a sacramento e lo estraniò dalla sua origine ebraica».

Sulle tracce dell’esseno scomparso [“Bibbia tradotta, Bibbia tradita”, parte terza, 1, 21]


«E’ piuttosto sorprendente il fatto che il nome degli esseni non ricorra nel Nuovo Testamento... Tuttavia sembra che l’Evangelo ricordi un esseno, e anche in posizione elevata, benché sotto uno strano travestimento. Nella pericope relativa all’unzione di Yeshua a Betania, sia Marco (14:3) che Matteo (26:6) parlano del luogo in cui avvenne e lo indicano come “la casa di Shimon, il lebbroso”, mentre, secondo Luca (7:36-50), colui che ospitava Yeshua era “un fariseo di nome Shimon”. Che Yeshua e i suoi dodici apostoli abbiano passato la notte nella casa di un lebbroso noto come tale contraddice qualsiasi logica storica, poiché le norme riguardanti la constatazione e la successiva separazione di tutti i lebbrosi erano rigidamente codificate fin dai tempi biblici (Levitico 13:45-14:32) e venivano meticolosamente osservate in tutti i loro dettagli... Secondo il diritto rabbinico, il lebbroso non solo contaminava ciò che toccava, ma rendeva impuro con il suo semplice ingresso in una città tutto ciò che essa conteneva. Il lebbroso che, ciononostante, osasse entrare nell’abitato, che gli era rigidamente precluso, veniva punito con la flagellazione...

Questo divieto veniva fatto rigidamente rispettare soprattutto per Yerushalaym e i suoi dintorni, ai quali apparteneva anche Betania. Shimon, colui che ospitava Yeshua, in quanto lebbroso non poteva assolutamente risiedere a Betania, nelle dirette vicinanze della città santa, nel cui circondario le norme relative alla purità legale venivano fatte scrupolosamente rispettare; e non poteva neppure essere uno che era stato guarito dalla lebbra e che portava quindi il soprannome di “lebbroso”, poiché, secondo l’ethos rabbinico, era considerato un peccato grave ricordare a qualcuno la sua pregressa infermità (o il suo crimine già espiato), come si sottolinea con stile perfettamente ebraico anche nel discorso della montagna (Matteo 5:22). D’altra parte, non era moralmente tollerato l’abbandono del lebbroso al suo destino. L’aiuto e il soccorso erano, per tutti coloro che lo incontravano, un inderogabile dovere imposto dall’amore del prossimo. Dunque è assolutamente improbabile che Yeshua, che aveva assolutizzato l’amore del prossimo, estendendolo fino all’amore dei nemici, che aveva guarito in antecedenza undici lebbrosi (Matteo 8:1-4; Luca 17:11-19) e comandato i suoi discepoli di sanare i lebbrosi (Matteo 10:8), ora, in casa di un lebbroso, non faccia neppure il minimo tentativo di guarirlo o comunque di prestargli aiuto; così com’è improbabile che questo Shimon, a differenza delle centinaia di malati che Yeshua aveva guarito fino a quel momento, non chieda a Yeshua di guarirlo. La ritraduzione in ebraico consente di ipotizzare che nel testo originario vi fosse “Shim’on ha-zanua”, che ha potuto essere molto facilmente scritto o decifrato erroneamente come “Shim’on ha-zarua”, tutto più che nella paleografia qumranica le lettere ebraiche “nun” e “resh” si assomigliano moltissimo. Ora quest’ultimo significa “Shimon il lebbroso”, mentre il primo significherebbe “Shimon l’esseno”... “Zanua”, che significa “modesto, pio, casto e umile” è una delle designazioni talmudiche degli esseni, il cui nome greco “essenoi” (o essaioi) sarebbe derivato, secondo una teoria, da una storpiatura della forma plurale ebraica “zenuim”... Anche la versione greca del Bellum Judaicum di Giuseppe Flavio conosce “un certo Shimon, esseno di razza”, vissuto verso la fine del regno di Archelao. Così pure una delle aggiunte slave a Giuseppe Flavio ricorda “Shimon, uno scriba di origine essena”, come contemporaneo di Yohanan il Battista. Infine, ma non meno importante, la stessa pericope relativa all’unzione contiene indizi che possono confermare quest’ipotesi... Yeshua così rimprovera Shimon che lo ospita: “tu non mi hai cosparso il capo di olio, ma lei mi ha unto i piedi con olio profumato” (Luca 7:46). Il fatto che la maggior parte degli esseni osservasse il celibato, mentre qui “una donna” -secondo Luca addirittura “una peccatrice”- compie nei riguardi di Yeshua “una buona azione” per la quale, secondo tutti i sinottici, egli la loda e la difende, può rendere ancor più penetrante la polemica di Yeshua. Ma il punto essenziale della discussione con gli esseni è un altro. La beneficenza e le opere di carità godevano presso gli esseni di una tale assoluta priorità che questo settore era sottratto al dovere dell’obbedienza ai superiori, che doveva essere altrimenti rigidamente osservata. Per illustrare didatticamente questo aspetto, nel caso dell’unzione di Yeshua non si usa l’olio normale -il Talmud ricorda che questa era abitualmente la norma-, ma “un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso” (Matteo 26:7; Marco 14:3), il che doveva provocare una reazione tipicamente essena: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!” (Matteo 26:8-9; Marco 14:4-5). Nella sua risposta Yeshua difende la nobile intenzione di questa donna... In questo contesto la cosa può essere intesa solo in senso anti-esseno, il che conduce a pensare a un’aggiunta polemica, dal momento che la cura e l’amore di predilezione di Yeshua per i poveri sono sufficientemente noti e non hanno certamente bisogno di una prova scritturale... A questa polemica anti-essena appartengono, fra l’altro: Matteo 12:28, che tenta di confutare la loro escatologia; Luca 16:8-9, dove si rimproverano i “figli della luce” a causa del loro separatismo esseno; il comandamento dell’amore dei nemici (Matteo 5:43s) sembra diretto contro il dualismo esseno e il comandamento qumranico dell’odio dei nemici; la sottolineatura del servizio come l’atteggiamento da preferire (Luca 22:24-27), diretta molto probabilmente contro l’accentuazione essena dell’ordinamento gerarchico; la parabola del banchetto -un’allegoria del banchetto messianico-, al quale vengono invitati “gli storpi, i ciechi e gli zoppi” (Luca 14:14-24), quindi, proprio coloro che erano esclusi dagli organi direttivi degli esseni».

Passa un cammello per la cruna di un ago? [“Bibbia tradotta, Bibbia tradita”, parte terza, 1, 29]

«Tutti conosciamo la famosa espressione di Yeshua:
“E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli” (Matteo 19:24). Ma spesso si distorce, o si nasconde addirittura sotto un tappeto teologico, il vero sfondo di questo famoso cammello. Così sono andate le cose... Un giorno gli si presenta quello che sarebbe stato poi universalmente conosciuto come “il giovane ricco”. A Yeshua piace la sua pietà e il suo stile di vita e lo accoglierebbe volentieri nella cerchia più ristretta dei suoi discepoli, ma... il giovane non riesce a superare l’ostacolo della rinuncia a ciò che possiede. Yeshua rimane ben disposto nei suoi riguardi, “lo amò” (Marco 10:21). Poi sarcasticamente elabora la sua potente immagine del cammello e del regno dei cieli, ispirandosi al mondo dei pescatori del Lago di Tiberiade. Ma nel nostro tradizionale testo dell’Evangelo ci troviamo in presenza di un fuorviante errore di traduzione. In aramaico Yeshua usa effettivamente una formulazione altamente espressiva: “E’ più facile che una gomena passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”! Ora, a causa di una consonante del testo originale che è stata interpretata in modo sbagliato, la gomena (gamta) della parabola è diventata un cammello (gamal) e anche il gioco di parole è stato profondamente deformato. I marinai e i pescatori del Lago di Tiberiade avevano dimestichezza con le gomene e i relativi aghi. Ma con il passaggio della gomena al cammello si è perso sia il motto di spirito che la forza espressiva di questo detto. Gli arzigogolati tentativi di spiegazione di questa parola di Yeshua, che continuano a circolare, mancano di ogni fondamento».

Queste riflessioni scritte da Pinhas Lapide illustrano con chiarezza che il testo greco della Bibbia non può essere considerato affidabile in quanto inesatto, e che anche il Nuovo Testamento, se non tutto, sicuramente gli Evangeli sono stati scritti nella lingua natia dei loro autori. La traduzione al greco ha poi causato un effetto a catena sulle traduzioni successive alle lingue occidentali. 

venerdì 19 dicembre 2008

Perla di antigiudaismo cristiano (cattolico)

Kiev, 1913: processo a Mendel Beilis per omicidio rituale. Intervento davanti ai giudici dil padre Giovan Battista Pranaitis, un prete cattolico che la Santa Sede non sconfessò.
"Il popolo ebraico è stato maledetto da Mosè, che ha detto:'Dio vi perseguiterà in ogni parte dell'Egitto'. E' evidente che questa maledizione si è avverata, dal momento che tutti gli ebrei europei hanno un eczema sulle natiche, tutti gli ebrei asiatici hanno la rogna in testa, tutti gli ebrei africani hanno un'infezione agli occhi che li rende idioti. I perversi rabbini hanno trovato un rimedio a queste malattie cospargendo sangue cristiano sulle parti malate. Quando gli ebrei uccidono un cristiano, rispondono a un triplice fine. In primo luogo, soddisfano l'odio che provano verso i cristiani, immaginando che il loro delitto sia un sacrificio apprezzato da Dio, secondariamente ciò permette loro di dedicarsi ad attività magiche e infine, dal momento che i rabbini non sono affatto sicuri che il figlio di Maria non sia il Messia, pensano che spargendo sangue cristiano forse potranno salvarsi".
Da:"Storia del pregiudizio contro gli Ebrei" di Riccardo Calimani.

lunedì 10 novembre 2008

Una controversia cristologica

Ai tempi dell’ Impero Romano una profonda differenza teologica e’ sorta tra i Cristiani di Allessandria ed i Cristiani di Antiochia. Questi gruppi contrapposti costituivano una minaccia all’unità dell’ Impero. A causa della potenzialità politica delle fazioni rivali, era necessario che queste differenze venissero risolte. I Cristiani d’Alessandria credevano che Gesù fosse preesistito come essere divino e che fosse diventato umano apparendo come un uomo. Il Gesù di questa teologia correva il rischio di essere soltanto “in apparenza” un vero essere umano. Nel linguaggio tecnico della Cristologia il Gesù dei Cristiani Alessandrini era “docetico” (da un verbo Greco che vuol dire “sembrare, parere, apparire”). Il punto essenziale, il nocciolo della loro credenza era che la Deità di Gesù dominava tanto la sua umanità che quest’ultima non era altro che una messinscena, una finzione. Il Salvatore in se stesso era in verità Dio dimorante in un corpo umano, e possedeva (così il gergo andava, nella sua forma sviluppata, dopo il più tardo Concilio di Calcedonia in 451 A.D.) “una impersonale natura umana.” Gesù stesso, è stato sostenuto dagli ortodossi, era “uomo”ma non “un uomo”. Per coloro che erano cresciuti intorno ad Antiochia, la regione che include l’ area dove Gesù era vissuto, una diversa veduta del Cristo era prevalente. Quì, l’ originale monoteismo dei Giudei, che dava importanza all’unicità di Dio, aveva portato alla credenza in un Figlio creato.
Il distintivo dogma di questa Cristologia “Ariana” era che Gesù, come Figlio di Dio, aveva avuto un inizio e, benché preesistente, non sarebbe potuto essere co-eterno e co-eguale al Padre. Al centro della controversia che si è venuta a sviluppare fra i due partiti c’era un prete chiamato Ario, che aveva attirato un notevole seguito dal dominio dell’Alessandrino Vescovo d’Alessandria. Gli sforzi di Ario di promuovere la sua Cristologia in Egitto portò immediatamente alla sua scomunica.
Le marcate differenze ideologiche tra Roma, Alessandria ed Antiochia erano cose che preoccupavano l’Imperatore Romano. Il potere della religione aveva un così grande ruolo nella stabilità dell’Impero Romano del quarto secolo che, per non scindere l'unità politica, lo Stato è dovuto intervenire per portare sotto controllo una sommossa religiosa. Costantino determinò di risolvere la disputa mandando le seguenti conciliatorie lettere ad ogni una delle fazioni, sollecitando una riconciliazione di differenze:
“Costantino il Vittorioso, Supremo Augusto, ad Alessandro e ad Ario...Che profonda ferita ha ricevuto non soltanto le mie orecchie ma anche il mio cuore al rapporto che tra di voi esistano divisioni.... Avendo indagato attentamente l’ origine e la base di queste differenze, io trovo che la loro causa è di natura veramente insignificante, completamente indegna di tale penosa contesa.”
Costantino era evidentemente impreparato alle profonde conseguenze teologiche coinvolte nella controversia. Quando il suo sforzo iniziale non riuscì a risolvere la situazione, egli convocò quello che si può chiamare, il più singolare e influente concilio ecumenico che sia mai stato convenuto nella storia della Chiesa Cristiana. Una fatale ed importantissima decisione fu presa su questa insoluta disputa sulla natura di Cristo e della Divinità.
“La data era stata fissata per l’inizio dell’ estate del 325 D. C., il luogo, il piacevole paese di Nicea in riva al lago... nella parte North- Occidentale della Turchia, dove Costantino aveva un adeguatemente ampio palazzo.” (Ian Wilson, Gesù l’Evidenza [Jesus: The Evidence] (Harper & Row, 1984) 165)
Con la Cristianità che si estendeva dalla Britannia nell’Ovest all’India nell'Est, per alcuni dei delegati ci son volute molte settimane per arrivare, e per alcuni anche mesi... L’ eremita Giacobbe da Nibisi arrivò vestito con pelle di capretto accompagnato da una persistente orda di zanzare. Un altro delegato fu San Nicola, che divenne il prototipo del ‘babbo natale’... (il famoso Santa Claus Americano). Davanti a questa assemblea bizzarra e senza precedenti, Costantino con la sua toga abbagliante, grondante d’ oro e di pietre preziose di una decadenza che, Imperatori precedenti avrebbero aborrito, ha preso posto su una sedia bassa lavorata in oro. (Gesu’: l’ Evidenza, 165, 166.)
Lo scrittore storico della chiesa, Schaff, citando Eusebio di Cesarea, descrive questa scena con più dettagli:
“Al momento che, con un particolare segnale, l’arrivo dell’Imperatore fu annunziato, tutti si sono alzati dalle proprie sedie, e l’Imperatore apparve come un celestiale messaggero di Dio, coperto d’oro e di pietre preziose, una presenza gloriosa, alto e slanciato, pieno di bellezza, potenza e maestà.” (Storia della Chiesa Cristiana (Grand Rapids: Eerdmans, 1907 – 1910), 3:625) “E’ stato a questo punto nella storia, e davanti a questa assemblea che fu presa una decisione che avrebbe avuto profonde conseguenze per i credenti in Cristo fino ad oggi.” (Gesu’: L’ Evidenza di Ian Wilson, 168)
Per ragioni che soltanto lui sapeva, questo imperatore, immensamente ignorante di temi biblici, che non aveva capito niente di questa questione teologica, ha presieduto su uno dei più significativi dibattiti che siano stati mai condotti dalla Chiesa. La risoluzione adottata dal concilio avrebbe avuto effetti drammaticamente importanti e di lunga durata sull’intero corpo dei credenti. Il giudizio di Costantino favoriva l’opinione della minoranza presente al concilio. La decisione presa è stata accettata dalla maggioranza dei Cristiani fino ad oggi – che Gesù era co- eguale e co- eterno con Dio, “vero Dio del vero Dio.” Cosi’ la seconda parte del triangolo della Trinità divenne dogma.
E’ stato completato nel secolo seguente quando lo Spirito Santo fu dichiarato la Terza Persona della Divinità.
I teologi Alessandrini Greci inclini alla filosofia, con a capo Atanasio, vinsero tutto. Gli Ariani influenzati dal più antico monoteismo Giudaico persero. Dissidenti che rifiutavano di firmare l’accordo furono immediatamente banditi. La Chiesa venne così sopraffatta e dettata da teologi fortemente influenzati dal modo di pensare Greco. Così il corso delle sue dottrine fu stabilito per i prossimi diciotto secoli. L’osservazione di H.L. Goudge è appropriata:
“Quando la mentalità Greca e la mentalità Romana, invece di quella Ebraica, hanno preso sopravvento sulla Chiesa, quello che e’ successo e’ un disastro dal quale la Chiesa non si e’ ancora ripresa, sia in dottrina che in pratica.” (“La chiamata dei Giudei,” nei componimenti raccolti sul Giudaismo e Cristianita’)
Questo controllo è durato inesorabilmente fin dal quarto secolo. Costantino e’ riuscito ad ottenere quella coesione politica che aveva cerato di portare allo Impero. Questi sono I fatti storici, ma a quale costo alla causa della verità? La Chiesa Cristiana di oggi e’ ancora prostata davanti al basso trono, battuto in oro di Costantino. Troppo tardi alcuni firmatari Antiocheni del documento scritto sulla pergamena, protestarono
in una lettera a Costantino che essi avevano “commesso un atto empio, O Principe, nel sottoscrivere ad una bestemmia per paura di te.” (Gesu’: L’ Evidenza di Ian Wilson)
Cosi’ scrisse Eusebio di Nicodemia. Ciò nonostante l’atto era stato compiuto. Una completamente diversa teologia venne formalmente canonizzata nella Chiesa. D’allora numerosissimi devoti Cristiani, che non erano d’ accordo con l’imposto editto dell’imperatore, furono esposti a tortura ed alla morte per mano dello Stato e
spesso per mano di altri Cristiani.
Non ci dovrebbe sorprendere il fatto che sia Costantino che altri teologi Greci abbiano accettato una Divinità che consiste di due persone. Era consone alla tanto diffusa accettazione di deità multiple. Il mondo Greco e quello Romano erano saturi di tanti dii. L’idea di un Dio che era diventato uomo non era affatto una innovazione (cp. Atti 14:11), e neanche l’ idea di un uomo che era venuto dichiarato Dio. Costantino aveva ordinato la deificazione di suo padre, ed alla sua morte, gli sarebbe stato concesso lo stesso onore. Alla sua inumazione fu riconosciuto come il tredicesimo apostolo. Oggi la monumentale decisione di Costantino adombra ancora il corpo frammentato della Cristianità di questo ventunesimo secolo senza una vera e propria opposizione. L’influenza di Costantino sembra continui incontrastata. Come nel caso di Napoleone, che divenne il sanguinoso macellaio della virilità Europea; come nel caso di Lutero, Calvin o di un più recente capo religioso, Giuseppe Smith, i cui seguaci fedeli non permettono che l’aureola dei loro capi perda la sua lucentezza, e continuano a lucidare la loro reputazione fino ad una splendente luminosità.
La verità della storia li giudicherà più severamente, ma i loro discendenti spirituali raramente tollerano chiunque oserebbe trovare un’errore. Per due secoli dopo Costantino, carneficina seguì carneficina quando professanti Cristiani gareggiarono con altri Cristiani in una sanguinosa lotta in difesa di quello che divenne una incallita ortodossia religiosa. Quello che era richiesto era d’accettare il credo in una Divinità formata da due persone (più tardi estesa ad una Deità di tre persone), o correre il pericolo d’ essere bandito, esiliato torturato e per fino ucciso – in gran parte nell’interesse di espedienti politici, e per preservare quello che era stato dogmaticamente dichiarato di essere, senza alcun dubbio, la verità.
Seguendo le orme di Costantino, la violenza divenne l’accettato metodo Cristiano di risolvere dispute. Nella prima parte dell’undicesimo secolo D.C., i Crociati Cristiani si entusiasmarono o meglio si accesero al prospetto di liberare la Terra Santa con forze armate.
Dopo aver scannato i Giudei Europei, essi procedettero ad annientare il monoteistico “infedele” Musulmano che controllava la Città Santa di Gerusalemme. Questa carneficina e’ stata fomentata sotto la sanguinosa bandiera del Dio Trino. Alcuni hanno suggerito che Islam non avrebbe mai trovato un posto nel mondo se la Deità ‘singola-persona’ dei Giudei fosse rimasta il Dio Cristiano.
In tutti questi sviluppi, e’ difficile trovare qualcosa che remotamente armonizzi con la vita del fondatore della Cristianità che disse: “...Non resistere al malvagio”, “porgi l’altra guancia” (Matt. 5:39), “beati coloro che si operano per la pace” (Matt. 5:9), e che ha promesso che i mansueti erediteranno la terra (Matt. 5:5). Lo stesso Messia ha protestato che: “Il mio Regno non e’ di questo mondo [vale a dire, non deriva la sua origine dal presente malvagio sistema mondiale, benché sarà su questa terra nella prossima età]; se lo fosse I miei servi combatterebbero” (Giov. 18:36). Una volta che la Cristianità si coinvolse nel verdetto teologico della laica e conquistante arma dello Stato, l’accettazione di violenza nella Chiesa divenne stabilita. La Chiesa era venuta ad un fatale compromesso con il mondo, una decisione che la lasciò a dibattersi in incertezze e confusione dottrinale, preparandola anche, in tempo di guerra, ad uccidere non soltanto i suoi nemici ma anche i propri membri in terre nemiche.
La chiesa Cattolica, quando più in là fu minacciata da falsa dottrina, considerò come una responsabilità data da Dio al fedele, di distruggere tutta l’ opposizione per mezzo della Inquisizione. E vide i suoi figli protestanti, nel mondo Protestante, usare mezzi simili. Dissidenti alla Riforma Protestante ricevettero simili severi trattamenti per mano di potenti capi Protestanti in lega con il governo laico.

Tratto da:
La Dottrina della Trinità. La Ferita che la Cristianità si è Inflitta
di Anthony F. Buzzard e Charles F. Hunting

Antigiudaismo protestante

Lutero è stato uno tra i più violenti oppositori degli ebrei. Nel suo libro "degli ebrei e delle loro menzogne", egli eredita tutti i luoghi comuni e la violenza ideologica dei padri della chiesa, e ne forgia anche di nuovi.
"Consigli per trattare gli ebrei.
Prima di tutto le loro le loro sinagoghe o chiese andrebbero incendiate e tutto quello che non si brucia andrebbe coperto, rivestito di sporcizia, al punto da nasconderne persino la polvere o le pietre, e questo andrebbe fatto in onore di Dio e del cristianesimo.
Secondo: le loro case andrebbero similmente distrutte ed abbattute, perché lì essi perpetrano le stesse cose che compiono nelle loro sinagoghe. Per questa ragione essi andrebbero messi tutti sotto lo stesso tetto in una stalla come zingari, affinché capiscano che non sono i padroni della nostra terra, come invece si vantano di essere, ma sono dei miserabili prigionieri, come ci accusano incessantemente davanti a Dio con amari lamenti.
Terzo: dovrebbero essere privati dei loro libri di preghiera e del loro Talmud in cui vengono insegnate tali idolatrie, menzogne, maledizioni e blasfemie.
Quarto: ai loro rabbini si dovrebbe proibire dietro minaccia di morte di insegnare ancora.
Quinto: agli ebrei si dovrebbero proibire i passaporti e qualsiasi lasciapassare poiché essi non hanno affari da svolgere nei distretti rurali, poiché essi non sono nobili, né ufficiali, né mercanti, né simili. Che se ne stiano a casa.
Sesto: dovrebbero smettere di fare gli usurai. Si dovrebbero confiscare tutti i loro soldi e i loro possedimenti in argento e in oro mettendoli da parte. Per questo motivo come detto prima tutti i loro possedimenti sono il frutto dei loro saccheggi e delle loro ruberie nei nostri confronti tramite usura poiché non hanno altro mezzo di sostentamento.
Settimo: che agli ebrei e alle ebree forti e giovani vengano dati l'ascia, la zappa, l'aratro, la scure, la conocchia e il fuso. Che si guadagnino il pane con il sudore della loro fronte come è stato stabilito per i figli di Adamo, poiché non è conveniente che essi ci maledicano "goyn" (che significa gentili) per farci lavorare con il nostro sudore per poi come gente pia e religiosa oziare tutto il giorno festeggiando e mettendosi in mostra alle spalle nostre. Oltre questo si vantano empiamente di essere divenuti padroni dei cristiani a nostre spese. Dovremmo scacciare le ossa indolenti e pigre dal nostro sistema..."

“Esseri tanto disperati, cattivi, velenosi e diabolici fino al midollo sono questi ebrei, i quali in questi millequattrocento anni sono stati la nostra piaga, pestilenza, e ogni sventura, e continuano ad esserlo”

"Questa melma torbida, questa rancida feccia, questa limacciosa palude dell'ebraismo, dovrebbe meritare in virtù della sua penitenza e della sua giustizia il regno del mondo intero e il compimento delle profezie? Ora che non hanno niente delle suddette cose non sono altro che la putrida, maleodorante, abbietta feccia della stirpe dei loro padri?"

"Perciò sappi, caro cristiano, e non avere dubbi al riguardo, che subito dopo il diavolo, tu non hai nemico più acre, più velenoso, più acceso di un vero ebreo, il quale voglia seriamente essere un ebreo. Tra loro ci possono essere anche quelli che credono in ciò in cui crede una mucca o un'oca. Tuttavia la stirpe e la circoncisione gravano su tutti loro. Perciò nelle storie si da spesso a loro la colpa di aver avvelenato i pozzi, di avere rapito e seviziato i bambini. Essi negano decisamente. Però che sia vero o no, i so che se potessero realmente farlo di nascosto o apertamente a loro no mancherebbe la completa piena e pronta volontà.
Dunque guardati, caro cristiano da questo dannato e incorreggibile popolo, dal quale tu non puoi imparare nulla, se non a sconfessare, bestemmiare, distorcere la Parola di Dio, uccidere i profeti, disprezzare con arroganza e superbia tutti i popoli della terra. Cosicché, se anche Dio volesse condonare a loro tutto questo, il che è impossibile, non potrebbe tuttavia tollerare una tale e indicibile, seppure misera e sterile ignoranza.
Essi sono velenose, aspre, vendicative perfide serpi, assassini e figli del demonio e pungono e nuocciono in segreto, non potendolo fare apertamente. Perciò io vorrei proprio che stessero dove non ci sono cristiani. Il turco e altri pagani non tollerano da loro ciò che invece noi cristiani sopportiamo dalle serpi velenose ...
Essi non trattano nessuno come trattano noi cristiani. Cioè, come ho detto prima un cristiano non ha dopo il demonio nemico più velenoso e fiero dell'ebreo. Eppure noi non facciamo a nessuno tanto bene e da nessun altro sopportiamo tanto male quanto proprio da questi malvagi, figli del demonio e razza di serpi..."

“Io penso questo: se noi vogliamo rimanere immuni dall’empietà degli ebrei e non esserne partecipi, allora dobbiamo separarci e loro devono essere cacciati dalla nostra terra, che si ricordino della loro patria”

“Le boccaccie degli ebrei non devono, da noi cristiani, essere considerate degne di nominare il nome di Dio in nostra presenza: chiunque lo senta da un ebreo, lo segnali all’autorità, oppure gli getti addosso sterco di porco, se lo vede, e lo cacci via. E su questo punto nessuno sia misericordioso e benevolo”

"E così anche noi siamo colpevoli. Siamo colpevoli noi gentili di lasciarli fare. Siamo colpevoli di non aver vendicato il sangue innocente del nostro Signore e dei cristiani che essi hanno versato per trecento anni dopo la distruzione di Gerusalemme, e il sangue dei bambini versato fino ad ora, come appare anche dai loro
otri e dalla loro pelle. Siamo colpevoli di non averli uccisi."

Molti evangelici rimangono stupiti da queste affermazioni dal campione della loro fede. Ma è così. Tanto è vero che anche Hitler si ispirò ai suoi scritti. Ci si stupisce come il nazismo ha potuto concepire lo sterminio? Gli è bastato attingere alle idee di Lutero e della chiesa.

sabato 8 novembre 2008

Testimonianza

Sono cresciuto in una famiglia giudea-ortodossa. All’età di 7 anni avevo già imparato a memoria gran parte delle Scritture ebraiche. All’età di 9 anni, sapevo correntemente la lingua Galileo-aramaica, cioè la lingua di Cristo Gesù, e all’età di 13 anni iniziai a studiare il greco. Quando raggiunsi l’età di 17 anni, ero già un rabbino ortodosso, e all’età di 19 anni ero un decano della grande scuola rabbina a Brooklyn, New York, dove istruii 327 rabbini. Feci promuovere come materia di studio il Nuovo Testamento, perché volevo conoscere il mio nemico: ero in tutto e per tutto un rabbino felice…fino a quella notte. Ero a Boston per motivi di lavoro: lavoravo come decano in un’università. Ad un tratto, la linea di volo Delta Airlines mi fece il favore più grande della vita: persero i miei bagagli! Tutto quello che possedevo in albergo era una Bibbia ebraica e un piccolo breviario della legge ebraica. Ma, per motivi inspiegabili, non m’interessavano nessuno di questi 2 libri, né la TV in quella notte. Iniziai ad aprire i cassetti dei comodini, e in uno di essi trovai una Bibbia rossa della “The Gideons”. Avevo un titolo di dottore nei retroscena giudaici del Nuovo Testamento. Avevo letto la maggior parte del Nuovo Testamento nell’originale greco antico e tutti i commentari del primo secolo. Ero sicuro di sapere tutte le risposte possibili. Con tutto ciò, non credevo a nessuna delle parole di questo Libro – fino a quella notte, quando fui spinto dallo Spirito Santo a leggere l’Evangelo di Giovanni. Quando arrivai al punto dove Gesù spiegava a Nicodemo la nuova nascita, i miei occhi si riempirono di lacrime, il mio corpo iniziò a tremare, ed io non sapevo cosa fare. Passai tutta la notte a sfogliare e a ricercare nel Nuovo Testamento dei Gedeoni le profezie dell’Antico Testamento che avevo studiato da bambino e che si erano adempiute. Non avevo mai tremato così tanto e non ero mai stato scioccato come allora. Ma so, che senza quella Bibbia rossa della “The Gideons” in quella stanza d’albergo, sarei andato in perdizione eterna. Nonostante fossi stato fino a quel momento un dottore della legge, Dio mi ha posto per i prossimi 10 anni come sostegno per i missionari. Senza di voi, cari gedeoni, non sarebbero raggiunte centinaia di persone. Adesso sono il responsabile del sostegno missionario a Tel Aviv, Israele. Portiamo la Parola di Dio e popoleremo la terra d’Israele con il sostegno missionario per portare la vera e vivente Parola di Dio ai miei connazionali.
(tradotto dal “The Gideons” novembre 2007 da Siciliano Daniele)

venerdì 26 settembre 2008

Storia di una separazione

Per separare ebrei credenti e cristiani gentili ci è voluto l'impegno congiunto delle fazioni più fanatiche di entrambi i gruppi. Nonostante le divergenze le comunità vivevano in comunione rispettando le reciproche differenze fra i due gruppi. Ma la caduta di Gerusalemme e la sconfitta ebraica del 135 finirono per per distruggere quel gruppo intermedio (le comunità giudeo-cristiane) che contribuirono alla crescita della fede in Yeshua. Alla fine del 135 per la prima volta gran parte dei capi del movimento cristiano non sono più di estrazione ebraica. Cominciano qui le ostilità e una nuova rilettura della bibbia per rafforzare la legittimità della chiesa nascente, mostrando gli errori dei rivali ebrei.
L'Epistola di Barnaba apre la polemica offrendo un nuovo tipo di interpretazione dei testi sacri. Oltre alle classiche accuse di ritualismo, compare la concezione dei due popoli, Israele e la chiesa, simboleggiati dai figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim, il primogenito e il secondogenito, il primo (Israele) servitore del secondo (la chiesa). Questo sarà ripreso più avanti da altri apologisti, e poi più tardi nel medioevo per giustificare il sistema di leggi razziali contro i giudei. C'è anche in embrione la tristemente nota teologia della sostituzione, che verrà sviluppata e ripresa da tutti gli altri padri della chiesa.
Nella Didachè il digiuno viene prescritto in giorni diversi da quelli degli "ipocriti" (i giudei ovviamente).
Marca ancora di più il contrasto con il giudaismo la Lettera a Diogneto dicendo: "Gli Ebrei hanno ragione quando rigettano l'idolatria ... e venerano un solo Dio ... Ma sbagliano se gli tributano un culto simile a quello dei pagani. Come i greci, sacrificando a cose insensibili e sorde (!) dimostrano stoltezza ... Non penso che tu abbia bisogno di sapere da me intorno ai loro scupoli per certi cibi, alla superstizione per il sabato (!!), al vanto per la circoncisione, e alla osservenza del digiuno."
Riprende la polemica Giustino nel Dialogo con Trifone, dove le accuse contro gli ebrei cominciano ad essere dirette. Esso dice che non hanno amore, sono perversi, ingannano, uccidono i giusti, e l'uccisione di Yeshua è il punto più alto della loro malvagità. Usando l'esegesi allegorica intende dimostrare che il cristianesimo e Yeshua sono presenti in ogni rigo della Scrittura.
Origene riprende le stesse idee di Giustino e Barnabà esasperando il metodo allegorico. Seppe enunciare un principio che nei secoli dell'Inquisizione sarebbe diventato una terribile condanna:"Fuori dalla Chiesa non v'è salvezza".
Grazie al metodo della "tradizione" l'esegesi delle Scritture fece ulteriori progressi nel trovare nuove interpretazioni per rinfocolare la polemica con il giudaismo. E Tertulliano fece un ulteriore passo avanti affermando che il cristianesimo non era affatto una nuova religione e che le sue origini si appoggiavano sui testi sacri dei giudei. Affermò che i Giudei non erano più degni di essere considerati depositari delle Scritture perché avevano respinto il Cristo. Era ormai completata l'appropriazione dell'eredità Israelitica dei Testi Sacri.
Eusebio di Cesarea, riprese tutte le vecchie tesi, cercando di dimostrare che il cristianesimo è superiore all'ebraismo, argomentando che i primi ebrei non erano ebrei ma cristiani, e che gli ebrei arrivati dopo, detti "giudei", sono coloro che vanno combattuti.
Ormai ogni apologeta cercava di superare il precedente in quanto a violenza verbale contro gli ebrei. Gregorio di Nissa definì gli ebrei "Assassini del Signore e dei profeti", li accusò di essere pieni di odio verso Dio, di oltraggiare la Legge e di resistere alla Grazia. I suoi coloriti insulti furono:"Strumenti del diavolo, razza di vipere, delatori, calunniatori, duri di comprendonio, sinedrio di demoni, maledetti esecrabili, nemici di ogni cosa bella".
Giovanni Crisostomo fu uno dei più violenti accusatori. Egli ripeté le accuse ormai consuete e in una occasione dice che gli ebrei uccidono con le mani la loro prole per adorare i demoni, che hanno ucciso Cristo. "Lupanare e teatro, la Sinagoga è anche caverna di briganti e tana di belve feroci. Vivendo per il ventre, sempre a bocca spalancata, gli ebrei non si comportano meglio dei maiali e dei caproni, con la loro lubrica rozzezza e la loro eccessiva ingordigia. Sanno fare una sola cosa:ingozzarsi e ubriacarsi", "Io odio gli ebrei perché violano la legge. Odio la Sinagoga perché ha la Legge e i profeti. E' dovere di tutti i cristiani odiare gli ebrei". Senza parole...
Anche Sant'Agostino si interessò degli ebrei. La sua posizione era che ormai essi non avevano più nulla da dire. Secondo il suo pensiero gli ebrei erano già stati rigettati da Dio prima della venuta del Cristo. Con il loro rifiuto erano diventati popolo di Satana, e maledetti di generazione in generazione. Elabora una teoria secondo cui il popolo ebreo maledetto da Dio viene preservato perché sia testimone della verità cristiana. Li paragona infine a Caino e dice che sono stati marcati con la circoncisione da Dio perché nessuno li uccida (sigh!) e permanga la testimonianza del loro crimine: "Figlio primogenito, il popolo maledetto; figlio minore il popolo amato; il primogenito sarà lo schiavo del minore, così gli ebrei in rapporto a noi cristiani".
Alla fine del IV secolo il corpus di pregiudizi, il sistema teologico, e la tradizione patristica sono ormai consolidate verso un antigiudaismo perfettamente compiuto, che porrà le basi per gli ulteriori sviluppi storici, quando la chiesa diventerà religione ufficiale dell'impero romano.Nel 313, dopo anni di persecuzioni, la chiesa diviene istituzione riconosciuta, e nel 380 unica religione di stato. Cominciano I guai per gli ebrei. Nel 306 il concilio di Elvira dichiarò interdetti I matrimoni misti e furono decisi provvedimenti contro le usanze giudaico-cristiane, nel 315 Costantino emanò il primo provvedimento legislativo contro gli ebrei. Poco dopo fu promessa la pena di morte agli ebrei che molestavano altri ebrei che volevano convertirsi al cristianesimo, poi fu vietato ogni proselitismo e la conversione all'ebraismo.
D'ora in avanti l'accusa di deicidio, già formulata in passato emerge con chiarezza. Eusebio scrive nella Vita di Costantino: “È spiacevole sentire gli ebrei vantarsi che senza di loro I cristiani non saprebbero osservare le loro feste di Pasqua; d'altronde dopo il loro deicidio essi sono come ciechi e non possono servire da guida a nessuno”, e nella Storia Ecclesiastica: “Questo fu il castigo degli ebrei per la loro empietà e per il delitto che avevano commesso contro il Cristo Dio”.
Il concilio di Antiochia proibì ai cristiani di celebrare la Pasqua con gli ebrei, di partecipare ai pasti comuni e di ricevere in dono pane azzimo. Il concilio di Laodicea del 350, ribadì queste misure e proibì di osservare il Sabato insieme agli ebrei o di ricevere regali in occasione delle loro feste. L'esplicito divieto di frequentare ebrei ci porta a considerare che esistevano allora ancora delle comunità giudaico-messianiche che avevano rapporti amichevoli con comunità cristiano-gentili. Infatti il divieto di frequentare le sinagoghe, di celebrare la Pasqua, di partecipare ai pasti comuni etc. non poteva essere rivolta contro la comunità giudaica ortodossa, poiché anche questa aveva il divieto di non avere rapporti con i gentili. È quindi probabile che il divieto fosse rivolto verso le comunità di ebrei credenti che avevano comunione con credenti gentili, o a quelle comunità cristiane miste, formate dai due gruppi. Si voleva probabilmente spezzare definitivamente e dividere I giudeo-messianici e cristiani gentili, e poter separare definitivamente I due gruppi. Questo intento delle gerarchie ecclesiastiche dovette incontrare molte resistenze da parte dei fedeli, se Giovanni Crisostomo sentì l'esigenza decenni dopo il concilio di scrivere otto omelie dal titolo
Contro I Giudei in cui si scaglia violentemente contro gli ebrei con una vis polemica finora mai raggiunta. Probabilmente il suo intento era quello di separare nettamente il cristianesimo dal giudaismo mettendo I giudeo-cristiani e I loro simpatizzanti di fronte alla necessità di una scelta radicale.
Un episodio accaduto a Callinicum nel 388 proprio in quegli anni fa trasparire il clima antigiudaico ormai diffuso, tanto più che il protagonista è un vescovo fra I più accreditati padri della chiesa. Questi I fatti: la folla di quella cittadina guidata dal vescovo locale diede l'assalto alla sinagoga è la bruciò. Il governatore romano stigmatizzò l'accaduto e ordino che la sinagoga fosse ricostruita a spese del vescovo. L'imperatore Teodosio condivise la decisione del suo funzionario, ma Ambrogio (si, il santo!), vescovo di Milano, si contrappose all'imperatore in questi termini: “
Il luogo che ospita l’incredulità giudaica sarà ricostruito con le spoglie della Chiesa? Il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo sarà trasmesso ai templi degli increduli?... Questa iscrizione porranno i giudei sul frontone della loro sinagoga: - Tempio dell’empietà ricostruito col bottino dei cristiani -... Il popolo giudeo introdurrà questa solennità fra i suoi giorni festivi...”. Scrisse una lettera all'imperatore dove spiegava che quell'incendio non è affatto un crimine perché bruciare le sinagoghe era un “atto glorioso” affinché “non possa esserci nessun posto in cui Dio è negato”. Egli si assunse provocatoriamente la responsabilità dell'accaduto nella lettera di Ambrogio a Teodosio: “...io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato loro l'incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato[...]. Che cosa è più importante, il mantenimento dell'ordine o l'interesse della religione?”. Quando Ambrogio tenne un sermone a Milano davanti all'imperatore, esaltò la chiesa e denigrò la Sinagoga, poi sospese la funzione e domandò che fosse annullata la sentenza sui fatti di Callinicum. Ambrogio non volle risalire sull’altare finché l’imperatore non abolì il decreto imperiale riguardante la ricostruzione della sinagoga alle spese del vescovo.
Secondo la sua visione, nelle questioni religiose l'unico foro competente da consultare doveva essere la Chiesa cattolica, la quale grazie a lui divenne la religione statale e dominante. In questa impresa lo scopo era quello di avvalorare l’indipendenza della Chiesa dallo Stato, affermando anche la superiorità della Chiesa sullo Stato in quanto emanazione di una legge superiore alla quale tutti devono sottostare.


mercoledì 24 settembre 2008

Duemila anni di cristianesimo antigiudaico

Duemila anni di antigiudaismo nel cristianesimo. Possibile? Purtroppo si. Il muro di separazione fra ebrei e gentili che era stato abbattuto grazie al sangue di Gesù, fu subito ricostruito. Paolo aveva messo in guardia tutti dall'orgoglio, ma evidentemente non è stato ascoltato. Aveva ammonito che non sei tu ha portare la radice, ma è la radice che porta te. Ma il ramo innestato si è inorgoglito e ha ripudiato la sua radice, anzi ne ha preso il posto! Da subito quasi tutti i padri della chiesa hanno insegnato ai loro discepoli che la chiesa (gentile) era il vero Israele, e il popolo ebreo era stato rigettato da Dio, che poteva essere sottomesso al popolo del nuovo patto, che esso non aveva più parte nel piano di Dio. Che grande errore. Cosa succede ad un ramo se si tagliano le sue radici? Quali sono stati i frutti di questo insegnamento?
L'orgoglio, che ha sedotto Adamo, ha sedotto anche molti cristiani. Negando l'ordine naturale ci siamo innalzati al di sopra del luogo in cui Dio ci aveva posti, abbiamo sradicato Yeshua dal suo popolo, e a causa nostra è stato negata ad essi la conoscenza di Lui e il suo nome è disprezzato dagli Ebrei. Il mandato di Pietro è stato per molti secoli disatteso, e anche chi si ritiene suo successore e dovrebbe continuare la sua missione non ha portato avanti il compito affidatogli da Yeshua. Ma Dio proprio in questi tempi sta suscitando credenti fra gli Ebrei, e sta aprendo gli occhi a molti fra i crstiani gentili. Dobbiamo di nuovo essere reinnestati nella buona radice e abbattere questo muro che è stato nuovamente eretto per non rendere vano il sangue versato da Yeshua e fare di due popoli un solo popolo, riconoscendo gli Ebrei come nostri fratelli maggiori, anche chi di loro non crede inYeshua come loro Mashiach. Dobbiamo amarli, perché Dio li ama, perché Yeshua è morto prima per loro, poi per i gentili che credono in Lui. Yeshua è ancora il Mashiach di Israele, non ha mai cambiato idea. Rimettiamoci al nostri posto, umiliamoci e chiediamo perdono per il nostro orgoglio.

domenica 21 settembre 2008

Chi è Yeshua?

Chi è Yeshua?
Yeshua Ben Joseph è comunemente conosciuto con il nome occidentalizzato di Gesù, ma il suo nome esatto è ebraico, perché Gesù o Yeshua è ebreo, appartenente alla tribù di Yehuda.
E' un paradosso come un ebreo, figlio di ebrei, discendente di David, sia stato bandito dalla sua comunità ebraica, come sia stato da questa vietata la lettura dei libri che parlano di Lui, e come invece sia stato fatto proprio dai "goy", i gentili che lo hanno lentamente "debraicizzato" allontanandolo dalle sue radici e dal suo popolo. Il risultato è che quello che conosciamo di Yeshua non è il vero Yeshua storico, ma un personaggio che è stato sradicato dalla sua cultura e dalla sua religione e innestato in un mondo in maggior parte proveniente dal paganesimo, completamente digiuno della conoscenza dei modi, degli usi e dei riti ebraici. Tutti hanno alla fine cercato di sbarazzarsi del vero Yeshua. Gli ebrei prima rifiutandolo come il loro Mashiach, e i 'goy' trasformandolo in qualcuno che non avesse più rapporti con il suo popolo. Eppure Egli non ebbe contatti che con ebrei, e la sua missione non ebbe luogo che in Israele. I suoi discepoli furono tutti ebrei, i libri che parlano di lui sono stati scritti quasi totalmente da ebrei che hanno creduto in Lui, la comunità riunita nel suo nome dopo la sua morte era formata da soli ebrei. Lui stesso dichiara "io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele" (Mt. 15:24). Il risultato finale è che ne gli ebrei ne i 'goy' ormai lo riconoscono più nella sua interezza, ma gli uni lo disprezzano senza conoscerlo, e gli altri lo conoscono senza capire la sua dimensione di Mashiach di Israele. Se si vuole conoscere veramente Yeshua non si può separarlo da Israele, dalla sua storia di popolo scelto da Dio, poiché Egli non ha ancora finito con il suo popolo, ma lo rivedrà ancora al suo ritorno come disse:"poichè vi dico che non mi vedrete più, finchè diciate:benedetto colui che viene nel nome del Signore" (Lc.13:25), allora lo riconosceranno come "colui che hanno trafitto e faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico" (Zc. 12:10) ed Egli sarà finalmente il loro e il nostro Mashiach.