lunedì 7 settembre 2009

Perchè una ricerca storica su Gesù è necessaria?

Mauro Pesce

Alcuni apologeti di oggi sostengono che la figura storica di Gesù sarebbe già facilmente accessibile a chiunque nel Nuovo Testamento. I vangeli canonici sarebbero documenti storicamente attendibili perché ispirati da Dio. Non ci sarebbero contraddizioni fra di essi, perché le loro diversità sono soltanto da coordinare in un'immagine armoniosa. L'interpretazione teologica della figura di Gesù che i concili di Nicea e di Calcedonia hanno formulato dogmaticamente nel IV e nel V secolo sarebbe infine perfettamente fedele alle idee religiose già chiaramente contenute nei vangeli canonici e nel resto del Nuovo Testamento. Per questi motivi non si dovrebbe ricercare una fisionomia storica di Gesù diversa da quella che emerge dall'armonizzazione dei quattro vangeli canonici ottenuta alla luce della teologia del Nuovo Testamento, interpretato sulla base della teologia dogmatica della chiesa antica, nuovamente compresa alla luce della teologia della attuale chiesa cattolica.

Anzitutto, non è affatto necessario ricorrere a queste affermazioni per restare all'interno della fede cristiana. Queste affermazioni sono semplicemente frutto di una teologia restauratrice, antimoderna e tendenzialmente fondamentalista che non può essere identificata tout court con la fede cristiana. Ma questo è per me in fondo secondario. Sono contrario a queste affermazioni non per motivi religiosi, ma semplicemente perché non sono attendibili storicamente. Ciò che voglio qui sottolineare è che si tratta di tesi storicamente indifendibili nell'attuale panorama della ricerca storica.

  1. Il Nuovo Testamento non esisteva nel I e nel II secolo. Perciò parlare di Nuovo Testamento per ricostruire la figura storica di Gesù è un anacronismo. Non sappiamo quando, ma il Nuovo Testamento non fu fissato prima della fine del III secolo.

  2. Il Nuovo Testamento contiene solo 27 scritti protocristiani, ed esclude una serie non piccola di opere che furono prodotte nel I secolo o agli inizi del II secolo e che sono fonti molto utili per ricostruire la fisionomia storica di Gesù e delle prime comunità dei suoi seguaci (ad esempio il Vangelo di Tommaso, la Didaché, l'Ascensione di Isaia, la Prima Lettera di Clemente, i Vangeli giudeo cristiani, il Vangelo di Pietro e altri vangeli pervenutici frammentariamente).

  3. Nel I secolo i seguaci di Gesù non leggevano insieme i quattro vangeli che furono poi molto dopo inseriti nel Nuovo Testamento. In ogni comunità di seguaci di Gesù non esistevano i quattro vangeli, ma probabilmente un solo vangelo (ad esempio, quello di Pietro, o quello di Tommaso, o quello di Marco e così via).

  4. Nessun vangelo godeva di un'autorità normativa rispetto agli altri.

  5. Nel I secolo e sicuramente almeno fino alla prima meta del II secolo esisteva una ricca e molteplice tradizionale orale su Gesù che veniva considerata molto autorevole.

  6. Nessuno dei vangeli considerati poi canonici era considerato più autorevole delle tradizioni orali che continuarono per molto a sussistere nella chiesa antica. Papia di Hierapolis sostiene verso il 120 che erano per lui più autorevoli le tradizioni orali dei testi scritti.

  7. Normative erano considerate le sacre Scritture giudaiche.

  8. Siccome le comunità dei seguaci di Gesù non erano separate dalle comunità dei Giudei, esse continuavano ad usare una serie di opere giudaiche anteriori o anche prodotte nel primo secolo. Ad esempio è molto probabile che il vangelo di Giovanni conoscesse l'Apocalisse di Abramo.

  9. Non è vero che le opere contenute nel Nuovo Testamento sono certamente più antiche di tutti gli altri scritti protocristiani. Ad esempio, le lettere pastorali e quelle attribuite a Pietro sono piuttosto tarde.

  10. La ricerca degli ultimi trent'anni circa ha mostrato che i quattro vangeli canonici non costituiscono la base utilizzata da tutti gli altri vangeli e da tutte le altre opere che poi non furono incluse nel canone neotestamentario. La Didachè non dipende dal Vangelo di Matteo. Le affinità tra Matteo e Didachè dipendono dal fatto che ambedue hanno utilizzato tradizioni comuni e antecedenti. Il Vangelo di Tommaso alcune volte dipende dai vangeli sinottici attuali, ma altre volte no. I Vangeli giudeo cristiani (degli Ebrei, dei Nazareni, degli Ebioniti) non sono una riscrittura dei sinottici, ma opere molte volte indipendenti. La Prima e la Seconda lettera di Clemente e Giustino contengono diverse volte formulazioni di parole di Gesù che sono indipendenti da quelle dei vangeli sinottici. Il Vangelo di Giovanni è difficilmente comprensibile senza un dibattito con tradizioni che confluiscono nel vangelo di Tommaso e senza la conoscenza della Visione di Isaia oggi contenuta nell'Ascensione di Isaia.

(brano tratto da un articolo che sarà pubblicato in un libro dall'editore Carocci di Roma nell'autunno del 2008 in cui scrivono anche diversi altri autori)



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