venerdì 26 settembre 2008

Storia di una separazione

Per separare ebrei credenti e cristiani gentili ci è voluto l'impegno congiunto delle fazioni più fanatiche di entrambi i gruppi. Nonostante le divergenze le comunità vivevano in comunione rispettando le reciproche differenze fra i due gruppi. Ma la caduta di Gerusalemme e la sconfitta ebraica del 135 finirono per per distruggere quel gruppo intermedio (le comunità giudeo-cristiane) che contribuirono alla crescita della fede in Yeshua. Alla fine del 135 per la prima volta gran parte dei capi del movimento cristiano non sono più di estrazione ebraica. Cominciano qui le ostilità e una nuova rilettura della bibbia per rafforzare la legittimità della chiesa nascente, mostrando gli errori dei rivali ebrei.
L'Epistola di Barnaba apre la polemica offrendo un nuovo tipo di interpretazione dei testi sacri. Oltre alle classiche accuse di ritualismo, compare la concezione dei due popoli, Israele e la chiesa, simboleggiati dai figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim, il primogenito e il secondogenito, il primo (Israele) servitore del secondo (la chiesa). Questo sarà ripreso più avanti da altri apologisti, e poi più tardi nel medioevo per giustificare il sistema di leggi razziali contro i giudei. C'è anche in embrione la tristemente nota teologia della sostituzione, che verrà sviluppata e ripresa da tutti gli altri padri della chiesa.
Nella Didachè il digiuno viene prescritto in giorni diversi da quelli degli "ipocriti" (i giudei ovviamente).
Marca ancora di più il contrasto con il giudaismo la Lettera a Diogneto dicendo: "Gli Ebrei hanno ragione quando rigettano l'idolatria ... e venerano un solo Dio ... Ma sbagliano se gli tributano un culto simile a quello dei pagani. Come i greci, sacrificando a cose insensibili e sorde (!) dimostrano stoltezza ... Non penso che tu abbia bisogno di sapere da me intorno ai loro scupoli per certi cibi, alla superstizione per il sabato (!!), al vanto per la circoncisione, e alla osservenza del digiuno."
Riprende la polemica Giustino nel Dialogo con Trifone, dove le accuse contro gli ebrei cominciano ad essere dirette. Esso dice che non hanno amore, sono perversi, ingannano, uccidono i giusti, e l'uccisione di Yeshua è il punto più alto della loro malvagità. Usando l'esegesi allegorica intende dimostrare che il cristianesimo e Yeshua sono presenti in ogni rigo della Scrittura.
Origene riprende le stesse idee di Giustino e Barnabà esasperando il metodo allegorico. Seppe enunciare un principio che nei secoli dell'Inquisizione sarebbe diventato una terribile condanna:"Fuori dalla Chiesa non v'è salvezza".
Grazie al metodo della "tradizione" l'esegesi delle Scritture fece ulteriori progressi nel trovare nuove interpretazioni per rinfocolare la polemica con il giudaismo. E Tertulliano fece un ulteriore passo avanti affermando che il cristianesimo non era affatto una nuova religione e che le sue origini si appoggiavano sui testi sacri dei giudei. Affermò che i Giudei non erano più degni di essere considerati depositari delle Scritture perché avevano respinto il Cristo. Era ormai completata l'appropriazione dell'eredità Israelitica dei Testi Sacri.
Eusebio di Cesarea, riprese tutte le vecchie tesi, cercando di dimostrare che il cristianesimo è superiore all'ebraismo, argomentando che i primi ebrei non erano ebrei ma cristiani, e che gli ebrei arrivati dopo, detti "giudei", sono coloro che vanno combattuti.
Ormai ogni apologeta cercava di superare il precedente in quanto a violenza verbale contro gli ebrei. Gregorio di Nissa definì gli ebrei "Assassini del Signore e dei profeti", li accusò di essere pieni di odio verso Dio, di oltraggiare la Legge e di resistere alla Grazia. I suoi coloriti insulti furono:"Strumenti del diavolo, razza di vipere, delatori, calunniatori, duri di comprendonio, sinedrio di demoni, maledetti esecrabili, nemici di ogni cosa bella".
Giovanni Crisostomo fu uno dei più violenti accusatori. Egli ripeté le accuse ormai consuete e in una occasione dice che gli ebrei uccidono con le mani la loro prole per adorare i demoni, che hanno ucciso Cristo. "Lupanare e teatro, la Sinagoga è anche caverna di briganti e tana di belve feroci. Vivendo per il ventre, sempre a bocca spalancata, gli ebrei non si comportano meglio dei maiali e dei caproni, con la loro lubrica rozzezza e la loro eccessiva ingordigia. Sanno fare una sola cosa:ingozzarsi e ubriacarsi", "Io odio gli ebrei perché violano la legge. Odio la Sinagoga perché ha la Legge e i profeti. E' dovere di tutti i cristiani odiare gli ebrei". Senza parole...
Anche Sant'Agostino si interessò degli ebrei. La sua posizione era che ormai essi non avevano più nulla da dire. Secondo il suo pensiero gli ebrei erano già stati rigettati da Dio prima della venuta del Cristo. Con il loro rifiuto erano diventati popolo di Satana, e maledetti di generazione in generazione. Elabora una teoria secondo cui il popolo ebreo maledetto da Dio viene preservato perché sia testimone della verità cristiana. Li paragona infine a Caino e dice che sono stati marcati con la circoncisione da Dio perché nessuno li uccida (sigh!) e permanga la testimonianza del loro crimine: "Figlio primogenito, il popolo maledetto; figlio minore il popolo amato; il primogenito sarà lo schiavo del minore, così gli ebrei in rapporto a noi cristiani".
Alla fine del IV secolo il corpus di pregiudizi, il sistema teologico, e la tradizione patristica sono ormai consolidate verso un antigiudaismo perfettamente compiuto, che porrà le basi per gli ulteriori sviluppi storici, quando la chiesa diventerà religione ufficiale dell'impero romano.Nel 313, dopo anni di persecuzioni, la chiesa diviene istituzione riconosciuta, e nel 380 unica religione di stato. Cominciano I guai per gli ebrei. Nel 306 il concilio di Elvira dichiarò interdetti I matrimoni misti e furono decisi provvedimenti contro le usanze giudaico-cristiane, nel 315 Costantino emanò il primo provvedimento legislativo contro gli ebrei. Poco dopo fu promessa la pena di morte agli ebrei che molestavano altri ebrei che volevano convertirsi al cristianesimo, poi fu vietato ogni proselitismo e la conversione all'ebraismo.
D'ora in avanti l'accusa di deicidio, già formulata in passato emerge con chiarezza. Eusebio scrive nella Vita di Costantino: “È spiacevole sentire gli ebrei vantarsi che senza di loro I cristiani non saprebbero osservare le loro feste di Pasqua; d'altronde dopo il loro deicidio essi sono come ciechi e non possono servire da guida a nessuno”, e nella Storia Ecclesiastica: “Questo fu il castigo degli ebrei per la loro empietà e per il delitto che avevano commesso contro il Cristo Dio”.
Il concilio di Antiochia proibì ai cristiani di celebrare la Pasqua con gli ebrei, di partecipare ai pasti comuni e di ricevere in dono pane azzimo. Il concilio di Laodicea del 350, ribadì queste misure e proibì di osservare il Sabato insieme agli ebrei o di ricevere regali in occasione delle loro feste. L'esplicito divieto di frequentare ebrei ci porta a considerare che esistevano allora ancora delle comunità giudaico-messianiche che avevano rapporti amichevoli con comunità cristiano-gentili. Infatti il divieto di frequentare le sinagoghe, di celebrare la Pasqua, di partecipare ai pasti comuni etc. non poteva essere rivolta contro la comunità giudaica ortodossa, poiché anche questa aveva il divieto di non avere rapporti con i gentili. È quindi probabile che il divieto fosse rivolto verso le comunità di ebrei credenti che avevano comunione con credenti gentili, o a quelle comunità cristiane miste, formate dai due gruppi. Si voleva probabilmente spezzare definitivamente e dividere I giudeo-messianici e cristiani gentili, e poter separare definitivamente I due gruppi. Questo intento delle gerarchie ecclesiastiche dovette incontrare molte resistenze da parte dei fedeli, se Giovanni Crisostomo sentì l'esigenza decenni dopo il concilio di scrivere otto omelie dal titolo
Contro I Giudei in cui si scaglia violentemente contro gli ebrei con una vis polemica finora mai raggiunta. Probabilmente il suo intento era quello di separare nettamente il cristianesimo dal giudaismo mettendo I giudeo-cristiani e I loro simpatizzanti di fronte alla necessità di una scelta radicale.
Un episodio accaduto a Callinicum nel 388 proprio in quegli anni fa trasparire il clima antigiudaico ormai diffuso, tanto più che il protagonista è un vescovo fra I più accreditati padri della chiesa. Questi I fatti: la folla di quella cittadina guidata dal vescovo locale diede l'assalto alla sinagoga è la bruciò. Il governatore romano stigmatizzò l'accaduto e ordino che la sinagoga fosse ricostruita a spese del vescovo. L'imperatore Teodosio condivise la decisione del suo funzionario, ma Ambrogio (si, il santo!), vescovo di Milano, si contrappose all'imperatore in questi termini: “
Il luogo che ospita l’incredulità giudaica sarà ricostruito con le spoglie della Chiesa? Il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo sarà trasmesso ai templi degli increduli?... Questa iscrizione porranno i giudei sul frontone della loro sinagoga: - Tempio dell’empietà ricostruito col bottino dei cristiani -... Il popolo giudeo introdurrà questa solennità fra i suoi giorni festivi...”. Scrisse una lettera all'imperatore dove spiegava che quell'incendio non è affatto un crimine perché bruciare le sinagoghe era un “atto glorioso” affinché “non possa esserci nessun posto in cui Dio è negato”. Egli si assunse provocatoriamente la responsabilità dell'accaduto nella lettera di Ambrogio a Teodosio: “...io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato loro l'incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato[...]. Che cosa è più importante, il mantenimento dell'ordine o l'interesse della religione?”. Quando Ambrogio tenne un sermone a Milano davanti all'imperatore, esaltò la chiesa e denigrò la Sinagoga, poi sospese la funzione e domandò che fosse annullata la sentenza sui fatti di Callinicum. Ambrogio non volle risalire sull’altare finché l’imperatore non abolì il decreto imperiale riguardante la ricostruzione della sinagoga alle spese del vescovo.
Secondo la sua visione, nelle questioni religiose l'unico foro competente da consultare doveva essere la Chiesa cattolica, la quale grazie a lui divenne la religione statale e dominante. In questa impresa lo scopo era quello di avvalorare l’indipendenza della Chiesa dallo Stato, affermando anche la superiorità della Chiesa sullo Stato in quanto emanazione di una legge superiore alla quale tutti devono sottostare.


mercoledì 24 settembre 2008

Duemila anni di cristianesimo antigiudaico

Duemila anni di antigiudaismo nel cristianesimo. Possibile? Purtroppo si. Il muro di separazione fra ebrei e gentili che era stato abbattuto grazie al sangue di Gesù, fu subito ricostruito. Paolo aveva messo in guardia tutti dall'orgoglio, ma evidentemente non è stato ascoltato. Aveva ammonito che non sei tu ha portare la radice, ma è la radice che porta te. Ma il ramo innestato si è inorgoglito e ha ripudiato la sua radice, anzi ne ha preso il posto! Da subito quasi tutti i padri della chiesa hanno insegnato ai loro discepoli che la chiesa (gentile) era il vero Israele, e il popolo ebreo era stato rigettato da Dio, che poteva essere sottomesso al popolo del nuovo patto, che esso non aveva più parte nel piano di Dio. Che grande errore. Cosa succede ad un ramo se si tagliano le sue radici? Quali sono stati i frutti di questo insegnamento?
L'orgoglio, che ha sedotto Adamo, ha sedotto anche molti cristiani. Negando l'ordine naturale ci siamo innalzati al di sopra del luogo in cui Dio ci aveva posti, abbiamo sradicato Yeshua dal suo popolo, e a causa nostra è stato negata ad essi la conoscenza di Lui e il suo nome è disprezzato dagli Ebrei. Il mandato di Pietro è stato per molti secoli disatteso, e anche chi si ritiene suo successore e dovrebbe continuare la sua missione non ha portato avanti il compito affidatogli da Yeshua. Ma Dio proprio in questi tempi sta suscitando credenti fra gli Ebrei, e sta aprendo gli occhi a molti fra i crstiani gentili. Dobbiamo di nuovo essere reinnestati nella buona radice e abbattere questo muro che è stato nuovamente eretto per non rendere vano il sangue versato da Yeshua e fare di due popoli un solo popolo, riconoscendo gli Ebrei come nostri fratelli maggiori, anche chi di loro non crede inYeshua come loro Mashiach. Dobbiamo amarli, perché Dio li ama, perché Yeshua è morto prima per loro, poi per i gentili che credono in Lui. Yeshua è ancora il Mashiach di Israele, non ha mai cambiato idea. Rimettiamoci al nostri posto, umiliamoci e chiediamo perdono per il nostro orgoglio.

domenica 21 settembre 2008

Chi è Yeshua?

Chi è Yeshua?
Yeshua Ben Joseph è comunemente conosciuto con il nome occidentalizzato di Gesù, ma il suo nome esatto è ebraico, perché Gesù o Yeshua è ebreo, appartenente alla tribù di Yehuda.
E' un paradosso come un ebreo, figlio di ebrei, discendente di David, sia stato bandito dalla sua comunità ebraica, come sia stato da questa vietata la lettura dei libri che parlano di Lui, e come invece sia stato fatto proprio dai "goy", i gentili che lo hanno lentamente "debraicizzato" allontanandolo dalle sue radici e dal suo popolo. Il risultato è che quello che conosciamo di Yeshua non è il vero Yeshua storico, ma un personaggio che è stato sradicato dalla sua cultura e dalla sua religione e innestato in un mondo in maggior parte proveniente dal paganesimo, completamente digiuno della conoscenza dei modi, degli usi e dei riti ebraici. Tutti hanno alla fine cercato di sbarazzarsi del vero Yeshua. Gli ebrei prima rifiutandolo come il loro Mashiach, e i 'goy' trasformandolo in qualcuno che non avesse più rapporti con il suo popolo. Eppure Egli non ebbe contatti che con ebrei, e la sua missione non ebbe luogo che in Israele. I suoi discepoli furono tutti ebrei, i libri che parlano di lui sono stati scritti quasi totalmente da ebrei che hanno creduto in Lui, la comunità riunita nel suo nome dopo la sua morte era formata da soli ebrei. Lui stesso dichiara "io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa di Israele" (Mt. 15:24). Il risultato finale è che ne gli ebrei ne i 'goy' ormai lo riconoscono più nella sua interezza, ma gli uni lo disprezzano senza conoscerlo, e gli altri lo conoscono senza capire la sua dimensione di Mashiach di Israele. Se si vuole conoscere veramente Yeshua non si può separarlo da Israele, dalla sua storia di popolo scelto da Dio, poiché Egli non ha ancora finito con il suo popolo, ma lo rivedrà ancora al suo ritorno come disse:"poichè vi dico che non mi vedrete più, finchè diciate:benedetto colui che viene nel nome del Signore" (Lc.13:25), allora lo riconosceranno come "colui che hanno trafitto e faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico" (Zc. 12:10) ed Egli sarà finalmente il loro e il nostro Mashiach.