domenica 17 maggio 2009

Chi è Yeshua

Un Appello a ritornare a credere in Yeshua, il Mashiach

Un libretto di studio per promuovere la restaurazione della fede Biblica

Scritto da Anthony F. Buzzard, Dottore in lettere (Oxon), Professore di teologia

C' è solo un Dio, ed un Mediatore fra Dio e gli Uomini, l' uomo Yeshua Mashiach“ (1 Tim. 2:5)

Traduzione di Oriliana Bivona Briganti


Il suggerire che, secondo quello che ci dice la Bibbia, Yeshua non sia “vero Dio del vero Dio,” potrebbe sorprendere coloro che sono abituati alla veduta ampiamente sostenuta dalle più grandi denominazioni. Generalmente non è risaputo che parecchi studiosi della Bibbia, attraverso l'età, includendo anche un considerevole numero di scolari contemporanei, non sono mai venuti alla conclusione che le Scritture descrivano Yeshua come “Dio” con la “D” maiuscola.
La differenza d'opinione su tale fondamentale soggetto dovrebbe spronare tutti ad esaminare la questione dell'identità di Yeshua. Se vogliamo adorare Dio in “Spirito e Verità” (Giov. 4:24) così come la Bibbia comanda, è evidente che sia necessario capire bene quello che la Bibbia ci rivela di Yeshua e della Sua relazione con il Padre. La Scrittura ci ammonisce che è possibile cadere nella trappola di credere in “un altro Yeshua” (2 Cor. 11:4) — un Yeshua diverso dal Yeshua che, la Bibbia c'insegna è Figlio di Dio, il Mashiach promesso da Dio, promessa che è venuta a noi attraverso i profeti nell'Antico Testamento.

Il Monoteismo dell'Antico Testamento Confermato da Yeshua e da Paolo

I lettori della Bibbia del ventunesimo secolo sembra non apprezzino l'importanza del monoteismo — credere in un solo Dio — che, nell'Antico Testamento, era il primo fondamentale insegnamento sulla natura di Dio. I Giudei erano pronti a morire per la loro convinzione che il vero Dio fosse una singola Persona. Ogni idea di pluralità nella Divinità fu sempre respinta come pericolosa idolatria. La legge ed i Profeti hanno sempre insistito che soltanto Uno è veramente Dio, e nessuno avrebbe immaginato “distinzioni” nell'Essere Divino, una volta che avevano imparato i versi che seguono:


Ascolta, oh Israele, il Signore (Jehovàh) il nostro Dio l'Eterno (Jehovàh) è Uno” (Deut. 6:4).
Non abbiamo tutti uno stesso Padre. Non ci ha creati uno stesso Dio?” (Mal. 2:10).
Prima di Me nessun Dio fu formato, e nessun altro sarà formato dopo di Me” (Is. 43:10).
Io sono l' Eterno (Jehovàh) e non c'è nessun altro Dio fuori di Me” (Is. 45:22).
“Io sono l'Eterno (Jehovàh) e nessuno è simile a Me” (Is. 46:9).
Sono molti, nell'Antico Testamento, gli esempi di affermazioni monoteistiche. Il fatto più importante da osservare è che Yeshua, il Fondatore della Cristianità, ha convalidato e rinforzato queste persistenti asserzioni dell'Antico Testamento, che Dio è Uno. Secondo le documentazioni dei Suoi insegnamenti, compilati da Matteo, Marco e Luca, Yeshua non ha mai detto niente per disturbare la credenza nell'assoluta unità di Dio. Quando uno scriba (un teologo) ha citato le famose parole, “Dio è Uno, e non c'è nessun altro all'infuori di Lui,” Yeshua lo ha lodato perché aveva parlato intelligentemente ed aveva aggiunto che “non era lontano dal Regno di Dio” (Marco 12:29-34)
Secondo Giovanni, nella sua narrazione del ministero di Yeshua, anche Yeshua ha confermato,senza alcuna restrizione, il monoteismo della Sua eredità Ebraica con parole che non possono essere fraintese. Egli ha parlato di Dio, Suo Padre, come “l'Unico che soltanto è Dio” (Gio.5:44)e “l'Unico vero Dio” (Giov. 17:3). In tutti i Suoi discorsi che sono stati registrati, Egli ha usato la parola “Dio” riferendosi soltanto al Padre. Egli non ha mai detto di essere Dio, un concetto che avrebbe avuto un suono assurdo ed empio. Le unitarie, monoteistiche frasi di Yeshua in Giov. 5:44 e 17:3 echeggiano la veduta dell'Antico Testamento che Dio è una Unica Persona. Noi possiamo facilmente discernere l'ortodossia Giudaica e dell'Antico Testamento di Paolo che parlava del suo credo Cristiano in “Un Dio, il Padre” (1 Cor. 8:6) e del “l'Unico Dio” distinto dal “l'unico Mediatore fra Dio e l'uomo, Yeshua Mashiach, Egli stesso uomo” (1 Tim. 2:5). Sia per Yeshua che per Paolo, Dio è l'unico Essere non creato, “il Dio e Padre del nostro Signore Yeshua Mashiach” (Efesini 1:3). Anche dopo essere stato esaltato alla destra del Padre, il Padre è ancora, nelle parole di Yeshua stesso, il Suo Dio. (Apocalisse 3:12).
Fin'ora possiamo sintetizzare la nostra discussione, citando le parole di L.L. Paine, Professore di Storia Ecclesiastica al Seminario Teologico di Bangor;

L'Antico Testamento è rigorosamente monoteistico. Dio è un singolo personale Essere. L'idea che in Lui si possa trovare od anche individuare una Trinità è un'assunzione che per lungo tempo ha dominato la teologia della chiesa, ma non è assolutamente fondata. Gli Ebrei, come popolo di Dio ammaestrato nelle Scritture, divenne fervente oppositore di tutte le tendenze politeistiche ed è rimasto fermamente monoteistico fino ad oggi. Su questo punto non c'è alcuna scissione fra l'Antico Testamento ed il Nuovo. La tradizione monoteistica è continuata. Yeshua era un Giudeo, ammaestrato, da genitori Giudei, nelle Scritture dell'Antico Testamento. La Sua istruzione era prettamente Giudaica: senz'altro un nuovo Vangelo, ma non una nuova teologia. Egli ha dichiarato di essere venuto 'non a distruggere la Legge o i Profeti, ma per adempirli' ed Egli ha accettato come Suo credo il famoso detto del monoteismo Giudaico: “Ascolta, o Israele, il Signore Dio nostro è un solo Dio.' In quanto a Se stesso, la Sua proclamazione era completamente in armonia con le profezie dell'Antico Testamento. Egli era il Mashiach del Regno promesso, il 'Figlio dell'uomo' della speranza Giudaica.... Se qualche volta ha domandato 'Chi pensano gli uomini che io, Figlio dell'Uomo, sia?' Egli non ha mai dato una risposta diversa dalla sottintesa asserzione di Messianicità” (Una Storia Critica dell'Evoluzione del Trinitarismo, 1900, pagine 4,5)
Il vigore del sentimento Giudaico circa il monoteismo è bene illustrato dalle seguenti asserzioni:

Il credere che Dio è la somma di parecchie personalità, come nel caso del credo Cristiano della Trinità, è una deviazione dalla pura concezione dell'unità di Dio. Israele, attraverso le età, ha rifiutato d'accettare tutto quello che avrebbe potuto danneggiare od oscurare la pura concezione monoteistica che Israele ha dato al mondo e per la quale i Giudei sono pronti a soffrire ed anche a morire invece d'ammettere un indebolimento di questo credo” (Rabbino J.H. Hurtz)

Ezra D. Gifford, nel suo libro Il Vero Dio, il Vero Cristo ed il Vero Spirito Santo, dice:


I giudei stessi risentono sinceramente l'implicazione che le loro Scritture contengano prove o suggerimenti circa la dottrina ortodossa della Trinità, e Yeshua ed i Giudei sono stati sempre d'accordo su questo soggetto, mantenendo, sia l'Uno che gli altri che Dio è soltanto Uno, e che questa è la più grande verità rivelata all'uomo.”
Se esaminiamo gli insegnamenti di Yeshua rapportati nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca,tenendo sempre presente che questi documenti rappresentano il credo della Chiesa Apostolica degli anni 60-80 A. D., non troviamo alcuna evidenza che Yeshua credesse di essere una Persona non creata, esistente nell'eternità. Matteo e Luca fanno risalire l' origine di Yeshua ad uno speciale atto di creazione di Dio quando Yeshua fu concepito nel grembo di Maria. È stato questo miracoloso evento che ha marcato il principio — la genesi, o origine — di Yeshua di Nazareth (Matt. 1:18, 20). Non si è mai parlato di “un'eterna figliolanza” 2 implicando così che Yeshua è esistito come Figlio prima del Suo concepimento. Quell'idea è stata introdotta nei circoli Cristiani dopo che i Documenti erano stati completati. Essa non appartiene al mondo del pensiero di coloro che hanno scritto la Bibbia.

Chi ha detto che il Mashiach fosse Dio?


La maggior parte di coloro che leggono la Scrittura si avvicinano a questi documenti divini con assunzioni convenzionali ben stabilite. Essi non sono consci del fatto che la maggior parte di quello che loro sono venuti a conoscere di Yeshua ha avuto origine da sistemi di teologia escogitati da scrittori al di fuori della Bibbia. Così sono venuti ad accettare senza esitazione una grande dose di tradizione, mentre reclamano e sinceramente credono che la Bibbia sia la loro unica autorità.3 La domanda cruciale che tutti dovrebbero porsi è questa: Su che cosa si basavano Yeshua e la chiesa del primo secolo quando proclamavano che Yeshua era veramente il Mashiach promesso? La risposta è semplice. Con il sostenere che Egli aveva perfettamente adempito il ruolo che l’Antico Testamento aveva predetto per Lui. Era necessario dimostrare che Egli entrava perfettamente nelle “specificazioni” che erano state stabilite per il Mashiach nelle Profezie Ebraiche. Matteo, in modo particolare si diletta nel citare come le profezie dell'A. T. siano state adempite nei fatti della vita e dell’esperienza di Yeshua (Matt. 1:23; 2:6, 15 ecc…). Ma Marco Luca e Giovanni ed anche Pietro (nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli) anche loro insistono che Yeshua entra perfettamente nella descrizione che l'A. T. aveva per Mashiach. Paolo spende molto Tempo del suo ministero a dimostrare dalle Scritture Ebraiche che Yeshua era il Mashiach promesso (Atti 28:23). A meno che non siamo capaci ad uguagliare l’identità di Yeshua con la Sua descrizione nell’Antico Testamento, non c’è ragione di credere che il Suo reclamo alla Messianicità sia vero!
Quindi è essenziale domandarsi se c’è qualche parte nell’Antico Testamento che suggerisca che il Messia sia una persona “coeguale a Dio,” un secondo essere non creato che, abbandonando una esistenza eterna nei cieli, fosse diventato uomo. Se non dice alcun che del genere (e tenendo a mente che l'A. T. è interessato fin nei più minimi dettagli al Messia che verrà) noi dovremmo trattare con sospetto il reclamo di coloro che dicono che Yeshua sia il Messia ed una seconda persona della Divinità, che reclama il titolo “Dio” nel pieno senso della parola.
Qual’è l’immagine del Messia ottenuta dalle Scritture Ebraiche? Quando I Cristiani del Nuovo Testamento cercano di dare sostanza al reclamo di Yeshua al Messianesimo, a loro piace citare Deuteronomio 18:18.
“Io Jehovàh susciterò per loro un profeta come te di mezzo ai loro fratelli e porrò le Mie parole nella sua bocca, ed Egli dirà loro tutto ciò che Io gli dirò.” Sia Pietro (Atti 3:22) che Stefano (Atti 7:37) usarono questo verso fondamentale per dimostrare che Yeshua era veramente “quel profeta promesso” (Giov. 6:14), la cui origine dovrebbe essere da una famiglia Giudaica e la cui funzione dovrebbe essere simile a quella di Mosè. Dio in Yeshua ha procurato il Messia, il tanto atteso divino portavoce, il Salvatore d’Israele e del mondo. Nelle parole di Pietro, ”Dio ha suscitato il Suo servo e ve lo ha mandato per benedirvi (facendovi cambiare direzione), allontanandovi così dai vostri modi iniqui.” (Atti 3:26)
Altri classici versi Messianici promettono che “un figlio sarà dato ad Israele” (Isaia 9:6), il “seme di una donna” (Gen. 3:15), un discendente d’Abramo (Gal. 3:16) ed un discendente della casa reale di Davide (2 Sam. 7:14; Is. 11:1). Egli sarebbe stato un sovrano nato a Betlemme (Matt. 2:6; Michea 5:2). Uno dei Suoi diversi titoli sarebbe stato “dio potente” e “padre eterno” (Is.9:6). È questo unico verso in Isaia 9:6 che sembra metta il Messia nella categoria di Essere non creato, sebbene questo provocherebbe una crisi al monoteismo. Tuttavia, il lettore sensitivo dovrebbe stare attento a non lasciare che un solo verso capovolga l’insistenza dell’Antico Testamento che soltanto Una Persona è veramente Dio. Non si dovrebbe mai dimenticare che i Sacri Oracoli siano stati dati in custodia agli Ebrei, nessuno dei quali ha mai pensato che un titolo divino dato al Re Messianico indichi che Egli sia membro di una Divinità Eterna, adesso composta tutto ad un tratto e misteriosamente da due Persone, in contraddizione a tutto quello che l’eredità d’Israele abbia rappresentato. Il “dio potente” d’Isaia 9:6 e’ stato definito da un lessico Ebraico come “un’eroe divino che riflette la Maestà Divina.” La stessa autorità annota che la parola “dio” usata da Isaia è trovata anche in altri versi nella Scrittura per descrivere “uomini di Potenza ed importanza” ed anche angeli. In riguardo a “padre eterno” con questo titolo gli Ebrei intendevano “padre dell’età futura”. 4 Era comunemente risaputo che una figura umana sarebbe stata “padre degli abitanti di Giudea e di Gerusalemme” (Is. 22:21)
Nel Salmo 45, l’“ideale” Re Messianico è chiamato “dio,” ma non c’è alcun bisogno di presumere che il monoteismo Ebraico sia così stato compromesso. La parola (in questo caso elohim) non si riferisce soltanto all’unico Dio, ma si riferisce anche a “rappresentanti divini in posti sacri o che riflettono la potenza e la maestà divina” (Lessico Ebreo ed Inglese dell’Antico Testamento, di Brown, Driver e Briggs, pg. 42,43). Il Salmista, e colui che scrisse la lettera agli Ebrei che lo ha citato (Eb. 1:8), erano coscienti dell’esclusivo uso della parola “dio” per descrivere il Re Messianico, ed immediatamente hanno aggiunto che il Dio del Messia era stato Colui che aveva concesso a Lui I Suoi privilegi reali. (Salmo 45:7).
Anche il verso frequentemente usato in Michea 5:2 sulle origini del Messia non rende necessaria una letterale preesistenza eterna. Nello stesso libro una simile espressione risale alle promesse fatte a Giacobbe fin “dall’antichità” (Michea 7:20). 5 Certamente le promesse di un Messia erano state date fin dall’inizio della storia dell’uomo. (Gen. 3:15; paragonarlo con Gen. 49:10; Num. 24:17-19).

Il Figlio di Dio

L'origine di tutta questa confusione sull'identità di Yeshua, risale all'assunzione ricavata da anni di tradizionale modo di pensare che il titolo “Figlio di Dio” nelle Scritture esprime l'idea di un Essere non creato, membro di una Divinità eterna. Quella nozione non la si può trovare nelle Scritture. Che questa idea continui ad esistere tanto ostinatamente, dimostra la capacità dell'indottrinamento teologico. Nella Bibbia “Figlio di Dio” è un titolo che si alterna ed è virtualmente sinonimo di Messia. Per questa ragione Giovanni ha dedicato tutto il suo Vangelo ad un solo predominante tema, affinché noi venissimo a credere ed a capire “che Yeshua è il Messia, il Figlio di Dio” (Giov. 20:31). La base che unisce questi due titoli si trova in un favorito passaggio dell'Antico Testamento, precisamente nel Salmo 2 dove il salmista dice:

Tu sei il Messia, il Figlio del Dio Vivente” (Matt. 16:16).
Il sommo sacerdote chiede a Yeshua:

Sei Tu il Messia, il Figlio del Benedetto?” (Marco 14:61).
Nataniele capisce che il Figlio di Dio non è altro che il Re d'Israele (Giov. 1:49), il Messia (v. 41), “Colui di cui Mosè scrisse nella Legge ed anche i profeti ne parlarono” (V. 45: Comp. con Deut. 18:15- 18)
Il titolo Figlio di Dio non è esclusivo del Messia nella Scrittura, ma è stato dato anche ad angeli (Giobbe 1:6; 38:7; Gen 6:2, 4; Salmi 29:1; 89:6; Dan. 3:25), ad Adamo (Luca 3:38), alla nazione d'Israele (Esodo 4:22), ai re d'Israele come rappresentanti di Dio, e nel Nuovo Testamento è dato ai Cristiani (Giov. 1:12). Noi cercheremo invano di trovare qualche applicazione di questo titolo ad un essere non creato, un membro della Divinità Eterna. Questa idea di una divina figliolanza è semplicemente assente dall'idea biblica.
Luca sa benissimo che la divina figliolanza di Yeshua deriva dal Suo concepimento nel grembo d'una vergine, e non sa niente di un'origine eterna: “Lo Spirito Santo verrà su di te, e la potenza (la forza creativa) dell'Altissimo ti ricoprirà; per questa ragione la persona che sarà concepita in te sarà chiamata Figlio di Dio” (Luca 1:35). Il Salmista aveva ascritto la nascita del Messia in un determinato momento nel tempo — “oggi” (Salmo 2:7). Il Messia è stato concepito intorno al 3 D. C. (Matt. 1:20; Luca 1:35). Il Suo concepimento è così relativo alla Sua apparizione nella storia (Atti 13:33), quando Dio concependolo divenne Suo Padre (Ebrei 1:5; 1 Giov. 5:18).
Qui, chiaramente presentate nelle Scritture, che Yeshua riconosce come parola di Dio, sono le idee bibliche della Figliolanza di Yeshua. Comincia con la Sua concezione, la Sua Resurrezione, o dal Suo appuntamento all'ufficio di Re. La veduta di Luca di figliolanza concorda esattamente con la speranza nella nascita del Messia da una donna, una discendente d'Adamo, d'Abramo e di Davide (Matt. 1:1; Luca 3:38). I versi che abbiamo esaminati non contengono alcuna informazione su una personale preesistenza del Figlio nell'eternità.

Il Figlio dell'uomo, Seduto alla Destra del Padre

Yeshua, riferendosi a Se Stesso, usava spesso il titolo “Figlio dell'Uomo.” Questo titolo, come il titolo “Figlio di Dio” ha una forte associazione all'ufficio Messianico di Yeshua; così tanto che, quando Yeshua afferma d'essere il Messia, il Figlio di Dio, immediatamente aggiunge che il sommo sacerdote avrebbe visto “... il Figlio dell'Uomo sedere alla destra della Potenza e ritornare con le nuvole dei cieli”. (Marco 14:61, 62). Il titolo “Figlio dell'Uomo” è chiaramente descritto in Daniele 7:13, 14, dove parla di una figura umana (un “Figlio dell'Uomo” ) che riceverà dal Padre il diritto di governare il mondo. Nel N.T. Il parallelismo con il Salmo 2 è ovvio, ed è ugualmente ovvia la connessione con il Salmo 110, dove Davide riferendosi al suo “Signore” (il Messia) ha profetizzato che Egli si siederà alla destra dell'Eterno (il Padre) fino a quando prenderà il Suo ufficio di regnante del mondo e “regnerà in mezzo ai Suoi nemici” (Salmo 110:2; comp. con Matt. 22:42- 45). Il titolo Figlio dell'Uomo ha una connessione chiaramente Messianica anche con il Salmo 80:17 “Sia la Tua Mano sull'uomo alla Tua destra, sul Figlio dell'Uomo che hai reso forte per Te Stesso”.
È significativo constatare che coloro che scrissero il Nuovo Testamento hanno dato una grandissima importanza al Salmo 110 citandolo circa 23 volte ed attribuendolo a Yeshua che, ad un certo punto nel tempo, sarebbe stato esaltato, come Signore Messianico, ad immortalità alla destra del Padre, proprio come il Salmista aveva previsto. Ancora una volta dobbiamo riconoscere che eterna figliolanza è un titolo estraneo a tutti i titoli che descrivono il Messia. Questo sorprendente fatto dovrebbe spronare gli studiosi della Bibbia a confrontare quello che è stato insegnato loro circa Yeshua con il Yeshua presentatoci dalle Scritture. Diverrebbe palese che l'idea del figlio eterno non armonizza con quello che la Bibbia ci dice del vero Messia. Sembra che molti, optando per un Yeshua come un essere eterno che è passato attraverso una vita temporale sulla terra, in un certo senso, abbiano “trovato l'uomo sbagliato.”

Yeshua Reclamava di NON Essere Dio

Nel Vangelo di Giovanni il tema più importante è l' identità di Yeshua. Giovanni ha scritto, come egli stesso ci dice, con un primario proposito: convincere i suoi lettori che Yeshua è il “Messia, il Figlio di Dio” (20:31). Secondo Giovanni Yeshua Stesso fa prudentemente distinzione fra Se Stesso ed il Padre che è “l' Unico Vero Dio” (17:3; paragonare con 5:44; 6:27). Se noi cercassimo di trovare nel racconto di Giovanni la prova che Yeshua è “coeguale” Dio, nel senso Trino, noi verremmo a scoprire qualcosa che Giovanni non ha mai inteso dire e, considerando la sua eredità Giudaica, egli non avrebbe neanche capito! Oppure, dovremmo ammettere che Giovanni nel suo Vangelo introduce una ben diversa immagine di Messianicità contraddicendo così l'Antico Testamento e contraddicendo la sua insistenza (ed anche quella di Yeshua) Che soltanto il Padre è veramente Dio (Giov. 5:44; 17:3). Tale evidente contraddizione non può essere neanche probabile. 7
È proprio tempo che Yeshua Stesso metta in chiaro questa questione. Nelle narrazioni di Matteo, Marco e Luca ci è stato sempre detto che Yeshua si è sempre attenuto al severo monoteismo dell'Antico Testamento. (Marco 12:28-34) È stato forse Yeshua a confondere tutta la questione reclamando dopo tutto di essere Dio? Chiaramente la risposta la troviamo in Giovanni 10:34-36 dove Yeshua definisce la Sua posizione parlando in termini di rappresentativi umani nell'Antico Testamento. Yeshua ha dato questo descrizione di Se Stesso quando ha spiegato che cosa vuol dire essere “uno con il Padre” (10:30). E una unità funzionale nella quale il Figlio rappresenta perfettamente il Padre. Nell'Antico Testamento questa è precisamente l'idea di figliolanza, imperfettamente realizzata nei regnanti d'Israele, ma che avrebbe raggiunto il suo perfetto compimento nel Messia, il Re scelto da Dio.
L' argomento in Giovanni 10:29-38 va così: Yeshua ha cominciato con il dichiarare che Egli ed il Padre erano “Uno.” Questa era un'unione di fratellanza e di funzione che in un'altra occasione Egli dichiara di desiderare anche per la relazione dei Suoi discepoli con Se Stesso e con il Padre. (Giov. 17:11, 22). I Giudei l'hanno frainteso e l'accusarono di reclamare uguaglianza con il Padre. Questo ha dato a Yeshua l'opportunità di spiegarsi meglio. Quello che Egli dichiarava era di essere “Figlio di Dio” (8:36) un riconosciuto sinonimo di Messia. Il dichiarare che Egli era il Figlio non era irragionevole. Yeshua argomentava, poiché come è ben saputo anche imperfetti rappresentanti erano chiamati “dei” da Dio Stesso. (Salmo 82:6) Lontano dallo stabilire alcun reclamo ad eterna figliolanza, Egli paragona il Suo ruolo e la Sua funzione a quella dei Giudici d'Israele. Egli si considerava il rappresentante di Dio per eccellenza, dato che Egli era unicamente il Figlio di Dio, l'unico e solo Messia, concepito super naturalmente. e l'oggetto di tutte le profezie dell'Antico Testamento. Non c'è assolutamente niente nella descrizione di Yeshua di Se stesso che interferisca con il monoteismo dell'Antico Testamento e che richieda così di riscrivere il verso sacro di Deuteronomio 6:4. Quello che Yeshua capisce di essere è strettamente nei limiti imposti dalla autoritativa rivelazione di Dio nella Scrittura. Altrimenti il Suo reclamo alla Messianicità sarebbe stato invalido. Le Scritture sarebbero infrante.

Il Linguaggio Giudaico di Giovanni

Dato che Yeshua ha espressamente negato di essere Dio in Giovanni 10:34-36, non sarebbe saggio pensare che Egli si fosse contraddetto in un'altra parte della Scrittura. Il vangelo di Giovanni dovrebbe essere esaminato tenendo conto di certi principi assiomatici. Yeshua è distinto dal “Unico Vero Dio.” (Giov. 17:3) Soltanto il Padre è Dio (5:44). Giovanni spera che coloro che leggono il suo Vangelo capiscano che tutto quello che egli scrive contribuisca all'unica grande verità, che Yeshua è il Messia, il Figlio di Dio. (20:31) Yeshua stesso dice, come abbiamo visto prima, che il termine “dio” può essere usato per indicare un essere umano che rappresenta Dio, ma certamente non indica “coeguale divinità”. Yeshua è semplicemente chiamato “Figlio di Dio.” (Giov. 10:36) In Giovanni 10:24,25, Yeshua disse “chiaramente” a tutti loro che Egli era il Messia, ma essi non Gli credettero.
Yeshua dice spesso che Egli “fu mandato da Dio.” Quello che il comune lettore percepisce in quella frase non è per niente quello che Giovanni intendeva dire. Giovanni Battista anche lui “fu mandato da Dio,” questo non vuol dire che era esistito prima della sua nascita. (Giov. 1:6) In genere anche i profeti sono stati “mandati” da Dio. (Giudici 6:8) L'espressione “venir giù dai cieli” non vuol dire, discendere da una vita anteriore, non più dal dire che “il corpo di Yeshua, che è il pane della vita che viene giù dai cieli” vuol dire letteralmente che è disceso dal cielo. (Giov. 6:50,51) Nicodemo ha riconosciuto che Yeshua “era venuto da Dio,” (Giov. 3:2) ma certamente non Lo pensava come un essere preesistente. Ed anche il popolo Giudaico, parlando del profeta “che sarebbe venuto nel mondo,” (Giov. 6:14, Comparare con Deut. 18:15-18) non intendeva dire che egli era vivo prima della sua nascita. Giacomo così può dire “che ogni cosa buona ed ogni dono perfetto vengono dall'alto, venendo giù dal Padre.” (Giacomo 1:17) “Venendo giù dai cieli” è il modo grafico di Yeshua e degli Ebrei di descrivere origine divina, e questa, senza dubbio, appartiene a Yeshua a causa della Sua nascita da una vergine impregnata dallo Spirito Santo.
Le affermazioni di “preesistenza” di Giovanni 3:13; 8 e 6:62, sono tutte connesse al Figlio dell'Uomo ed indica un essere umano. Il più che si può ricavare da questi versi è, che Yeshua era un essere umano esistente nei cieli prima della sua nascita sulla terra! Tuttavia questo genere di spiegazione non è necessaria, una volta che si prende nota, che anche Daniele aveva visto in una visione, 600 anni prima, il figlio dell'uomo seduto alla destra del Padre, una posizione che, il Nuovo Testamento ci dice, Yeshua ha guadagnato dopo la Sua Resurrezione e la Sua Ascensione ai cieli. Come Messia, Yeshua si è visto nel ruolo di Colui che più in là sarebbe stato esaltato nei cieli, dato che questo, secondo l'ispirata visione di Daniele, era il destino del Messia prima della Sua seconda venuta in gloria. Yeshua, senza dubbio, “è preesistente” al Suo futuro ritorno sulla terra. Tutto questo era stato previsto da Daniele prima della nascita del Messia. Ed è così che Yeshua sapeva che sarebbe asceso alla destra di Dio Padre, dove era stato visto prima in una visione come un essere umano glorificato — Figlio dell'Uomo. (Gio. 6:62) Dire che Yeshua fosse effettivamente sul trono del Padre nei cieli come essere umano prima della Sua nascita a Betlemme, indica che non si è ben capito sia Giovanni che Daniele. Era necessario che Yeshua nascesse prima che si avverasse tutto quello che si era predetto di Lui nell'Antico Testamento!

Gloria Prima d'Abramo

Yeshua ha trovato la Sua storia decretata nelle Scritture Ebraiche. (Luca 24:27) In esse il ruolo del Messia era chiaramente delineato. Non c'è niente negli Scritti divini che suggerisca che il monoteismo dell'A. T. sarebbe stato radicalmente disturbato con l'apparire del Messia. Una massa di evidenze sopporteranno l'asserzione che gli Apostoli non hanno mai, neanche per un momento, dubitato l'assoluta unicità di Dio, o che l'apparire di Yeshua abbia creato al monoteismo un problema teoretico. È perciò distruttivo all'unità della Bibbia il suggerire che con uno o due versi nel suo Vangelo, Giovanni abbia capovolto la sua affermazione di fede che il Padre era l'“unico Vero Dio.” (17:3) o che Yeshua si fosse tolto dalla categoria di esser umano, parlando d'una cosciente esistenza nell'eternità. Certamente la Sua preghiera per la gloria che Egli aveva condiviso prima con il Padre prima della fondazione del mondo (17:5) può essere facilmente spiegata (se ci atteniamo alle espressioni linguistiche degli Ebrei) come il desiderio per la gloria che era stata preparata per Lui nel piano del Padre. La gloria che Egli Stesso voleva per i Suoi discepoli, anche quella è stata preparata per loro nei cieli, Giov. 17:22) benché essi non l'hanno ancora ricevuta. 9
Ma come si può spiegare il favorito, inconfutabile verso in Giovanni 8:58 dove dice che Yeshua esisteva prima d'Abramo? È possibile che Yeshua con questa asserzione voglia confondere tutto sostenendo, da un lato che soltanto il Padre è “l' Unico Vero Dio” (17:3 ; 5:44) — ed Egli Stesso non è Dio ma il Figlio di Dio, (Giov. 10:36) — e dall'altro, dichiarando che anche Lui, Yeshua, è un essere eterno? (Non creato) Ed è possibile che Egli definisce il Suo ruolo entro le riconoscibili categorie dell'A. T. (Giov. 10:36; Salmo 82:6; e Salmo 2:7) soltanto per proporre un'insolubile enigma dichiarando di essere vissuto prima della nascita d'Abramo? E sarebbe giusto sollevare il problema della Trinità, che non è stato mai soddisfacentemente risolto, per un unico verso nel Vangelo di Giovanni? Non sarebbe più' saggio leggere il verso tenendo presente quello che Yeshua ha detto più in là, nel verso 10:36 ed il resto della Scrittura?
È un fatto ben riconosciuto che le conversazioni fra Yeshua ed i Giudei erano spesso controverse. In Giovanni 8:57 Yeshua infatti non aveva detto, come i Giudei sembra abbiano capito, che Egli aveva visto Abramo, ma che Abramo aveva gioito nel vedere il giorno del Messia. (v. 56) Il patriarca sapeva che un giorno sarebbe stato resuscitato alla fine delle età, (Giov. 11:24; Matt. 8:11) e che avrebbe preso parte al Regno Messianico. Yeshua ha reclamato d'essere superiore ad Abramo, ma in che senso?
Come “Agnello di Dio” Yeshua era stato “crocefisso fin da prima della fondazione del mondo” (Apocalisse 13:8; 1 Pietro 1:20) — certamente non letteralmente, ma nel piano di Dio. In questo stesso modo Yeshua “era esistito” prima d'Abramo. E cosi che Abramo poteva aspettare con gioia la venuta del Messia e del Suo Regno. Il Messia ed il Regno in questo senso “preesistevano,” erano stati visti da Abramo attraverso gli occhi della fede. 11

Il Logos nel Vangelo di Giovanni

Non c'è ragione, a meno che per forza d'abitudine, di credere che la “parola” (o Verbo) in Giovanni 1:1, presentasse una seconda persona divina, esistente prima della nascita di Yeshua. 13 Una simile personificazione della sapienza nei Proverbi 8:22, 30 3 Luca 11:49, non significa che “essa” sia una seconda persona. Non è possibile conciliare “una seconda Persona divina” nella Divinità rivelata, (in Dio Padre) così come Yeshua e Giovanni l'hanno intesa. Il Padre rimane, come Egli è sempre stato, “l'Unico Vero Dio” (17:3), “l'Unico che soltanto è Dio” (5:44). Leggendo il termine logos (“parola o Verbo”) dal punto di vista dell'Antico Testamento si averebbe a concludere che si tratta dell'attività di Dio nella creazione, il Suo Potente comando che dà vita, attraverso il quale tutte le cose son venute e verranno ad esistere (Salmo 33:6-12). La parola (verbo) di Dio è la forza che dà impulso, che determina l'insorgenza dei Suoi propositi (Isaia 55:11). Se prendiamo il concetto della “parola” da altre parti del Nuovo Testamento la uguaglieremo al creativo messaggio di salvezza, il Vangelo. Questo è il significato che è in tutto nel Nuovo Testamento (la forza, l'espressione creativa di Dio che trasforma e salva, Matt. 13:19; Gal. 6:6 ecc...).
È questo complesso di idee che forma il significato del logos, la “parola” Attraverso essa tutto è venuto ad esistere e niente è stato creato senza di lei (Giov. 1:3). In Giovanni 1:14 la parola si è materializzata in un reale essere umano che, perché concepito super naturalmente, ha origine divina. 14 Da questo momento fino “al compimento del tempo” (Gal.4 4), l'unico Dio si manifesta in una nuova creazione, la controparte della Sua creazione originale, Adamo. Nella storia dell'umanità, la concezione e la nascita di Yeshua marcano una nuova fase, senza precedenti, del piano di Dio. Yeshua, come il secondo Adamo, prepara la scena per tutto il programma di salvezza. Egli è il pioniere della via verso l' immortalità. In Lui, finalmente il proposito di Dio si è rivelato in un essere umano. (Eb. 1:1)
Capendo chi Yeshua veramente è secondo il Vangelo di Giovanni, porterà quest'ultimo ad armonizzare con i suoi fratelli apostoli ed il monoteismo dell'Antico Testamento sarà preservato intatto. I fatti della storia della Chiesa dimostrano che il monoteismo assoluto delle Scritture Ebraiche, subito dopo il Nuovo Testamento, è stato alterato sotto l'influenza di filosofiche idee Greche. Allo stesso tempo la predeterminata struttura della Messianicità fu dimenticata, e con questa anche la realtà del futuro Regno Messianico. Il risultato è stato anni di conflitti ancora non risolti, sul come si potrebbe armonizzare una già esistente Persona divina con un essere completamente umano in un unico individuo. Il concetto della letterale preesistenza del Messia è l'idea che si è intrufolata, la parte dell'enigma Cristologico che non combacia. Senza questo (enigma) una rappresentazione chiara di Yeshua emerge fra i termini delle rivelazioni Ebraiche e gli insegnamenti degli Apostoli. Dio, il Padre, rimane realmente l'Unico Vero Dio, l'Unico che solo è Dio (Giov. 17:3; 5:44) e l'unità di Yeshua con Suo Padre è trovata in una unità funzionale con il Figlio come l'esecutore del proposito del Padre. Questa è la vera idea del Figlio nel senso in cui la Bibbia intende quel termine. (Giov. 10:36) Se la Cristianità ha bisogno di essere rianimata ed unificata è necessario cominciare con il credere in Yeshua, il Messia della Bibbia, non adulterato dalle speculazioni ingannatrici dei Greci che non hanno mai avuto troppa simpatia per il mondo Ebraico dal quale la Cristianità è nata.

La Divinità di Yeshua


Nel dire che Yeshua non è Dio, non vuol dire negare il fatto che Egli è stato investito unicamente della natura divina. La Divinità è “incorporata in Lui” in virtù della Sua eccezionale concezione sotto il Potere dello Spirito Santo, ed anche perché lo Spirito risiede in Lui in piena misura. (Giov. 3:34) Paolo riconosce che “la pienezza della Divinità risiede in Lui” (Col. 1:19; 2:9). Nel guardare Yeshua, l'Uomo, noi vediamo la gloria di Suo Padre (Giov. 1:14) Noi percepiamo che Dio Stesso era “nel Messia, riconciliando il mondo a Se Stesso” (2 Cor. 5:19). Il Figlio di Dio è il vertice della creazione di Dio, la piena espressione del carattere divino in un essere umano. Benché la Gloria del Padre era stata manifestata in Adamo, in minor misura, (Salmo 8:5; comp. con Gen. 1:26), la volontà del Padre è pienamente rivelata in Yeshua. (Giov. 1:18)
Niente di quello che Paolo ci dice di Yeshua, porta ad escluderlo dalla categoria di essere umano. La presenza di Dio che dimora nel tempio non ha fatto del tempio Dio! Raramente è notato che un' alta misura di “divinità” è anche ascritta da Paolo al Cristiano 15 che ha lo Spirito del Messia che dimora in lui. (Efesini 3:19). Come “Dio era in Mashiach” (2 Cor. 5:19) cosi' Mashiach era “in Paolo” (Gal. 2:20) ed egli prega che i Cristiani possano “essere ripieni di tutta la pienezza di Dio” (Ef. 1:23; 3:19). Pietro parla dei fedeli come coloro che hanno “la natura divina” (2Pietro 1:4). Quello che è vero per i Cristiani, in misura massima (incommensurabile), è anche vero per Yeshua che è “il Pioniere” che conduce altri attraverso il processo di salvezza dopo “Egli Stesso aver completato il corso” con grande successo. (Eb. 2:10).

Nella Forma di Dio


Malgrado la salda evidenza dal Nuovo Testamento, che dimostra che gli Apostoli abbiano fatto sempre distinzione fra Yeshua e “l'Unico Dio, il Padre” (1 Cor. 8:6), molti confidano di trovare nella lettera ai Filippesi 2:5-11 ciò che sostiene la tradizionale dottrina che dice che Yeshua è un secondo essere non creato, pienamente Dio. È qualcosa di paradossale che colui che scrisse, nel Dizionario della chiesa Apostolica, sulla Cristologia, possa dire che “Paolo non ha mai dato al Mashiach il nome o la descrizione di Dio” ma tuttavia trova in Filippesi 2 la descrizione d' una “preesistenza” eterna di Yeshua, nei cieli. 16
Quello che Paolo disse in Filippesi 2 può diventare chiaro quando lo si guarda nei termini di un suo favorito tema: Cristologia Adamitica. è stato Adamo che creato nell'immagine di Dio era figlio di Dio (Gen. 1:26; Luca 3:38), mentre Yeshua il secondo Adamo (1 Cor:15:45) anche Lui era nella forma di Dio (le due parole “immagine” e “forma” sono intercambiabili). 17 Tuttavia, mentre Adamo, sotto l'influenza di Satana, ha cercato di usurpare uguaglianza con Dio (“Voi sarete come Dio” Gen. 3:5) Yeshua non lo ha fatto. Benché avesse tutti i diritti all'ufficio divino, dato che era il Messia che rifletteva la Presenza divina, Egli non ha considerato l'essere simile a Dio qual cosa a cui “appigliarsi.” Infatti Egli ha rinunciato a tutti i privilegi, rifiutando le offerte di Satana di potenza sui regni del mondo (Matt. 4:8- 10), comportandosi durante tutta la Sua vita come un servo, anche al punto di morire sulla croce come un comune criminale.
Come premio per questa vita di umiltà Dio ha esaltato questo Yeshua al rango di Signore Messianico alla destra del Padre, così come il Salmo 110 aveva predetto. Paolo non ha mai detto che Yeshua stava riguadagnando una posizione che temporaneamente aveva abbandonato. Sembra invece che Egli abbia guadagnato il Suo glorioso incarico, per la prima volta, in seguito alla Sua resurrezione. Benché durante tutta la Sua vita Egli fosse stato il Messia, la Sua posizione è stata pubblicamente confermata quando Egli è stato “fatto Signore e Messia” dopo essere stato resuscitato dalla morte (Atti 2:36; Rom. 1:4). Se leggiamo il racconto della vita di Yeshua in questo modo, come la descrizione d'un continuo diniego di Se Stesso, ci accorgeremmo d'un vicino parallelo con un altro dei suoi commenti sulla carriera di Yeshua. “.....benché Egli fosse ricco, si è fatto povero per noi....” (2 Cor. 8:9). Mentre Adamo era caduto, Yeshua volontariamente “si è umiliato”.
La tradizionale lettura del passaggio nel capitolo 2 dei Filippesi dipende quasi completamente dall'intendere la condizione di Yeshua, “nella forma di Dio,” come una referenza ad una Sua preesistente vita nei cieli. Traduzioni hanno fatto tanto per aiutare questa veduta. Il verbo “era” nella frase “era nella forma di Dio” è usato spesso nel Nuovo Testamento e certamente non significa “esistente nell'eternità,” benché alcune traduzioni cercano di farcelo entrare. Nel 1 Cor. 11:7 Paolo dice che l'uomo non deve mai coprire il capo dato che egli è nell'immagine e nella gloria di Dio. Il verbo qui non è diverso dal “era” che descrive Yeshua come nella forma di Dio. Se l'uomo comune è nell'immagine e la gloria di Dio, quanto più Yeshua, che è il perfetto rappresentante umano nel quale dimorano tutti gli attributi della natura divina. (Col. 2:9) L'intenzione di Paolo nel capitolo 2 dei Filippesi non era quella d'introdurre il vasto soggetto d'un eterno essere divino che divenne uomo, ma d'insegnare una semplice lezione in umiltà. Noi dovremmo avere la stessa attitudine di Yeshua, noi dovremmo pensare come Lui. Non ci è stato chiesto d'immaginare noi stessi come divini esseri eterni sul punto d'abbandonare la nostra divinità per venire sulla terra come uomini.
Non è 1 risaputo che molti sono stati quelli che hanno dubitato l'interpretazione dei Filippesi 2 come attestazione di preesistenza. Nel 1923 un ex Reggio Professore di Divinità scrisse: “Paolo implora i Filippesi di cessare di litigare e di agire con umiltà gli uni verso gli altri. In 2 Cor. 8:9, egli esorta i suoi lettori ad essere generosi nel fare le elemosine. Ci si chiede se fosse del tutto naturale per lui (Paolo) di rafforzare queste due semplici lezioni con casuali referenze (e l'unica che egli abbia mai fatto) al vasto problema dell'incarnazione. Molti pensano che i suoi semplici appelli avrebbero avuto più effetto se avesse sottolineato l'ispirante esempio d'umiltà e di personale sacrificio di Mashiach durante la Sua vita terrena, come in 2 Cor. 10:1 dove dice:'Io vi esorto con la mitezza e la pazienza di Mashiach.'” L'autore di questi commenti, A. H. McNeil, suggerisce le seguenti parafrasi: “Benché Yeshua fosse divino durante tutta la Sua vita, tuttavia non lo ha considerato un privilegio da mantenere a qualunque costo l'essere trattato come un coeguale di Dio, ma di Sua stessa volontà si è svuotato (da ogni asserzione di vanto o d'onore divino) adottando la natura di un servo.” 18
Paolo qui sta mettendo in risalto il fatto che Yeshua apparve sulla scena umana come ogni altro uomo (“nella somiglianza d'un uomo” ) La Sua vita, guardandola nel suo tutto, è stata un continuo processo d'umiliazione personale, che è culminata con la Sua morte sulla croce. Il Secondo Adamo, diverso dal primo, si è sottomesso completamente alla volontà di Dio e per conseguenza ha ricevuto la più alta esaltazione.

Capo della Nuova Creazione


Il parallelismo fra Adamo e Yeshua forma la base del credo di Paolo nel Messia. Mashiach è attinente alla nuova creazione, la Chiesa come Adamo era relativo alla creazione che ha avuto inizio a Genesi. Cominciando con Yeshua, l'umanità ha un nuovo inizio. In Yeshua come rappresentante umano, il nuovo Adamo, la società umana ricomincia un nuovo ciclo. Questa armonia sarebbe seriamente disturbata se Yeshua, dopo tutto, non avrebbe avuto un inizio umano. Così come Adamo, che fu creato da Dio è “figlio di Dio” (Luca 3:38), il modo in cui Yeshua è stato concepito costituisce anche Lui “Figlio di Dio” (Luca 1:35). Certamente Adamo è dalla terra, mentre Yeshua è “l'uomo dal cielo,” essendo stato concepito dallo Spirito di Dio. Secondo Paolo Egli verrà dal cielo, non alla nascita, ma alla Sua seconda venuta, quando verrà a risuscitare i morti. (1 Cor. 15:21 e 15:45- 49). A questo punto il difetto dell'idea tradizionale della preesistenza dovrebbe diventare palese. Nel pensiero di Paolo, il movimento di Mashiach dal cielo alla terra costituisce il centro della Parusia (seconda venuta). Nel più recente modo di pensare il centro d'interesse è stato trasferito alla Sua nascita. In questo modo, curiosamente lo schema tradizionale guarda indietro nella storia, mentre la Bibbia dirige la nostra attenzione principalmente verso la futura venuta del Messia in gloria.
Paolo descrive Yeshua nel primo capitolo dei Colossesi, come il Capo di una nuova creazione ed il centro del proposito cosmico di Dio. La sua intenzione è di mostrare la suprema posizione che Yeshua ha vinto attraverso la resurrezione e la Sua preminenza nel nuovo ordine, contro i reclami di sistemi di religioni rivali di cui i Colossesi erano minacciati. Tutte le autorità sono state create “in Cristo” (Col. 1:16). Così Yeshua aveva proclamato: “Tutta la potenza nei cieli e sulla terra è mia” (Matt. 28:18). Per “tutte le cose” qui Paolo intende la creazione intelligente ed animata che consiste “di troni, domini, regnanti o autorità” che sono stati creati “in Cristo,” “Per mezzo di Cristo” (non da) e “per Cristo.” Quello che Paolo ha in mente è il Regno. (Col. 1:13) Yeshua è il primogenito di ogni creatura (risuscitata) ed è anche il primo ad essere stato risuscitato dalla morte (versi 15- 18). 19 Il termine “primogenito” Lo designa membro dirigente di un nuovo creato ordine, ed anche la sua origine, posizione che Egli ha ottenuto essendo stato il primo a ricevere immortalità mediante la resurrezione. Anche Giovanni, nel libro dell'Apocalisse 3:14, chiama Yeshua “l'origine della creazione di Dio,” indicando così che anche Yeshua era parte della creazione. Che “primogenito” indichi nella Bibbia, colui che tiene l'ufficio supremo può essere dimostrato quando si legge il Salmo 89:27 dove dice che il “primogenito,” il Messia è “il più alto dei re della terra,” uno scelto come Davide da fra la gente ed esaltato (Salmo 89:19). Ancora una volta Paolo ha sviluppato i concetti Messianici che erano già ben stabiliti nelle Scritture Ebraiche.
In nessuna delle dichiarazioni siamo costretti a trovare un “secondo, eterno essere divino.” Paolo ci presenta invece un glorificato secondo Adamo, adesso innalzato ad ufficio divino per il quale l'uomo è stato originalmente creato. (Gen. 1:26; Salmo 8). Yeshua adesso rappresenta la razza umana come Capo di un nuovo ordine umano. Egli intercede per noi come Sommo Sacerdote nel tempio celeste (Eb. 8:1) Con l'ascrivere al resuscitato Mashiach tali nobili titoli, non c'è bisogno di pensare che Paolo abbia violato il suo chiaro monoteismo espresso in 1 Cor. 8:6: “Per noi Cristiani c'è solo un Dio, il Padre ed un Signore Yeshua Mashiach.” Niente nella lettera ai Colossesi 1 ci forza a credere che Paolo, senza avvertimento, si sia separato da Matteo, Marco, Luca, Pietro e Giovanni ed abbia deviato dall'assoluto monoteismo che egli afferma tanto diligentemente e chiaramente altrove. (1 Tim. 2:5; Efesini 4:6), e che era profondamente inculcato in tutto il suo patrimonio di conoscenze teologiche.

La Futura Terra abitata, di cui noi parliamo


L'autore del libro degli Ebrei mette in particolare rilievo l'umanità di Yeshua. Egli fu tentato in tutto e per tutto così come lo siamo noi, ma Egli non ha mai peccato. (Eb. 4:15) Dio, originariamente ha creato le età mediante il Figlio (non “con” il Figlio) con il prospetto del Suo destino come Messia (Eb. 1:2). Dio, dopo aver comunicato con noi nel passato in modi diversi ed in tempi diversi mediante portavoce, adesso comunica con noi attraverso Uno che è veramente Suo Figlio. (Eb. 1:2). L' intenzione dell'autore non è di dirci (quello che Yeshua non sapeva, Marco 10:6) che Yeshua era stato l'attivo agente nella creazione di Genesi. È stato Dio che si è riposato al settimo giorno, dopo aver completato il Suo lavoro (Eb. 4:4, 10) 20 Ed è Dio che riporterà il Figlio “sulla terra abitata del futuro”: “Quando Egli riporterà il Figlio sulla terra” (Eb. 1:6). 21
Quando il Messia sarà reintrodotto sulla terra, molte importanti profezie di Lui diventeranno storia. Per prima cosa il trono di Messia sarà stabilito (Eb. 1:8) (paragonare con “Quando il Figlio dell'Uomo verrà in gloria, allora Egli si siederà sul Suo trono glorioso” Matt. 25:31) 22 Poiché rappresenterà la divina maestà del Padre, Gli sarà dato il titolo Messianico di “dio,” titolo che una volta era stato dato ai giudici d' Israele, che prefiguravano il Giudice Supremo d'Israele, il Messia (Salmo 82:6). Un'altra profezia che si realizzerà nel futuro Regno del Messia sarà quella del Salmo 102:25. Le fondamenta di un nuovo cielo ed una nuova terra saranno stabilite, come Isaia aveva previsto (Is. 51:16; 65:17). È facile fraintendere il verso 1:10 degli Ebrei, come dicesse che il Signore Messia era responsabile per la creazione in Genesi. Tuttavia, questa interpretazione non tiene conto della citazione dell'autore dal Septuaginta del Salmo 102 che è un Salmo completamente Messianico. Inoltre, egli afferma specificatamente che tutte le verità circa il Figlio si riferiscono al tempo quando Egli “sarà riportato” sulla terra (Eb. 1:6). Nel secondo capitolo verso 5 degli Ebrei ci dice ancora una volta che è alla “terra abitata del futuro” che egli si riferisce nel primo capitolo. Dobbiamo lasciare che l'autore fornisca il suo proprio commentario. La sua preoccupazione è per il Regno Messianico, no per la creazione di Genesi. La ragione per cui noi tendiamo a guardare indietro invece di guardare avanti è perché non condividiamo la visione Messianica del Nuovo Testamento. È necessario conformarci alla visione completamente Messianica di tutta la Bibbia. 23

Lo Sfondo Ebraico del Nuovo Testamento

Sarà utile, per fare un riassunto e per orientarci verso il mondo del pensiero di coloro che scrissero il Nuovo Testamento, esporre i principali passaggi delle Scritture Ebraiche dalle quali gli scrittori del N. T. hanno preso la loro uniforme idea della persona di Yeshua. Non c'è un posto nella Bibbia che può mostrare che Messia fosse stato un essere non creato, e questo dovrebbe spingerci a guardare fuori della Bibbia per l'origine di tale concetto rivoluzionario.
L'originale proposito di Dio per l'uomo, creato nella Sua immagine e per la Sua gloria, era d'aver dominio sulla terra (Gen. 1:26; Salmo 8). Quell'ideale non si è mai perduto nel tempo al punto di non poterlo ricuperare, poiché il salmista parlava della “gloria” con la quale l'uomo è stato (potenzialmente) coronato così che “tutte le cose saranno sottoposte sotto i suoi piedi” (Salmo 8:5-6). Mentre il piano divino si schiude, diventa sempre più chiaro che il promesso “seme della Donna” destinato a capovolgere il disastro causato da Satana (Gen. 3:15) sarà un discendente di Davide (2 Sam. 7:13- 16). Egli chiamerà Dio Suo Padre (2 Sam. 7:14) e come Figlio di Dio sarà chiamato Messia, e Dio gli affiderà il dominio del mondo (Salmo 2). Ma prima di prendere la Sua posizione di Re, tuttavia Egli, per un poco, siederà alla destra del Padre con il titolo di “Signore” (Salmo 110:1). 24 Come Figlio dell'Uomo, uomo rappresentativo, Egli prenderà posto nei cieli prima di ricevere da Dio autorità d'amministrare un impero universale (Dan. 2:44; 7:14; Atti 3:20- 21). Avendo sofferto alla Sua prima venuta per i peccati del mondo (Isaia 53; Salmo 22) Egli ritornerà come primogenito di Dio, il sovrano dei re della terra (Salmo 89:27), prefigurato da Davide che era stato anche lui scelto da fra il popolo (Salmo 89:19-20).
Come secondo Mosè, era stato profetizzato, il Messia sarebbe sorto in Israele (Deut. 18:18), derivando la Sua figliolanza divina da una nascita sopranaturale da una vergine (Isaia 7:17; Luca 1:35), e sarebbe stato confermato Figlio di Dio come risultato della Sua Resurrezione dalla morte (Rom. 1:4). Come Sommo Sacerdote Messia per adesso serve il Suo popolo dal cielo (Eb. 8:1), ed aspetta il tempo della restaurazione di tutte le cose (Atti 3:21), quando è destinato ad essere reintrodotto sulla terra come Re dei Re, la figura divina del Salmo 45 (Eb. 1:6- 8). A quel tempo, nella nuova età del Regno, Egli regnerà con i Suoi discepoli (Matt. 19:28; Luca 22:28- 30; 1 Cor. 6:2; 2 Tim. 2:12; Ap. 2:26; 3:21; 20:4). Come Adamo era a capo dell'originale creazione di esseri umani sulla terra, così Yeshua sarà il Capo creato di un nuovo ordine d'umanità, in cui gli ideali della razza umana saranno realizzati (Eb. 2:7)

Da Figlio di Dio a Dio il Figlio


Noi abbiamo scoperto il Yeshua della Bibbia mettendo insieme i vari fili di informazioni rivelate negli Scritti Sacri. L'immagine che ne emerge è diversa da quella presentata dalla Cristianità tradizionale, nella quale la Persona del Mashiach che noi abbiamo descritto (nelle precedenti pagine di questo libretto) non complica il primo principio della fede biblica, cioè credere in Uno che soltanto è veramente ed assolutamente Dio (Giov. 17:3; 5:44).
è facile vedere come il Messia biblico sia diventato “Dio il Figlio.” Il termine “Figlio di Dio,” che nelle Scritture è un titolo prettamente Messianico che descrive la gloria dell'uomo in intimo rapporto con il Padre, è stato, fin dal secondo secolo, ridefinito ed applicato ad un Dio / Uomo. Allo stesso tempo la designazione “Figlio dell'Uomo” che è non meno dell'altro un titolo del Messia, come rappresentante umano, è venuto a riferirsi alla Sua natura umana. Così, questi due titoli “Figlio di Dio” e “Figlio dell'Uomo” sono stati svuotati dal loro significato Messianico ed hanno così perduto il loro significato biblico. E mentre l'evidenza dell'Antico Testamento è stata in gran parte respinta— come anche le evidenze del Vangelo Sinottico, Atti, Pietro, Giacomo e Giovanni nell'Apocalisse— parecchi versi del Vangelo di Giovanni e due o tre versi delle Epistole di Paolo sono state reinterpretate per accomodare la nuova idea che Yeshua è il secondo membro di una Trinità eterna, un Dio co-egualmente e co-essenzialmente Dio. Quel Yeshua non è il Yeshua dei documenti biblici. Egli è un altro Yeshua. (2 Cor. 11:4)

L'Uomo ed il Suo Messaggio oscurati


Con la perdita del significato biblico del Messia si è perduto anche il significato del Regno Messianico che è il centro di tutto quello che Yeshua ha insegnato ed il cuore del Vangelo. (Luca 4:43; Atti 8:12; 28:23-31) La speranza nell'istituzione del Regno di Messia su una terra messa a nuovo, che è il tema di tutto l'Antico Testamento e che Yeshua è venuto a confermare, (Rom. 15:8) è stata sostituita con la speranza che “quando muori andrai in cielo (o Paradiso); un massiccio pezzo di propaganda ha convinto (e continua a convincere) un pubblico ignorante, che è impossibile che Yeshua credesse in qualcosa cosi' “terrena,” “politica” o “non spirituale” come il Regno di Dio sulla terra.
I cambiamenti radicali che gradualmente hanno sopraffatto la visione della chiesa Apostolica (fin dal secondo secolo D.C.) hanno portato alla perdita del messaggio centrale di Yeshua— il Vangelo del Regno di Dio (Luca 4:43; Atti 8:12; 28:23, 31) ed una interpretazione sbagliata di chi Egli veramente è. Le chiese si trovano in grande imbarazzo quando devono spiegare come, da una parte Yeshua è la realizzazione delle profezie dell'Antico Testamento del Messia, e dall'altra, così si suppone, abbia rifiutato le promesse dell'Antico Testamento che il Messia ritornerà a regnare sulla terra! La teoria che essi usualmente presentano per chiarire questo punto, è che Yeshua ha sopportato l'Antico Testamento fino a che insegnava un'etica ideale dell'amore, ma ha rifiutato la visione dei profeti d'un catastrofico intervento divino nella storia umana che porterà ad un rinnovamento della società sulla terra sotto il Regno di Dio. 26 In breve, essi suppongono, che Yeshua abbia reclamato di essere il Messia, ma allo stesso tempo abbia eliminato tutta la speranza nella restaurazione della teocrazia che i Suoi contemporanei ardentemente aspettavano.
Un serio e fondamentale giudizio erroneo è alla base del modo tradizionale di pensare al ruolo di Yeshua nella storia. Ha a che fare con la funzione politico-teocratica di Messia che è l'ingrediente principale del Messianesimo (o Cristianità). Fin da adesso si son fatti grandi sforzi per sostenere il credo, contrario alle più semplici dichiarazioni bibliche, che la promessa di Yeshua alla Chiesa, che un giorno questa regnerà con Lui nel futuro Regno Messianico (Matt. 19:28; Luca 22:28,30) è d'applicare all'età presente. Quello che le chiese continuano ad ignorare è che “Quando Yeshua ritornerà nella Sua gloria” alla fine dell'età presente, (Matt. 25:31) “Nell'Età Nuova quando prenderà il Suo ufficio di Re” (Matt. 19:28) la Chiesa regnerà con Lui. E per dissipare ogni dubbio, il coro di esseri divini canta la gloria della Chiesa, tratta fuori da ogni nazione, che è stata costituita da Dio una discendenza di re e sacerdoti che “regnerà con Yeshua sulla terra” (Ap. 5:10). Il puro Messianesimo del Salmo 2 rimane più forte di prima nell'Apocalisse 2:26 e 3:21, e queste sono le parole di Yeshua stesso alla Sua Chiesa (Ap. 1:1; 22:16). Il Yeshua delle Scritture non è altro che il Messia delle profezie dell'Antico Testamento e degli scritti apocalittici.
È necessario, per coloro che sinceramente sono in cerca della verità, di coinvolgersi in una personale investigazione della Scrittura, liberi da ogni presente credo così volentieri accettato “per fede.” E dobbiamo essere onesti abbastanza d'ammettere che le opinioni della maggioranza non sono necessariamente le più giuste e che la tradizione, accettata tanto superficialmente, abbia fatto abbastanza per seppellire la fede originale così come Yeshua e gli Apostoli ce l'hanno tramandata. Forse si dovrebbe prendere sul serio l'osservazione di Canon H. L. Goudge che scrisse del disastro accaduto “quando il pensiero Greco e Romano invece del pensiero Ebraico venne a dominare la chiesa.” “è stato un disastro per la dottrina e per la pratica” secondo Canon Goudge, “dal quale la chiesa non s'è più ripresa.” 28 Il recupero può soltanto cominciare quando presteremo la dovuta attenzione al solenne avvertimento di Giovanni che “non c'è una falsità più grande del rifiutare la Messianicità di Yeshua” (1 Giov. 2:22). 29 Yeshua deve essere proclamato Messia, con tutto quello che questo coloratissimo termine comporta nel suo biblico scenario.

Quel che gli Studiosi Riconoscono


In un articolo sul “Predicando il Cristo” (Dizionario di Cristo e degli Apostoli, Vol. 2 pg. 394), James Denny dice: “è inutile dire che Yeshua è il Mashiach se non siamo coscienti di chi o che cosa Egli sia. Non fa senso dire che una persona, che non conosciamo bene, è seduta alla destra del Padre, glorificata e sovrana; Più gli uomini credono ardentemente che, con questa esaltazione, Dio ha dato loro un Principe ed un Salvatore più desiderosi dovrebbero essere di sapere il più possibile di Lui.”
Questa bella dichiarazione è seguita da un'altra preziosa osservazione; “Non ci sono sermoni di Yeshua che non poggino sulla stessa base sulla quale poggiavano i sermoni degli Apostoli.” Ed allora, bisognerebbe domandarsi, cosa hanno predicato Yeshua e gli Apostoli? “Uno dei modi in cui Yeshua ha spiegato quello che per Lui era vera religione è questo: Egli è il Messia. Il ruolo Messianico era un ruolo che poteva essere occupato soltanto da una persona, ed Egli era la persona in questione; Egli e nessun altro è il Messia.” Tutto questo è ben detto, ma i pensieri che seguono rivelano una irrequietezza circa la Messianicità del Mashiach, malgrado proteste del contrario. “Ma è il Mashiach una concezione che noi possiamo usare in un'altra era e per qualche scopo? Bisognerebbe rispondere: soltanto se usiamo il termine in modo libero ed autonomo.” James Denny sembra non accorgersi che è sul punto d' indebolire il biblico Messianesimo di Yeshua, e dato che Yeshua non può essere separato dal Suo ufficio Messianico, Denny è sul punto d'oscurare anche la Sua identità. Egli continua: “è certo che per coloro che per primi credettero in Yeshua come il Mashiach, il nome era molto più definito che lo è per noi; aveva una forma ed un colore che non ha più.” Questo definitivamente implica che abbiamo perduto di vista cosa vuol dire che Yeshua è il Messia. Denny fa pensare che noi adesso siamo liberi di inventare la nostra idea di Messianicità non tenendo conto della sua definizione biblica.
Ed è stata precisamente questa tendenza che ha portato danni irrimediabili alla chiesa subito dopo la morte degli Apostoli. La chiesa ha cominciato a crearsi il proprio concetto del Messia, e così facendo ha perduto di vista il Yeshua della Bibbia. Denny pensa che il termine Messia “era connesso a certe aspettazioni che per noi oggi hanno perduto la vitalità che una volta avevano.” Esattamente; ma perché hanno perduto il significato del termine, se non per il fatto che abbiamo cessato di credere quello che la Bibbia ci dice del Messia? “Particolarmente” dice Denny “i nessi escatologici 30 del termine Messia non hanno per noi l'importanza che avevano per coloro che prima credettero. Negli insegnamenti di Yeshua queste associazioni sono connesse al titolo Figlio dell'Uomo.... che è usato come sinonimo di Mashiach.....Niente era più caratteristico per la Cristianità del primo secolo, dell'aspettare la seconda venuta di Yeshua nella persona del Mashiach. Era la prima essenza di quello che la chiesa primitiva intendeva per speranza... la nostra visione del futuro è diversa da quella che avevano loro.”
Questo è esattamente il nostro problema, ma è anche il problema di Denny che ammette che “la nostra visione del futuro è diversa da quella degli Apostoli.” Ma la loro visione del futuro era basata sul cosa intendevano per Yeshua il Messia, il Sovrano del futuro Regno di Dio la cui potenza fu manifestata in anticipo durante il Suo ministero quando venne per la prima volta. Non è assurdo abbandonare la speranza che era “l'essenziale caratteristica della Cristianità degli Apostoli” e continuare a sostenere che siamo Cristiani? In questa contraddizione sta appunto la grande difficoltà delle chiese a rimanere fedeli a Yeshua come Messia. Noi abbiamo preferito la nostra visione e prospettiva di Messianicità; ed abbiamo ritenuto giusto appiccicare a quella visione il nome di Yeshua. E così facendo non abbiamo forse creato un altro Yeshua nell'immagine del nostro cuore di Gentili (o pagani)?
Una lettura di tipici lavori sulla Cristianità svelano certe ammissioni rilevanti che potrebbero incoraggiare il lettore a fare una personale ricerca sulla Verità di Yeshua. In un articolo sul Figlio di Dio, William Sanday, ex professore di divinità ad Oxford, ha domandato se ci fossero dei versi nei quattro Vangeli, che potessero farci pensare a Yeshua come il “preesistente Figlio di Dio.” Ed egli conclude che tutte le asserzioni di Matteo, Marco o Luca su Yeshua si riferiscono alla vita di Mashiach sulla terra. Non c'è alcuna referenza al Suo essere Figlio di Dio prima della Sua nascita. Se esaminiamo il Vangelo di Giovanni “dobbiamo scartabellare un bel po per espressioni prive d'ambiguità. E forse non ce ne sono (Dizionario della Bibbia Hastings, Vol. 4 pg. 576, enfasi nostra).
Professore Sanday speculando come mai Matteo, Marco e Luca non parlano della preesistenza di Yeshua conclude: “Probabilmente gli scrittori non hanno riflettuto sul soggetto, e quindi non hanno riportato una porzione di quello che Yeshua aveva insegnato su questo.” (Dallo stesso libro pg. 577). Quando Sanday parla delle epistole, può soltanto congetturare che è possibile che ci sia una referenza alla preesistenza del Figlio nel libro degli Ebrei 1:1-3, ma certo non necessariamente. Parlando del versetto 15 del primo capitolo dei Colossesi egli dice che “il concetto principale della parola 'primogenito' è quello dei diritti legali del primogenito, la sua precedenza su tutti coloro che sono nati dopo di lui.” Ed aggiunge “sembra sbagliato escludere anche l'idea di precedenza [nel tempo],” E finisce le sue osservazioni citando un teologo Tedesco che dice che “Non c'è modo, nell'Antico Testamento o negli scritti dei Rabbini conducente alla divinità di Cristo” (che Yeshua sia Dio). Professore Wernle manteneva che “il titolo Figlio di Dio è un titolo rigorosamente Ebraico, e che l'ulteriore passo da Figlio di Dio a Dio il Figlio è stato preso su suolo Gentile (o pagano) attraverso negligenti idee portate dentro dai convertiti dal paganesimo.” (dallo stesso libro pg. 577)

Yeshua l'Uomo ed il Mediatore

Il Yeshua presentato dagli Apostoli non è “Dio il Figlio.” Tale titolo assolutamente non è nella Bibbia. Yeshua è il Figlio di Dio, il Messia, la cui origine risale alla Sua miracolosa concezione (Luca 1:35). L'Unico Dio delle Scritture rimane, nel Nuovo Testamento la sola Persona, rivelata nell'Antico Testamento come il Creatore Dio d' Israele. Yeshua, “se stesso uomo” (1 Tim. 2:5), è l'intermediario fra l'Unico Dio, il Padre, ed il genere umano. Questo Yeshua ha la 'massima' autorità di salvare (Eb. 7:25). Ogni altro Yeshua deve essere evitato come fraudolenta imitazione— Ed è molto facile essere ingannati. (2 Cor. 11:4)

La confessione della Chiesa Apostolica


La Chiesa fondata da Yeshua è basata sulla centrale confessione che Egli è il Messia, il Figlio di Dio. (Matt. 16:16) Questa confessione diventa seriamente distorta quando un nuovo significato, non biblico, è aggiunto al termine “Figlio di Dio.” Dovrebbe essere evidente agli studiosi della storia teologica che questa distorsione è veramente avvenuta, e che il suo effetto è con noi fino ad oggi. Quello che si dovrebbe fare immediatamente è ritornare alla salda confessione di Pietro che alla presenza di Yeshua (Matt. 16:16) ed alla presenza dei Giudei (Atti 2:3) ed alla fine del suo ministero, ha dichiarato che Yeshua è il Messia d' Israele, il Salvatore del mondo, conosciuto da Dio nella Sua onniscenza ma manifestato in questi ultimi giorni (1 Pietro 1:20). La realtà stupenda della Messianicità di Yeshua può essere capita soltanto attraverso rivelazioni divine. (Matt. 16:17)
La figura fondamentale della Cristianità deve essere presentata nel contesto Ebraico biblico. è lì che noi verremo a scoprire il vero Yeshua della storia che è anche il Yeshua della nostra fede. Fuori da questo contesto ci verremmo ad inventare 'un altro Yeshua' perché il biblico titolo che Lo descrive ha perduto il suo significato originale (Vedi 2 Cor. 11:4).
Quando ai titoli di Yeshua si danno nuovi significati non biblici, è logico che questi non esprimano il significato vero della Sua identità. Quando questo succede la fede Cristiana è in grave pericolo. Il nostro compito quindi è quello di proclamare Yeshua come il Messia della visione dei Profeti, e quando usiamo i titoli Messia e Figlio di Dio dobbiamo capire quello che Yeshua ed il Nuovo Testamento intendevano con questi termini. La chiesa può proclamare di essere la custode della Cristianità autentica soltanto quando parla in armonia con quello che gli Apostoli ci hanno insegnato, e cominci a dichiarare al mondo il Vero Yeshua.

Appendice

Una delle realtà più interessanti del Messia è che Egli non è Dio, ma il Figlio di Dio. Il verso del Salmo 110:1, riportato nel Nuovo Testamento perlomeno 23 volte, è il saldo maestro della Cristologia. La relazione fra Dio ed il Messia è rivelata precisamente dal titolo dato al Messia— adoni—. (Salmo 110:1) Questa forma della parola 'signore' invariabilmente designa (in tutte le sue 195 ricorrenze) figure che non sono il Dio dell'Antico Testamento. è importante fare attentamente distinzione fra Adoni ed Adonai. Adonai in tutte le sue 449 ricorrenze si riferisce sempre a Dio Jehovàh. Adonai non è la parola usata nel Salmo 110. (Il nome di Dio è usato in questo verso). Questa importante distinzione fra Dio e l' uomo è una parte vitale del Testo Sacro, ed è stata confermata da Yeshua stesso in Matteo 22:42-44. Questo verso mette il Messia nella categoria di uomo, per quanto esaltato. Il Salmo 110:1 appare nel Nuovo Testamento come verso chiave che descrive il rango del Messia in relazione all'Unico Dio. (Vedi Atti 2:34-36)

Adonai ed Adoni (Salmo 110:1)

Il Verso - Prova dell'A. T., Favorito del N.T.

Come mai il Messia è chiamato adoni (mio signore) ma mai Adonai? (Signore Dio) “Adonai ed Adoni sono variazioni del Masoretico e mira a distinguere la referenza Divina da quella umana. Adonai si riferisce soltanto a Jehovàh ed adoni a uomini in speciale relazione con Dio.
Adoni— si riferisce all'uomo: Mio signore, mio maestro [vedi Salmo 110:1]
Adonai— si riferisce a Jehovàh..... Signore Iddio (Brown, Driver, Briggs.Lessico Inglese ed Ebraico dell'Antico Testamento. Cercare il significato della parola adon [= signore]
“La forma adoni ('mio signore'), un titolo reale, (1 Sam. 29:8) è bene distinguerla accuratamente dal titolo divino adonai (mio Signore) usato per Jehovàh. Adonai— la speciale forma plurale [il titolo divino] lo distingue da adonai [con vocali brevi] = miei signori [trovato a Gen. 19:2]” (Enciclopedia della Bibbia Internazionale Standard, “Signore” pg. 157)
“Nell'Antico Testamento 'Signore' è usato per tradurre Adonai quando usato per l'Essere Divino. La parola [Ebraica]... ha un suffisso [con speciali caratteristiche] presumibilmente per distinzione. Alle volte non è chiaro se è un appellativo divino o umano..... Il Testo Masoretico decide questo, alle volte, con una nota che fa distinzione fra la parola 'santo' o soltanto 'eccellente,' alle volte con una variazione di [vocali] caratteristiche.... adoni, adonai [vocali brevi] ed Adonai [vocale lunga]” (Dizionario della Bibbia Hastings, “Signore,” Vol. 3 pg 137).
“L'Ebraico Adonai denota esclusivamente il Dio d'Israele. è attestato circa 450 volte nell'Antico Testamento... Adoni è usato per indicare esseri umani con mansioni divine. (Gen. 44:7; Num. 32:25; 2 Re 2:19 etc...) Noi quindi assumiamo che la parola adonai [con vocali brevi] ha ricevuto la sua speciale forma per distinguerla dall'uso laico adon [o adonai]. La ragione per cui Dio è chiamato Adonai [con vocali lunghe] invece della forma normale adon adono o adonai [con vocali brevi] è proprio per distinguere il Dio Jehovàh da ogni altro dio o signore umano.” (Dizionario di Deità e Demoni nella Bibbia, pg. 531).
“L'allungamento della vocale a in Adonai [il Signore Iddio] la si può attribuire alla preoccupazione dei Masoreti di marcare la parola come sacra con un piccolo segno esterno.” (Dizionario Teologico dell'Antico Testamento, “Adon,” pg. 63 e Dizionario Teologico del Nuovo Testamento, 111, 1060 etc, n. 109)
“La forma 'al mio signore' l'adoni, non è mai usata con referenza divina.... il fatto generalmente accettato [è] che i Masoretici usarono questi piccoli segni per distinguere le referenze divine (Adonai con la a lunga) da quelle umane (adoni or adon) (Wigram, La Concordanza Inglese- Ebraica e Caldea dell'A. T., pg. 22) (Herbert Bateman, Salmo 110:1 ed il N. T., Biblioteca Sacra, Ottobre- Dicembre 1992, pg. 438).
Il Professore Larry Hurtado, dell'Università d'Edimburgo, celebrato autore di un classico moderno sulla Cristologia, dice: “Non c'è alcun dubbio che i termini Adonai ed adoni hanno una funzionalità diversa: la prima forma, un reverente modo per evitare di pronunziare il nome divino YHWH, il secondo uso della parola, con piccole varianti è per figure che non sono Dio” (dalla corrispondenza, 24 Giugno, 2000)

Come Yeshua è diventato Dio

Il Nuovo Testamento presenta Yeshua come il Mashiach, il Messianico Figlio di Dio. Egli funge d'Agente e Rappresentante di Jehovàh Suo Padre, il Dio d'Israele. Yeshua ha fondato la Sua Chiesa sulla rivelazione che Egli è “il Messia, Figlio del Dio Vivente” (Matt. 16:16). Come Figlio Egli fu creato e concepito super naturalmente (Matt. 1:20; Luca 1:35; Atti 13:33; 1 Giov. 5:18) nel grembo di Sua madre Maria. Questo è quello che Lo ha istituito Unico Figlio di Dio, “l'unico (essere umano) generato” o “unicamente concepito Figlio di Dio” (Giov. 1:14, 18; 3:16,18; 1 Giov. 4:9), ed è questo che Lo ha costituito il Signore Messia (Luca 2:11), ma no il Signore Dio. Quindi se è stato generato — portato in esistenza — logicamente non si può dire che Egli fosse eterno. Quindi il termine “eterno Figlio” è un'espressione che non fa senso. “Eterno” vuol dire senza principio e senza fine. Essere generato vuol dire avere un inizio. Tutti i figli sono generati, quindi “Dio il Figlio” è un titolo dato a Yeshua, il Messia, che inganna. Non è possibile essere il Dio Eterno ed allo stesso tempo il Figlio di Dio! I padri della chiesa, che si è venuta a formare dal secondo secolo in poi, probabilmente cominciando da Giustino Martire, hanno cominciato a cambiare la storia del Figlio di Dio, trasportandola indietro nella pre-storia, distorcendo ed eclissando la Sua vera identità. Lo hanno rimosso dal Suo rango di Capo della nuova creazione umana, il secondo Adamo. Minimizzando la Sua vera storia hanno inventato intorno a Lui una pre-storia cosmica. Questo ha danneggiato l'identità del “uomo Yeshua Mashiach (Messia)” Più tardi, Origine ha inventato un nuovo significato per la parola “concepito” o “generato.” Egli chiamò Yeshua il Figlio “eternamente generato” — un concetto che non fa senso e che contraddice il racconto del N.T. dell'effettiva “generazione” o “concezione” del Figlio.
Questo fondamentale cambiamento paradigmatico, che ha fatto sorgere il terribile “problema della Trinità” i 'restorazionisti' lo hanno fatto risalire a quei padri della chiesa anti-Nicena che, usando un modello mezzo Platonico, hanno cominciato a progettare il Yeshua della storia, il Figlio Messianico di Dio, indietro nel tempo preistorico e pre-mondiale. Hanno prodotto un Figlio metafisico che ha preso il posto del Messianico Figlio / Re descritto nella Bibbia — Il Figlio Messianico la cui esistenza era ancora nel futuro quando è stato profetizzato come il 'Re promesso' nel patto fatto con Davide (2 Sam. 7:14, egli sarà 'Mio [di Dio] figlio’). Il libro degli Ebrei 1:1-2 espressamente dice che Dio non ha mai parlato nell'Antico Testamento attraverso il figlio. E questo è perché il Messianico Figlio di Dio non era ancora in esistenza.
Il professore Loofs descrive il processo dell'iniziale corruzione della Cristianità biblica:
“Gli Apologetici [padri della chiesa come Giustino Martire, metà del secondo secolo] hanno preparato le fondamenta per la perversione / corruzione (Verkehrung) della Cristianità in un rivelato (filosofico) insegnamento. Per chiarire, la loro Cristologia ha influito sul seguente sviluppo della Cristologia biblica con un risultato disastroso. Trasferendo il concetto di Figlio di Dio in un pre-esistente Mashiach, causarono il problema Cristologico del quarto secolo. Hanno cambiato il punto di partenza del pensiero Cristologico — via dal Cristo della storia, e in una questione di pre-esistenza. Così facendo hanno sviato l'attenzione dalla vita storica di Yeshua, mettendola nell'ombra, promuovendo invece l'incarnazione [cioè un Figlio pre-esistente]. Hanno unito la Cristologia alla cosmologia ma non l'hanno potuta unire alla soteriologia. L'insegnamento del Logos non è una Cristologia “superiore” alla Cristologia usuale. Effettivamente distoglie dall'apprezzare genuinamente il Mashiach. Secondo quello che loro insegnano non è più Dio che rivela Se Stesso nel Mashiach, ma il Logos, un Dio inferiore, un Dio che come tale è subordinato a Se stesso, il Dio superiore (inferiorità o subordinamento).
“Inoltre, la soppressione dell'idea economico-trinitaria con concetti metafisico-pluralisti della divinità triade (trias) può essere rintracciata agli Apologisti” (Fiedrich Loofs, Leitfaden zumstudium des Dogmengeschichte [Manuale per lo Studio della Storia del Dogma], 1890, parte1, Cap. 2, swz. 18: “La Cristianità come Filosofia Rivelata. Gli Apologisti Greci,” Niemer Verlag, 1951, pg. 97, Traduzione di Buzzard.)

Coloro che sono interessati alla ristorazione del biblico Yeshua, Figlio di Dio, possono essere incoraggiati dalle parole incisive d'un eminente sistematico filosofo del nostro tempo. Egli aiuta il restauro del biblico significato del cruciale titolo “Figlio di Dio,” salvandolo dal lungo millennio d'oscurità causato, dalle menti, con inclinazioni Platoniche, dei padri e teologi della chiesa.
Il Professore Colin Brown, editore generale del Nuovo Dizionario della Teologia del N. T., scrive: “Il punto cruciale del discorso sta nel modo in cui noi intendiamo il termine Figlio di Dio... Il titolo Figlio di Dio non è in se stesso un'espressione di personale entità o l'espressione di distinzioni metafisiche nella Divinità. Certamente per essere 'Figlio di Dio' uno deve essere un essere che non è Dio! Quel titolo è per designare una creatura che ha una speciale relazione con Dio. Particolarmente denota un rappresentante di Dio, un vice-reggente di Dio. è una designazione di regalità che identifica il Re come Figlio di Dio.... Secondo me il termine Figlio di Dio, alla fine converge con il termine 'immagine di Dio' che deve essere inteso come rappresentante di Dio, quell'Essere in cui lo Spirito di Dio dimora, ed a cui sono state date l'amministrazione e l'autorità d'agire nell'interesse di Dio..... Io penso che sia un fondamentale errore trattare affermazioni nel Vangelo di Giovanni circa il Figlio e la Sua relazione con il Padre come espressioni di relazioni internamente trinitarie. Ma questo modo sistematico di lettura incorretta del quarto Vangelo sembra sia alla base di molto del sociale pensiero trinitario..... È una comune ma ovvia lettura incorretta del primo verso del Vangelo di Giovanni che è letto come dicesse, 'Al principio c'era il Figlio ed il Figlio era con Dio, ed il Figlio era Dio' (Giov. 1:1). Quello che è successo qui è una sostituzione di Figlio per Parola [o Verbo] (Greco Logos) e così il Figlio è diventato un membro della Divinità che esisteva sin da principio” (“Trinità ed Incarnazione: Verso una Ortodossia contemporanea,” Ex Auditu, 7, 1991, pgn. 87-89).

  1. Bultmann, per esempio, nel suo Lavoro Filosofico e teologico, pg. 276, dichiara che Giovanni 20:28 è l'unico esempio, per certo, che Yeshua è chiamato “dio”. E molti debbono ammettere che Ebrei 1:8 è un altro caso chiaro. Notare come certe Bibbie traducono questo verso: “Il tuo trono, o dio durerà in eterno.”
  2. La frase “eterna generazione del Figlio” che è l'acciarino del Trinitarismo ortodosso non ha alcun significato, dato che generare vuol dire portare ad esistere (o portare in esistenza), poiché l'eternità è al di fuori del tempo. Osservare la protesta del Dott. Adam Clarke: “Ho fiducia che mi sia permesso di dire, con il dovuto rispetto per quelli che non la pensano come me, che la dottrina dell'eterna figliolanza di Yeshua è, nella mia opinione, anti-biblica e pericolosa...... Il dire che Egli è stato generato da tutta l'eternità è, nella mia opinione, assurdo; e la frase 'Figlio eterno' è positivamente una contraddizione in se stessa. 'Eternità' non ha inizio e non è limitata dal tempo. 'Figlio' presume tempo, generazione, padre ed anche tempo antecedente a tale generazione. Quindi l'unione di questi due termini 'Figlio' ed 'eternità' non è assolutamente possibile, perché implicano idee diverse ed opposte.” (Commentario su Luca). Il Dott. J. O. Buswell scrive: “Noi possiamo dire con confidenza che la Bibbia non ha proprio niente da dire sulla 'generazione' come una relazione eterna fra Padre e Figlio” (Una Teologia Sistematica della Religione Cristiana, Zondervan, 1962, pg. 111).
  3. Io sono riconoscente a F. F. Bruce per la seguente aguzza osservazione: “la gente che aderisce a sola scriptura Come loro credono (come loro credono) spesso in realtà aderiscono ad una tradizionale scuola d'interpretazione della sola scriptura. Sia i Protestanti Evangelici che i Cattolici Romani o i Cristiani Greco-ortodossi possono essere egualmente schiavi della tradizione; ma non sono coscienti che è soltanto 'tradizione'”
  4. Così i Giudei hanno interpretato l'espressione Ebraica quando hanno tradotto le loro Scritture in Greco.
  5. Comparare con l'osservazione di E. Kautzsch; “In Michea 5:2 il riferimento è ad una remota antichità...... Deut. 32:7 dimostra che questo è il significato di 'giorni antichi' (e no 'giorni dell'antichità' [nell'eternità non ci sono giorni] come se quello di cui parlavano fosse di eterna pre-esistenza del Messia)” (Dizionario della Bibbia Hastings, pg. 696 di un vol ex.)
  6. Una debolezza della maggior parte dei sistemi teologici è il rifiutare di vedere nelle parole di Yeshua nell'Apocalisse, le parole vere del Maestro. Quando la Cristologia della Rivelazione è messa da parte, i reclami di Yeshua al Verso 1:1 dell'Apocalisse sono rinnegati ed i risultati, una Cristologia deformata.
  7. “è necessario notare che Giovanni, come tutti gli altri nel N.T., è un risoluto testimone del fondamentale credo Giudaico, unitario monoteismo. (paragonare con Rom. 3:30; e Giacomo 2:19) C'è un Unico, Vero e solo Dio (Giov 5:44; 17:3)” (J.A.T. Robinson Dodici più Studi del N. T., SCM Press 1984, pg. 175.) Yeshua si riferisce al Padre come “Il solo che veramente è Dio” (Giov. 17:3) Tali dichiarazioni dovrebbero portare a termine tutto l'argomento
  8. D'altra parte 'ascensione' di Yeshua potrebbe essere una referenza alla Sua conoscenza di segreti divini. (Paragonare con Proverbi 30:3, 4)
  9. In alcuni scritti Giudaici, preesistenza è attribuita all'atteso Messia, ma non solo il Messia preesiste ma anche altre cose e persone venerabili come il tabernacolo, la Legge, la città di Gerusalemme, lo stesso Mosè il legislatore, ed il popolo d'Israele. Tutte questo, la Bibbia ci dice preesisteva prima del concretizzarsi.
  10. Paragonare con quello che dice G. B. Caird nel suo libro Sviluppo della Dottrina di Cristo nel Nuovo Testamento, pg. 79: “Gli Ebrei hanno creduto soltanto nella preesistenza di una personificazione; sapienza era una personificazione o d'un attributo divino o d'un proposito divino, ma mai una persona. Né il quarto Vangelo né gli Ebrei hanno mai parlato della Parola (o Verbo) o della sapienza in termini che ci spingono a considerarle come persone.”
  11. H.H. Wendt, nel suo libro Gli Insegnamenti di Yeshua, Vol. 2, pg. 176 nel commentare Giov. 8:58 dice: “La vita terrena di Yeshua era stata predestinata e prevista da Dio 'prima che Abramo fosse”
  12. Edwin Freed nel suo libro JTS, 33, 1982, pg. 163 dice: “In Giov. 8:24 'ego eimi' deve essere inteso come referenza alla Messianicità di Yeshua.....Se non credete che 'Io sono Lui (il Messia), voi morirete nei vostri peccati.'”
  13. Vedi nota 10
  14. Paragonare con quello che dice James Dunn nel suo libro Cristologia in formazione, pg. 243, commentando Giov. 1:1-14 “La conclusione che sembra emerga dalle nostre analisi è che soltanto cominciando dal verso 14 possiamo cominciare a parlare di un Logos di natura personale... Il punto è oscurato dal fatto che dobbiamo tradurre il logos con il pronome maschile 'egli'.... Ma se invece traduciamo logos come 'espressione di Dio' diventerebbe apparente che la composizione non intende necessariamente di portarci a pensare che il Logos nei versi da 1-13 fosse un personale essere divino.”
  15. Supponendo che egli fosse appropriatamente battezzato, completamente istruito, ed attivo secondo la Verità della Scrittura. Il lettore dovrebbe essere conscio che l'idea moderna di cosa vuol dire essere Cristiano è possibile che non corrisponda alla definizione biblica. Matt. 7:21 fornisce il più disagevole avvertimento del N.T.
  16. Vol. 1, pg. 194.
  17. Osservare particolarmente C.H. Talbert, “Il problema della Preesistenza nei Filippesi 2:6-11,” JBL 86 (1067), Pgn. 141-153. Ed anche G. Howard, “Filippesi 2:6-11 ed il Cristo Umano,” CBQ 40 (1978), pgn. 368-387.
  18. L' Insegnamenti del N. T. secondo San Paolo, pgn. 65, 66.
  19. Nel Col. 1:17 molti traduttori sono meno cauti d'altri che saggiamente relegano al margine della pagina l'implicazione che Yeshua “è esistito prima di” tutte le cose. È sufficiente dire con Paolo che Egli viene prima di tutto, dicendo così che Egli è Supremo nel mondo creato e no che Egli fosse prima nel tempo ad essere stato creato o che egli fosse esistito da sempre o nell'eternità. Nel Vangelo di Giov. 1:15, 30 un simile entusiasmo per la preesistenza è esibito da quei traduttori che non ci permettono di vedere che il verso può essere tradotto: “Colui che viene dopo di me ha preso una posizione in fronte a me perché Egli ha assoluta priorità su di me” (Vedere anche i Commenti di Raymond Brown nella serie della Bibbia Anchor e Westcott). Un'altra traduzione inganna quando dice che Yeshua “è ritornato” o “tornato indietro” al Padre. In verità il verso dice che stava 'andando” o “ascendendo” (Vedere Giov. 13:3; 16:28; 20:17).
  20. Il Nuovo Testamento è del tutto chiaro circa il fatto che Dio il Padre è il Creatore in Genesi1:1; Atti 7:50; 14:15; 17:24; Apocalisse 4:11; 10:6; 14:7; Marco 10:6; 13:19.
  21. Nel Commentario di Tyndal sugli Ebrei di Thomas Hewitt (1960) pg. 56, la traduzione è “e quando Egli (il Padre) porterà un' altra volta il Suo Primogenito nel mondo”
  22. Vedi anche Matteo 19:28-30, ed Apoc. 2:26, 3:21, 5:10 che con tanti altri versi prevedono l'istituzione del Regno Messianico sulla terra quando Yeshua ritornerà.
  23. Per ulteriori informazioni sul come l' autore dell'Epistola agli Ebrei usa il Salmo 102 verso 1:10 leggere l 'Epistola agli Ebrei di F. F. Bruce, pg. 21-23.
  24. La parola Ebraica “signore” (adoni) in tutti i suoi 195 casi in cui è usato non è mai il titolo di Deità. In contrasto Iddio è Adonai (con la a lunga) 449 volte. Questo critico testo ci dimostra che nessun scrittore della Bibbia abbia mai pensato che Messia fosse Dio Stesso.
  25. Giovanni 20:28 presenta un discorso in cui Yeshua è chiamato “mio Signore e mio Dio.” Questi due titoli sono stati attribuiti al Messia nell'Antico Testamento (Salmo 45:6, 11; 110:1) Quindi tutto il proposito di Giovanni è di presentare Yeshua come Messia. (Giov. 20:31).
  26. Yeshua non ha mai negato che la teocrazia predetta non sarebbe stata stabilita da Lui come Messia. La perdita di questa verità teologica del futuro Regno Messianico causa la perdita del co-regno di Yeshua e la Sua Chiesa fedele. (la sposa) Ed è così che la Cristianità ha perduto il suo obbiettivo.
  27. Trovato sia nei Salmi di Salomone sia nell'Antico Testamento, Salmo 2 etc...
  28. La vocazione dei Giudei, nelle collezioni di componimenti sul Giudaismo e la Cristianità.
  29. Lettere del Nuovo Testamento parafrasate da J. W. C. Wand D.D.
  30. Ha a che fare con eventi che si verificheranno alla fine dell'età.
  31. Allo stesso modo in cui le dottrine Cristiane di Dio e l'uomo e salvezza sono “assolutamente insostenibili senza l'esistenza di Satana” (Io credo nella Distruzione di Satana, di Michael Green, Eerdman, 1981, pg. 20.)


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