mercoledì 21 ottobre 2009

Uno dei versi più abusati della Bibbia

Rom.8:28 - Uno dei versi più abusati della Bibbia

(dal sito: http://www.messiev.altervista.org)

Tutti sanno che i versi biblici non dovrebbero essere letti fuori dal loro contesto, e molti saranno sicuramente in grado di portare esempi di brani biblici di cui è stato fatto cattivo uso. Vorrei suggerire uno dei versi più comunemente citati dalla devozione popolare di cui si abusa e che difficilmente avrete notato. Il verso al quale rimando è Rom.8:28: " noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali son chiamati secondo il suo proponimento".
Devo ancora vedere qualcuno attirare l'attenzione sul fatto che Rom.8:28 è stato letto per anni in maniera molto libera, separato dal contesto che, se correttamente rispettato, dà al verso un significato molto più limitato. Ho ascoltato discorsi su questo verso molte volte, ma mai in accordo con il suo scopo originale all'interno della discussione di Paolo. Messo nell'ottavo capitolo di Romani, emerge un significato diverso da quello comunemente attribuito ad esso.
Rom.8:28 è citato molto spesso con uno spirito di rassegnazione (anche se rassegnazione fiduciosa) a seguito di un qualche evento sfortunato. Probabilmente qualcuno lo citerà come risposta ad una tragedia. Se un cristiano è stato ricoverato in ospedale per un incidente automobilistico, o per un'altra disgrazia, o è colpito da una malattia, qualcuno inevitabilmente attribuirà la sfortuna alla provvidenza di Dio, citando l'assicurazione di Paolo che "tutte le cose cooperano al bene" del credente. Qualunque cosa accade è stata voluta da Dio e noi possiamo stare certi che Egli ha un alto scopo anche se per ora non riusciamo a capirlo. Possiamo chiamarla una lettura "Calvinista", anche se non è stato Calvino ad inventarla. Nel suo Commentario su Romani (1539), Calvino approva esplicitamente chi prende questo verso fuori dal contesto: "Se qualcuno vuole leggere questo verso da solo ... io non ho nulla da obiettare". La forza con la quale una persona legge Rom.8:28 con questo tipo di determinismo, dipenderà naturalmente dalle proprie tendenze teologiche, ma, come spesso accade, la capacità di citare un verso per sostenere le proprie tendenze può avere l'infelice effetto di auto-confermarsi o di confermare altri nell'errore. C'è chi cita questo verso senza attribuire tutto alla mano di Dio - piuttosto, il verso promette solo che l'intervento di Dio sarà garantito, qualunque cosa cattiva possa accadere. Questo, è già un passo in avanti rispetto alla lettura Calvinista - cioè, è teologicamente più gradevole - ma è ancora lontano dal vero significato.
Iniziando in Rom.8:18, Paolo discute la glorificazione escatologica dei figli di Dio, e si riferisce ad essa con una frase memorabile: "la manifestazione dei figliuoli di Dio" (v. 19). Non c'è dubbio che questa glorificazione si riferisce, o è strettamente collegata, con la risurrezione finale ("la redenzione del nostro corpo", v. 23). Paolo parla di questa speranza come di qualcosa che è in grado di assorbire e di far passare in secondo piano le difficoltà della vita quotidiana, in particolare la vita perseguitata dei cristiani di Roma del primo secolo, assicurando i suoi lettori della verità di quello che egli dichiara nel verso 18: "Perché io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano punto da paragonare con la gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo". Questo è il contesto a cui bisogna sottoporre le varie interpretazioni di Rom.8:28. "Tutte le cose cooperano al bene"significa semplicemente: "Noi otteniamo la vittoria alla (vera) fine"! Il tempo in cui "tutte le cose" manifesteranno la loro finale benedizione non è quello della nostra attuale vita terrena, ma quello del futuro escatologico. In altre parole, Paolo non pronuncia un principio generale che tutto quello che accade è in definitiva causato dalla mano di Dio, né promette che tutto si trasformerà in bene in questa vita. Infatti, contrariamente alle opinioni di tutti quelli che citano spesso Rom.8:28, egli non sta esponendo il principio che tutte le cose sono utili in questa vita, ma quello di rendere utili i suoi insegnamenti religiosi per dare la speranza del futuro escatologico. In questa luce, vediamo che 8:28 è essenzialmente una nuova formulazione di 8:18 e deve essere interpretato con lo stesso significato.
Qualcuno adesso si potrebbe scoraggiare, quindi è meglio non finire senza ricordare che la Bibbia è un libro di speranza ed è molto interessata alla vittoria in questa vita. Alcuni possono ritenere che la mia comprensione di Rom.8:28 riduca la vita ad un gioco di possibilità e renda le ricompense di una vita cristiana lontane ed irreali. Niente affatto. La Bibbia è piena di promesse che la preghiera cambia le cose. Dio è assolutamente attivo nelle nostre vite, ma è un errore far scadere l'attività di Dio nel determinismo (come la solita lettura di Rom.8:28 a volte implica). Se accettiamo il determinismo, quale pensiamo possa essere lo scopo della preghiera?
Se sono nel giusto su Rom.8:28, allora devo sottolineare l'importanza di rispettare il contesto quando leggo la Bibbia. In un certo senso, il pericolo di citare dei versi come prova, senza alcun rispetto per il loro contesto, è più grande nelle lettere di Paolo che non in altri libri biblici. Questo è proprio perchè gli scritti di Paolo sono delle lettere, i cui ragionamenti talvolta si prolungano, si estendono, e così un dato verso può dipendere da un brano molto lungo per poterne cogliere il suo vero significato.
Tutto questo mostra anche qualcos'altro: arrivare a capire correttamente la Bibbia implica spesso sia il disimparare che l'apprendere.

Shalom
Argentino Quintavalle