mercoledì 12 agosto 2009

La controversia sulla trinità

Nel quinto secolo la Cristianità aveva conquistato
il paganesimo ed il paganesimo aveva infettato l'umanità" -- Macaulay


Precedenti Storici dell’odierno dibattito sulla preesistenza

Il problema della preesistenza (e quindi della Trinità), ed il suo effetto sulla natura del Salvatore ha una lunga storia nella Chiesa. Negli ultimi anni ha cominciato a farsi strada nelle menti di alcuni preminenti studiosi biblici un dubbio: se quello che abbiamo ereditato dai Padri della Chiesa fa giustizia all'unitario monoteismo professato dagli Apostoli.1 Si sono anche domandati quanto il Gesù dei credi sia considerato una vera persona umana.2 Un abbozzo storico aiuterà a preparare la scena per il corrente dibattito. Prima di tutto notiamo che Giustino Martire (c. 114-165) è stato uno dei primi scrittori post-biblici a sviluppare la dottrina della preesistenza di Cristo, sebbene riconoscesse che non tutti i suoi amici credenti condividessero la sua veduta. Egli confessò all'Ebreo Trifo che:

“Gesù può essere ancora l'Unto di Dio, benché non potrei provare la Sua
preesistenza come Figlio di Dio che ha creato il tutto... E benché non potrei provare che sia preesistito, dovrebbe essere giusto dire che soltanto in questo aspetto si potrebbe pensare che io sia stato ingannato, e non per negare che Egli è il Cristo... e benché sembri che Egli fosse nato uomo dagli uomini... Poiché ci sono alcuni... della nostra razza che ammettono che Egli sia il Cristo, mentre lo considerano un essere completamente umano; con i quali io non sono d’accordo.”
3

Trifo, parlando come uno che conosce la speranza Ebraica del Messia, aggiunge la sua voce alla voce di quelli che "pensano che Gesù fosse un uomo, ed essendo stato scelto da Dio è stato unto da Lui, Cristo." Egli considera questa affermazione un'opinione più probabile di quella di Giustino. Benché Trifo qui sembra riferirsi ad una cristologia d'adozione (i.e. Gesù divenne Figlio di Dio soltanto al momento del battesimo), distinta dalla Cristologia di Luca (Gesù è Figlio di Dio per virtù della Sua miracolosa concezione; Luca 1:35), sembra chiaro dal suo dibattito con Giustino che credere nella preesistenza non fosse ancora il dogma universale che più tardi è diventato. Ed è anche bene notare che “Giustino non ha mai detto che il Padre, il Figlio e lo Spirito costituiscano un Dio, come divenne tradizione negli anni successivi. A rigore di termini egli era un unitariano, come lo erano generalmente i Padri ortodossi del suo tempo: vale a dire che essi credevano che il Figlio fosse un Essere distinto dal Padre, ed inferiore a Lui.”4 Una ulteriore indicazione della disputa sul Vangelo di Giovanni e sulla preesistenza è trovata negli scritti di Padre Epifanio della Chiesa Greca (c. 310- 403), il cui interesse era di identificare l'"eresia". Egli si riferisce ad un gruppo di credenti Gentili, gli Alogisti (c. 180) che erano stati accusati di respingere il Vangelo di Giovanni. Joseph Priestley ha azzardato l'opinione che gli Alogisti erano stati criticati da Epifano perché “avevano spiegato il 'logos’, nella introduzione del Vangelo di Giovanni, in modo diverso dal suo”5 Così il cruciale argomento sul significato del logos nel prologo di Giovanni cominciò ad essere causa d'incertezza. La soluzione della domanda sulla natura della preesistenza in Giovanni, che favoriva la credenza in un Figlio preesistente, ha causato un profondo e duraturo effetto su quello che divenne l'ortodossia Cristologica delle dottrine religiose. La dottrina della Trinità non può essere sostenuta a meno che non si possa dimostrare che Gesù sia preesistito come l'eterno Figlio di Dio prima della Sua nascita. Proteste contro una particolare lettura di Giovanni, che istituisce tensione fra lui e la veduta Sinottica di Cristo, emergono ancora una volta.

Dinamico Monarchianismo

Entro poco tempo una reazione è sopravvenuta contro l'evidente minaccia al monoteismo proposta dall'introduzione di un "secondo Dio" nella forma di un preesistente Cristo. Prima di diventare cristiani Giustino ed altri scrittori di quei primi tempi erano stati imbevuti di filosofia. È stato facile per loro abbandonarsi a speculazioni e quindi leggere il prologo di Giovanni come se fosse in armonia con la veduta Greca dell'universo. Gli Apologeti del secondo secolo erano più familiari con la cosmologia Platonica che con la Soteriologia biblica, e per conseguenza hanno forzato la Dottrina Cristiana ad adattarsi ad una forma filosofica Procustiana. Essi concepivano Dio come una essenza al di sopra ed al di là di qualsiasi altra, ineffabile, incomunicabile, impassibile, esaltata al di sopra di ogni attività, tempo o spazio. Questo Dio Platonico ci ha mandato la Parola... Attraverso un atto della Sua volontà, per essere un intermediario per la creazione, rivelazione e redenzione. La dottrina interpreta il Figlio come preesistente.6 La reazione avvenne quando un gruppo di credenti protestò che la Divinità è strettamente formata da un'unica Persona – una "monarchia". Teodoto il conciapelli è stato quello che ha sollevato la questione sull'umanità di Gesù a Roma nel 190-200. Facendo appello all'affermazione strettamente monoteistica di Paolo in Timoteo 2:5, egli manteneva che Gesù non aveva diritto ad essere chiamato Dio. Il suo successore, un altro Teodoto, ha continuato a sostenere la veduta che Gesù era un uomo concepito supernaturalmente. Circa trent'anni dopo Artema, avendo la stessa "dinamico-monarchianismica" credenza della Divinità ha contrastato il vescovo Romano sostenendo che l'antica Cristologia, che i monarchiani difendevano, era stata distorta dalla Chiesa ufficiale.

Paolo di Samosata

La questione sulla natura della preesistenza è venuta a galla in seguito, nella teologia di Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia, nella metà del terzo secolo. Benché Paolo fosse stato ufficialmente condannato per eresia nell'anno 268 D.C., scrittori moderni hanno apprezzato la forza della sua protesta contro l'"ortodossia". “La nostra teologia è stata gettata in una forma scolastica“, scrisse l'arcivescovo Temple. "[Noi abbiamo bisogno di e siamo progressivamente forzati in una teologia basata sulla psicologia.] La transizione, ho paura, non avverrà senza grande dolore; ma niente la può impedire." Temple continuò dicendo che "noi non dobbiamo dimenticare che c'era stato un precedente tentativo fatto da Paolo di Samosata. Egli vide serie difficoltà nella formulazione della dottrina della Chiesa riguardo al Cristo [purché questa fosse espressa in termini di sostanza, e formulata in termini di volontà."]7 Un'altra persona che fa parte di questo dialogo, il Professore Bethune-Baker, ha espresso la sua convinzione che "Paolo di Samosata aveva come sostegno una genuina tradizione storica, alla quale, nella nostra ricostruzione dottrinale, dobbiamo ritornare."8 Loofs, lo storico della Cristologia, è venuto alla conclusione che Paolo di Samosata "è uno dei più interessanti teologi del periodo anti-Niceno, perché egli fa parte di una tradizione che ha le sue radici in un periodo anteriore al diluvio di Ellenismo che si è riversato sulla Chiesa."9 Quello che Paolo di Samosata sapeva del "logos" era, che non aveva un'esistenza indipendente da Dio; in altre parole il Figlio non era in esistenza prima del concepimento di Gesù. Una tanto diffusa familiarità con questa stessa tradizione è insolitamente confermata da una casuale osservazione di Origene nel suo commentario su Giovanni. Egli asseriva che c'erano "numerosi Cristiani che usavano il 'logos' soltanto come soprannome per il preesistente Cristo (senza la sua implicazione filosofica e soltanto nel senso di espressione del Padre) che venne ad esprimersi in un Figlio quando Gesù fu concepito." (prg. con Ebrei 1:1, 2). Essi non hanno ascritto al “logos” un'ipostasi o individualità separate.10 È interessante che Tertulliano (c.155-230) traduca “logos” con sermo, "parola". E poi egli nota che "è una semplice consuetudine della nostra gente dire [di Giovanni1:1] che la parola di rivelazione fosse con Dio." Egli da parte sua insiste che “logos” dovrebbe essere inteso come "qualunque cosa tu pensi" e "parola" come "qualunque cosa tu percepisci." Riferendosi ad un tempo prima della creazione, egli aggiunge che "benché Dio non avesse ancora mandato la Sua Parola, Egli l’aveva con ed in ragione dentro di Lui."11 È chiaro che la "parola" non fosse ancora intesa come il Figlio eternamente preesistente, come nella più tarda ortodossia. Green ammette che la dottrina della Trinità (non la Trinità formulata più tardi) di Paolo di Samosata era "tanto biblica quanto quella di Origene, ed era basata su una ben fondata e molto diffusa Tradizione della Chiesa."12

Ed egli continua con questa eccezionale asserzione che:

"Non si puo enfatizzare abbastanza il fatto che la tradizione Antiochena non sapeva alcunché del termine Figlio come applicabile ad un preesistente Logos, in qualunque senso usato. Con la parola 'Figlio' essi hanno sempre inteso il Cristo della storia..."

Loofs osserva che il trasferimento della concezione da Figlio ad un preesistente Logos per opera dei teologi Alessandrini è stato il più importante fattore nell'istituzione del carattere pluralistico della dottrina Cristiana.13 Il parlare di Gesù come il preesistente Figlio di Dio, è stato l'espediente fatale che ha rimosso il Salvatore dalla categoria di essere umano ed ha iniziato una serie di spaventose dispute sul Cristo. Quando il principio di Gesù ha cessato di essere alla sua concezione, speculazioni sono cresciute in disordinata confusione, la Divinità divenne pericolante e Gesù cessò di essere l'"uomo Messia" profetizzato dalla Bibbia Ebraica. Una ricostruzione che limita il termine "Figlio" a Gesù come il Cristo umano, sembra abbia una salda base nella storia della chiesa primordiale, e nella Bibbia stessa. È incoraggiante trovare che William Temple abbia un intendimento più autentico sulla natura della preesistenza nel Vangelo di Giovanni: "L'identificazione Giovannina di Cristo con il 'logos' originariamente significava, negli scritti dell’evangelista, «voi credete in un unico 'concetto fondamentale' dell'universo, ma non conoscete il suo carattere, noi lo conosciamo; è stato fatto carne nella persona di Gesù di Nazareth»"14
Il compianto famoso studioso della Bibbia, F.F. Bruce, sembra intrattenga una veduta della preesistenza che dà adito alla domanda, se in Giovanni 1:1 il Figlio era preesistente. Egli dice: "Sulla questione della preesistenza, si può almeno accettare la preesistenza della parola eterna o dell'eterna sapienza di Dio, che ha preso sembianze umane in Gesù. Ma non è troppo chiaro se alcun scrittore del Nuovo Testamento abbia mai creduto in una cosciente separata esistenza di una 'seconda Persona Divina' prima del Suo concepimento."15
La franca deduzione di Bruce è molto rivelante. Se nessun scrittore del Nuovo Testamento ha mai creduto che il Figlio di Dio fosse una preesistente seconda persona divina, è bene concludere che nessun scrittore del Nuovo Testamento abbia mai creduto nella Trinità.

Fotino ed i Fotiniani

L'obiezione sulla preesistenza di Gesù emerge un'altra volta con il vescovo del quarto secolo Fotino di Sirmium. Il suo intendimento di Gesù era probabilmente identico a quello di Paolo di Samosata. Fotino manteneva che Gesù divenne Figlio alla Sua soprannaturale concezione. Diversi concili lo condannarono perché sosteneva che il Figlio esistesse prima di Maria soltanto nella prescenza e nel proposito di Dio. Lo storico della chiesa, Sozomen, descriveva un Fotino che credeva che "C'era soltanto un Dio Onnipotente, attraverso la Cui parola tutte le cose vennero in esistenza." Inoltre Fotino non avrebbe ammesso che "la generazione ed esistenza del Figlio fossero da prima di tutte le età; al contrario egli asseriva che Gesù proviene da Maria." La tradizione che nega la letterale preesistenza del Figlio è sopravissuta in Spagna e nella Gallia Meridionale quasi fino al settimo secolo. Fotiniani ed altri seguaci del Vescovo Bonosus, che anche lui negava la preesistenza di Cristo, sono stati condannati come eretici dal Sinodo di Toledo nel 675.16

Michele Servetus ed Adamo Pastor

Lo Spagnolo Michele Servetus (1511-1553) è stato uno dei più articolati esponenti della Cristologia anti-Nicena. La sua basilare tesi era che la caduta della chiesa datava dal disastroso intervento di Costantino negli affari della dottrina Cristiana a Nicea. Egli sosteneva che, accettare Gesù come il Messianico Figlio di Dio dovrebbe essere la base per una ricostruzione Cristologica. Il Figlio, egli reclama, ha cominciato ad esistere alla sua concezione in Maria. Egli ha poi dismesso come Greca speculazione filosofica tutto quel parlare di una premondana "generazione eterna" di un Figlio. Egli considerava lo Spirito Santo come la potenza e la personalità di Dio estese alla creazione, non una distinta persona dentro la Divinità. Servetus mette in rilievo che si può pensare del Figlio come eterno soltanto come l'intenzione di Dio di generarlo in un futuro momento nella storia.17 Come è ben saputo, Servetus ha pagato per la sua "eretica" Cristologia con la sua vita. È stato bruciato vivo a Ginevra, dietro investigazione della Chiesa Cattolica Romana ed del riformatore Protestante, Giovanni Calvino, il 27 Ottobre 1553. Questo tragico episodio è uno spaventoso richiamo alla terribile violenza e fuorviato zelo che ha marcato certe forme "magistrali" di professante Cristianità.18
La questione della preesistenzafu un fatto critico tra gli Anabetisti Olandesi del sedicesimo secolo, nella disputa tra Menno Simons ed un collega Anabetista, Adamo Pastor (c. 1500-1570). Un monaco, originariamente chiamato Rodolfo Martens, Pastor era senza dubbio "il più brillante uomo e scolaro di tutta la comunità Anabetista Olandese del suo tempo."19 La Cristologia di Pastor prevede la contemporanea indagine sulla natura della preesistenza, ed una simile Cristologia era emersa nel lavoro di due altri teologi Olandesi del ventesimo secolo, Hendrikus Berkhof e Ellen Flesseman.20 Nel 1547 Pastor rinnegò il Trinitarismo ortodosso a Emdem e fu immediatamente scomunicato da Simons e Obbe Philips. Noi vediamo, dal lavoro di Pastor intitolato Differenza Tra Dottrina Vera e Dottrina Falsa,21 come egli rinnegava la preesistenza di Cristo. Non è sorprendente che Sandius ed altri anti-trinitari scrittori Polacchi si riferissero a Pastor come "l'uomo nella nostra patria che sia stato il primo ed abile scrittore in quella direzione," i.e. la veduta che la "parola" di Giovanni 1:1 non fosse una persona, ma la parola o la volontà cretiva di Dio personificata.22 H. E. Dosker osserva che "Quando leggiamo Adamo Pastor dovremmo stropicciarci gli occhi per vedere se siamo svegli o se stiamo sognando. Quello che dice è così sorprendentemente moderno che disorienta il lettore. Ci risvegliamo alla realtà che non tutta la modernità ... è moderna."23 Pastor condanna la dottrina di Menno e Melchior Hoffman che dice che la parola è passata attraverso Maria senza avere assolutamente nessun contatto con il suo corpo. Questo farebbe di Maria una specie di madre surrogata che non ha in realtà concepito Gesù come la Scrittura dice. Tale Cristologia a malapena può evitare l'accusa di Docetismo e Gnosticismo. Pastor insiste che Cristo è veramente umano ed il discendente di Davide, supernaturalmente concepito. La sua veduta sembra coincida bene con quella che Raimondo Brown descrive come la stessa veduta di Luca e Matteo. Questo è certo che gli Anabetisti Polacchi un secolo dopo hanno dichiarato Pastor come il primo uomo che abbia chiaramente articolato le sue vedute sulla preesistenza. Senza dubbio, Adamo Pastor ha anticipato la moderna discussione sull'umanità di Gesù quando ha definito il "logos" non una persona preesistente, ma l’espressiva attività propria di Dio che esprime tutta la Sua energia nel creare, nel rivelare la verità e nel generare il Messia.24

Giovanni Biddle, Padre degli Anti-Trinitari Inglesi


Giovanni Biddle (1615-1662) educato nei classici e nella filosofia a Oxford, dopo aver cominciato a mettere indubbio l'accettata dottrina della chiesa, s'imbarcò in una imparziale ricerca delle Scritture. Dal 1641 al 1645 egli fu preside della Scuola Crypt, Gloucester. È stato durante questo periodo che il suo rigoroso studio del Nuovo Testamento gli causò il di disamoramento della dottrina sulla Trinità. La questione era di una importanza così seria che i magistrati diramarono un ordine per il suo arresto ed imprigionamento. Dopo un dibattito con l'Arcivescovo Ussher (di fama cronologica), Biddle ha riassuntato il risultato del suo studio sulla Cristianità originale: "I Padri dei primi due secoli, o pressappoco, quando i giudizi dei Cristiani erano ancora liberi, e non resi schiavi dalle determinazioni dei Concili, hanno asserito che il Padre è assolutamente un Dio." Biddle ha protestato che il linguaggio filosofico Greco dei credi era stato "innanzituttomacchinato astutamente da Satana nelle teste dei Platonisti, per pervertire la venerazione del vero Dio." Il parlamento non perse tempo ad ordinare che il lavoro di Biddle venisse bruciato. Nel 1648 il governo Britannico ha passato quella che è stata chiamata l'"Ordinanza Draconiana", per la condanna a morte dei "Blasfemi ed Eretici," intesa al reclamo di Biddle che la dottrina Trinitaria introduceva " tre Dii, e così sovvertiva l'Unità di Dio, cosìfrequentemente impresso nella Scrittura." Il Credo di Atanasio non risolve il problema: "poiché chi (se perlomeno s’azzarda a far senso della propria religione) non s'accorge che questo è tanto ridicolo, quanto il dire che Pietro è un Apostolo, Giacomo è un Apostolo, Giovanni è un Apostolo, ma non sono tre Apostoli ma un solo Apostolo?" Nel 1655 Biddle è stato incarcerato nella Prigione Newgate per "aver rinnegato publicamente che Gesù Cristo non era l'Onnipotente ed Altissimo Dio." I sostenitori di Biddle hanno immediatamente messo in risalto che tutti i Cristiani dovrebbero esser Considerati colpevoli e condannati a morte, secondo l'ultimo attentato del Parlamento di sopprimere l'anti-Trinitarismo, poiché "chi dice che Cristo è morto, dice che Cristo non è Dio, poiché Dio non può morire. Ma ogni Cristiano crede che Cristo è morto, quindi ogni Cristiano dice che Cristo non è Dio." Una petizione per lo scarceramento di Biddle lo descrive come "un uomo, che benché non sia d’accordo con noi su diversi argomenti di fede, tuttavia a causa del suo diligente studio della Santa Scrittura, della sua ragionevole e pacifica conversazione, di cui alcuni di noi ha una conoscenza intima e buona, noi non possiamo far altro che esaminare ogni possibilità capace della libertà promessa dal Governo." Benché avesse soltanto 47 anni, Biddle aveva già passato dieci anni della sua vita in prigione per aver insistito che Dio era una sola Persona. Egli morì in prigione nel 1662, "una vittima dell'odio teologico e delle sudice condizioni del posto in cui egli era alloggiato." Un biografo simpatizzante scrisse di Biddle "grande zelo per promuovere santità di vita e buone maniere; poiché questo è stato sempre il suo fine ed intento in tutto quello che ha insegnato. Egli ha valutato le sue dottrine non per speculazioni ma per pratica."25

Giovanni Milton, Sir Isacco Newton, Giovanni Locke

Il famoso poeta Inglese Giovanni Milton (1608-1674) é meno conosciuto poiché il suo Trattato della Dottrina Cristiana, i cui concetti, dopo la sua morte, per 150 anni rimase nascosto al publico. Riscoperto nel 1823, il trattato dimostrava gli argomenti biblici di Milton contro il Trinitarismo ortodosso. Milton desiderava soltanto:
"Comunicare il risultato delle mie indagini a tutto il mondo; se, e Dio è il mio testimone, è con un sentimento di amicizia e benignità verso l’umanità che io senzaindugio dò tale ampia diffusione a quello che io stimo il mio migliore ed il più ricco di tutto ciò che posseggo, io spero d’incontrare una candida accoglienza da parte di tutti i partiti... benché ci sono tante cose che dovrebbero essere portate alla luce, cose che è evidente differiscono da certe opinioni comuni."
Egli continua con una supplica a "tutti coloro che amano la verità" di "convalidare tutte le cose" alla luce della Scrittura. Il suo unico desiderio è di difendere la Bibbia contro la tradizione:

"Da parte mia, io mi mantengo fedele solo alle Sante Scritture --- Io non seguo altre eresie o sette. Non avevo mai neanche letto i lavori dei, così chiamati eretici, quando gli sbagli di coloro che sono considerati ortodossi e la loro incauta manipolazione della Scrittura, prima m'insegnarono a convenire con i loro avversari tutte le volte che questi oppositori aderivano alla Scrittura."26
Milton ha costruito la sua causa anti-Trinitaria sull'esplicitamente unitarie asserzioni di fede del Nuovo Testamento. Il suo argomento è caratterizzato da una stretta logica, e dettagliata conoscenza dei linguaggi biblici, ed un pò di frustrazione per i tradizionali tentativi di evitare le asserzioni unitarie di Paolo che dicono che "c’è soltanto un Dio, il Padre": "E’ stupefacente vedere con quali futili astuzie, o per meglio dire con quali artificiosi inganni, certuni hanno tentato di eludere or oscurare il semplice significato di questi passaggi."27
Milton è familiare con l’intero spettro dell'argomento Trinitario e la sua risposta è un inestimabile contributo alla discussione moderna.
Sir Isacco Newton (1642- 1727) e Giovanni Locke (1632-1704) sono riconosciuti come le menti più fini e penetranti del diciasettesimo secolo. Con Milton questi due hanno denunciato la creazione di mistificazioni che non si trovano nella Bibbia. I loro argomenti sono, in definitiva, logici e di buon senso.28 Tutte e due mantenevano che l'essenza della Cristianità è il riconoscere Gesù come Messia, non come Dio.29

Il Dibattito Moderno sulla Preesistenza

La questione della preesistenza era il punto focale dell'illuminante lavoro letterario di Giovanni Knox, su l'Umanità e Divinità di Cristo. Il suo punto di principale importanza è che "l'asserzione della preesistenza di Cristo, ha messo una tensione, per così dire sull'umanità di Gesù che questa non ha retto"30 Egli poi continua e mantiene che nel Vangelo di Giovanni l'umanità di Cristo è "nel senso formale, chiaramente e fortemente confermata, ma in realtà, è stata così trasformata dalla divinità che la circondava da tutte le parti, per così dire, al punto di non essere più in alcun ordinario senso umana." Con queste parole egli manifesta la sua obiezione al ritratto di Gesù (dipinto) da Giovanni. Ma ha Giovanni veramente contradetto se stesso? Soltanto, noi proponiamo, quando interpretato alla luce di una dottrina che è apparsa dopo. Knox stabilisce i termini del dibattito che ha perseverato con particolare interesse nella Cristologia di Giovanni e la natura della preesistenza. E se Giovanni pensasse che Gesù fosse un Figlio preesistente come persona, non avrebbe soltanto questo automaticamente negato la sua vera umanità? Knox è convinto che è proprio così: "Noi possiamo avere l'umanità senza la preesistenza e possiamo avere la preesistenza senza l'umanità. Ma non c'è modo di averle tutte e due."31Knox crede che "èsemplicemente incredibile che una persona divina possa diventare una completa e normale persona umana--- continuando ad essere, in essenza, la stessa persona."32 La tradizionale figura di Gesù come l'Incarnazione di un Figlio preesistente è un problema profondo per Knox. Egli considera la Cristologia ortodossa come "mezza storia e mezzo dogma, un insieme di mitologia e filosofia, di poesia e logica, tanto difficile da definire quanto da difendere... Questo è vero generalmente della Cristologia patristica (e quindi della formale Cristologia che abbiamo ereditato)."33 Queste preoccupazioni recentemente sono state affrontate da numerosi e ben conosciuti teologi, dimostrando che il vecchio problema sulla natura divina o umana di Gesù è ancora più vivo che mai. Knox considera lo sviluppo verso un preesistente Cristo una distorzione, che coinvolge, anche se a noi non piace, un diniego della piena realtà dell'umanità di Gesù. Egli mette in rilievo che le proteste, dei Padri della Chiesa che il loro Gesù era pienamente umano, sono meno che convincenti, perché "Ci sono, nel caso di parole e non meno di altre cose, modi di riprendere con una mano quello che è stato appena dato con l'altra. Si! Si può affermare l'umanità come un fatto formale e poi procedere in modo di definirla o di raffigurarla negandone così la sua realtà in ogni senso comunemente accettato.”34 In questa opinione è pienamente sopportato da Norman Pittenger che fa i seguenti importanti giudizi sulla Cristologia patristica, che trasse la sua ispirazione dal leggere Giovanni:

"A mio giudizio una fondamentale difficoltà con la Cristologia dell'era patristica è, che mentre in parole asserisce la realtà dell'umanità di Gesù Cristo, effettivamente non prende quell'umanità abbastanza seriamente ... [E’ interessante osservare come egli escluda Paolo di Samosata da questo criticismo.] La tendenza del pensiero Cristologico, che tradizionalmente si credeva fosse 'ortodosso', pesava invece molto più dalla parte della divinità che dalla parte dell'umanità di Gesù.35 La Cristologia Ortodossa, anche quando gli eccessi degli insegnamenti Alessandrini erano stati in qualche modo controllati a Calcedonia nel 451 D.C., era tesa verso una impersonale umanità che non è per niente, a mio parere, genuina."36

Questo sembra sia precisamente il problema. Ma Knox sbaglia a dar colpa a Giovanni di aver introdotto questa distorzione. Giovanni non era colpevole di tali dissimulazioni sull'umanità di Gesù. Invece, il problema sta nell'interpretazione sbagliata, dei Padri della Chiesa Nicena, ed alcuni dei loro predecessori, del 'logos' di Giovanni e così del significato di preesistenza. La susseguente formula ufficiale che Gesù era "uomo" ma non "un uomo" (che rimane ancora nei libri del Trinitarismo tradizionale fino ad oggi) non riflette per niente l'intenzione di Giovanni, poiché non c'è un modo concepibile di essere "uomo" eccetto con l'esserlo.37 Alla luce di queste considerazioni, non è difficile vedere che l'accusa di docetismo può ben essere messa a livello della definizione ortodossa di Cristo. Se essere umano vuol dire essere uomo, e l'ortodossia deve smettere di dire che Gesù era "un uomo", forse questo criticismo dovrebbe essere accettato. Ma Giovanni ha mai chiesto di credere in un preesistente "Dio, il Figlio"? Molti hanno creduto così, e sono rimasti fedeli al credo ortodosso della preesistenza, malgrado questa si avvicini pericolosamente all'"Apollinearismo." (L'eresia che nega l'umanità di Cristo). Il recente lavoro di tre eminenti studiosi dimostra non soltanto l'acuta natura del problema, ma suggerisce il modo di risolverla --- una soluzione che non è nuova, benché credito non è sempre dato, da scrittori moderni, a coloro che nella storia della Chiesa originale avevano già puntato verso la direzione giusta. La soluzione segue l'esegesi di Giovanni che noi abbiamo proposto prima.

Giacomo Dunn e Giacomo Mackey

Giacomo Dunn in un esteso studio, s'imbarca ad esaminare la questione dell'Incarnazione (e così della Trinità) nel Nuovo Testamento.38 Egli viene in soccorso della tradizionale veduta soltanto nel Vangelo di Giovanni, discutendo che Paolo ed altri scrittori del Nuovo Testamento pensano soltanto di una nozionale o ideale preesistenza di Cristo, e quindi non di un Figlio preesistente. Un importante contributo al dibattito è stato dato da Giacomo Mackey nel 1983.39 In un capitolo intitolato "il Problema della Preesistenza del Figlio", egli comincia con il domandarsi come qualcosa può preesistere se stessa, "che cosa esattamente, secondo questo termine [preesistere] preesiste cos'altro ed in che senso lo preesiste." Egli nota che sono esattamente queste domande che complicano la tradizionale teologia dell'incarnazione e della Trinità. Egli nota che esegeti sono "spesso le inconsce vittime, nel corso del loro lavoro più professionale, di assunzioni del tutto dogmatiche (cioè acritiche)."40 Mackey cerca di scovare la vera origine del termine "preesistenza" in connessione con Cristo, notando che studiosi spesso la leggono in passaggi che tradizionalmente dovrebbero contenerla. Nei Vangeli Sinottici, ha disputato il Mackey, il termine Figlio di Dio certamente non significherebbe mai "Figlio preesistente", ma appropiatamente si conforma all'indicazione dataci nell'Antico Testamento di un Re d'Israele che è Figlio di Dio. "La via logica alla così detta preesistenza", egli mantiene "è tortuosa."41 Per prima cosa, le fonti Giudaiche che sono sopravvissute indicano "una specie di preesistenza nozionale del Messia per quanto riguarda il Suo nome, id. est, la sua essenza e natura precedevano la formazione della luce da parte di Dio nel primo giorno della creazione.... Nel pensiero Ebraico la preesistenza divina del Messia non influisce sulla sua umanità."42 Inoltre, questa specie di preesistenza è: "Un elemento essenziale della rivelazione, modellato per l'immaginazione umana, è che Dio, che non è limitato dal nostro tempo, si era proposto nell'eternità o prima che qualunque altra cosa fosse stata creata, che una persona sarebbe stata la chiave di tutta l'esistenza, e che questa avrebbe portato tutto a compimento, e per la quale (nella quale ed attraverso la quale) tutto, si può quindi dire, è stato creato."43 Mackey procede per dimostrare l'importanza della descrizione di Giovanni di Gesù come monogenes (unico) che non significa unigenitus (l'unico Generato) del Vulgato, come per dire che Gesù fosse Figlio Unico. Vuol dire invece che Egli era Unico tra gli altri della stessa specie. Egli cita Schillebeeckx, che dice che l'aggettivo usato da Giovanni non da "base, nella teologia Giovannina, per la scolastica teologia di un periodo successivo di un procedimento del Figlio dal Padre entro la Trinità, per modum generationis (per nascita)".44 Su questa evidenza, la conferma è assicurata per la tesi che Giovanni non va al di là della “concezione della Cristologica” di Luca, dato che figliolanza in Giovanni non implica per niente, malgrado l'interpretazione patristica, un Figlio nella eternità. Inoltre, Mackey ragiona che non è necessario interpretare "la Parola" di Giovanni diversamente dal modo in cui la "sapienza" Giudaica era stata intesa, come preesistente nel piano di Dio. "Questa Parola, come sapienza (Proverbio 8:30), era con Dio fin dal principio ed attraverso questa tutto è stato creato."45 Ancora una volta Schillebeeckx lo sostiene dicendo. "Il Vangelo di Giovanni parla di Gesù di Nazaret quando Egli apparve sulla terra."46 Mackey aggiunge che l'uso della parola "discendere" (i.e. Gesù discese dai cieli) in Giovanni non indica credenza in una preesistenza letterale. Piuttosto, Giovanni vuol dire che Gesù è la definita rivelazione della natura di Dio. Anche la più solenne asserzione di Gesù che "prima che Abramo fosse, io ero" non indica una cosciente vita pre-umana, ma la sua assoluta importanza nel piano divino, particolarmente del suo ufficio Messianico come previsto da Abramo. Mackey conclude con una forte asserzione: "Se c'è rimasto il minimo rispetto per quello che molto spesso e molto volubilmente professiamo sia normativa parte di Scrittura, non possiamo semplicemente pretendere che la Scrittura ci dia alcuna informazione ben fondata su una seconda 'Persona' divina o ipostasi, distinta sia da Dio Padre che dal Gesù della storia prima che Gesù fosse nato, o prima che il mondo fosse stato creato.”47 L'avvertimento che la tradizionale dottrina della Trinità non è trovata nella Bibbia è forte.

Giovanni A.T. Robinson

La secolare questione sulla preesistenza, e particolarmente la domanda se Giovanni intendesse comunicarci che Gesù era personalmente un preesistente essere divino, è stata vigorosamente discussa nel periodico Theologia.48 La discussione è cominciata con uno scambio di lettere fra James Dunn e Maurice Wiles. I critici risultati di questi scambi sono stati discussi nei susseguenti commenti di Robinson.49 Robinson comincia con l'osservare che Wiles e Dunn erano d'accordo che nel Nuovo Testamento, soltanto Giovanni presenta un Gesù che sembra abbia una esistenza pre-umana. Wiles considera questo, un disastroso sviluppo Cristologico che compromette l'umanità di Gesù e così incoraggia un'accusa di docetismo. Robinson, tuttavia, mette in rilievo che nelle sue epistole Giovanni reagisce violentemente ad ogni suggerimento che il Suo Gesù fosse altro che pienamente umano --- "venne in carne." Questo porta Robinson a non essere d'accordo con Wiles e Dunn che, nel suo Vangelo Giovanni vuole farci intendere che Gesù fosse un preesistente essere divino. La discussione così fa ricordare il problema sollevato da Paolo di Samosata e più tardi da alcuni degli Anabattisti, specialmente in Polonia. Robinson si domanda se sia possibile che noi interpretiamo Giovanni come egli intendeva. O forse noi ci avviciniamo al suo Vangelo con occhiali leggermente colorati da successivi sviluppi patristici nella Cristologia? Usando l'ammonimento proprio di Dunn, Robinson ci esorta a capire le parole di Giovanni così come il suo lettore originale le avrebbe capite. Robinson fa ricordare a Dunn che egli aveva ammesso che per Paolo Gesù era l'espressione della sapienza di Dio, "l'uomo che la sapienza divenne."50 Dunn aveva ammesso che neanche Giovanni 1:14 fornisce alcuna solida base per la tradizionale dottrina dell'Incarnazione. Infatti, questo (verso) marca "la transizione da impersonale personificazione a persona reale."51 Con questo Robinson è d'accordo. Inoltre, Dunn e Robinson condividono l'idea che la "parola" è l'espressione di Dio personificata, no una persona divina, distinta da Dio. Soltanto quando Gesù è stato concepito la "parola" divenne personalizzata non personificata. Robinson non poteva essere d'accordo con Dunn, tuttavia, che "la preesistenza della Parola come una persona con Dio fosse confermata dappertutto [il Vangelo]"52 Robinson ci esorta a limitare il nostro intendimento della preesistente parola, anche in Giovanni, ad "espressione di Dio," la Sua "potenza ed il Suo proposito." Il punto è semplicemente questo: Noi dovremmo essere capaci di captare il cambiamento dal come Giovanni intendeva la "parola", come espressione propria di Dio, alla nozione che questa voglia dire, una preesistente persona divina, fuori dell'ambito del Nuovo Testamento. Non si può incolpare Giovanni per l'espediente. Il cambiamento è successo a Giovanni quando è stato frainteso da prime tendenze Gnostiche che hanno lasciato il loro marchio sulla teologia patristica. Non è avvenuto in Giovanni. Robinson crede che la "parola" che era theos ("Dio," Giov. 1:1) era pienamente espressiva del piano, del proposito e del carattere di Dio. Quella "parola" è stata pienamente incarnata in una persona umana quando è diventata carne (Giov. 1:14). Gesù è quindi quello che la parola divenne. Non lo si può identificare tutt'uno con la preesistente parola come se egli stesso fosse preesistito. La differenza è sottile ma ha implicazioni devastanti per tutto lo sviluppo della Cristologia. Così non è che la parola fosse una "persona", un'ipostasi, che poi assunse una natura umana, ma che la parola fosse "inipostatica," impersonale, benché piena espressione di Dio, fino a quando divenne una individuale storica persona umana in Gesù. Gesù è quindi pienamente una persona umana "che esegeta" l'Unico Vero Dio all'umanità (Giov. 1:18). Questo modo di leggere Giovanni ha l'enorme vantaggio di evitare il pericolo di una presentazione docetica del Cristo, ed anche di una polarizzazione tra Giovanni ed i Vangeli Sinottici, che sconoscono un preesistente Cristo. Ed inoltre lascia che il termine "parola" sopporti il suo significato Ebraico dell'Antico Testamento, di "proposito" o "piano" o anche di "promessa". Gesù può essere visto come la realizzazione dell'antica promessa ad Abramo che è così importante per Matteo e Luca. Gesù è il creativo piano di salvezza di Dio espresso in una persona umana. La "divinità" di Gesù non è diminuita dato che "chi vede Lui vede il Padre" (Giov. 14:9). Ma questa è una "divinità" diversa da quella espressa dalla ortodossia Trinitaria. Poiché la divinità è l'attività di Dio che lavora nella ed attraverso una persona umana perfettamente abbandonata (alla volontà del Padre). Gesù, con questa interpretazione, non è Dio nel senso Trinitario, ma una persona umana che esprime pienamente Dio, il Suo agente per la riconciliazione del mondo. La cosa meravigliosa che Dio ha fatto sarà poi vista in termini di glorificazione di una persona umana perfettamente ubbidiente che è stata genuinamente tentata così come lo siamo noi. Questa immagine armonizza con la veduta Sinottica di Gesù. Sopratutto, evita una presentazione di Gesù come di qualcuno che è più di un essere umano, qualcuno che è stato sempre Dio fin dall'eternità. La verità allora emergerà che Gesù era "in forma di Dio" (Filippesi 2:6), ma non che egli fosse Dio. Con questo intenso esame della Scrittura, Robinson ci porta indietro alla biblica figura di Gesù come la perfetta immagine di Suo Padre, il Cristo la cui ubbidienza perfetta ed il cui sacrificio lo hanno qualificato ad essere veramente "Figlio di Dio." Ma è triste che Robinson non abbia confermato il credo in una supernaturale concezione che per Matteo e Luca costituisce il miracolo con il quale l'Unico Dio ha portato in esistenza il capo della nuova creazione, il Messia senza peccati, Figlio di Dio.


Frances Young

È facile simpatizzare con quei studiosi di mentalità biblica che hanno reagito al Mito del Dio incarnato.53 Sembrava proprio che le colonne stesse che sostenevano la Cristianità fossero state scosse. Alcuni proponenti della nuova idea di Gesù apparentemente non credevano troppo alla Bibbia. John Stott, rappresentante dell'evangelicalismo, ripete le ragioni ortodosse per credere nella piena Deità di Gesù. Egli insiste che Gesù era un vero uomo, ma non ci dice come esattamente questo è possibile secondo la veduta, che il Figlio eterno "prese la natura di uomo," di Leo Tome (sanzionato dal Secondo Articolo Anglicano, 1563) Molti si sono resi conto che un essere che è "uomo" senza essere "un uomo" è molto meno umano dell'"uomo Gesù Messia" della dottrina di Paolo (1Tim. 2:5). Stott concede che Gesù non sia mai andato in giro dichiarando inequivocabilmente di essere Dio. Ciò nonostante la "traslazione di titoli e di testi di Dio da Giaova a Gesù ha una inevitabile implicazione. Questa identifica Gesù con Dio."54 Inoltre Gesù è venerato il che prova che è Dio. Frances Young era una tra coloro che hanno contribuito al Mito del Dio incarnato. È appropriato includere in questo capitolo un sommario del suo eccezionale lavoro, "Una Nuvola di Testimoni," perché rappresenta il sentimento di tanti che hanno lottato per il Gesù della Bibbia senza aderire alla Cristologia ortodossa. La professoressa Young ha esposto il punto debole della tradizionale veduta di Gesù. Essa lamenta che la ricchezza dell'illuminazione Cristologica del Nuovo Testamento è stata oscurata quando lo hanno confessato incarnato Figlio di Dio. C'è un rinfrescante nuovo modo di leggere la testimonianza di Gesù nel Nuovo Testamento:

"Se evitiamo di leggere il Nuovo Testamento con lenti colorate da susseguenti dogmi, noi vedremo emergere uno scenario Cristologico – o per meglio dire scenari – molto diverso dalla susseguente ortodossia."55 "[Gesù] era l'incorporamento di tutte le promesse di Dio portate a compimento. Tale Cristologia, io suggerisco, rappresenta la Cristologia del Nuovo Testamento meglio dell'idea dell'incarnazione, ed è stata infatti il principio di molte più idee Cristologiche, quando tutto l'Antico Testamento era visto come realizzato in Cristo."56

Frances Young restaura la figura biblica di Gesù che funge da Dio senza essere Dio: "Paolo non Lo ha mai chiamato Dio, né Lo ha mai identificato con Dio. È vero che faccia il lavoro di Dio; Egli è senza meno il supernaturale agente, che agisce per iniziativa di Dio."57 La chiara veduta dell'autore della distinzione biblica fra Dio e Gesù le permette di non essere ingannata dagli errori dei Padri. Essa non era ben sicura se nello sviluppo della Cristologia "Giuste domande erano state chieste, o se soluzioni migliori erano state trovate."58 L'ortodossia che alla fine ne emerse era sopportata da "inadeguati argomenti e distorte esegesi".59 Il credere in Gesù come Dio incarnato era stata dettata dal prevalente ambiente filosofico. Infatti ci sono evidenti similarità fra la cosmologia triadica del neo-Platonismo e la Trinità. Quello che più aiuta è il criticismo della Frances Young della radicata idea che soltanto Dio Stesso può assicurarci la salvezza e perciò Gesù non può essere altro che Dio. Il problema con questa veduta ortodossa è che il Dio immutabile non può soffrire, non può essere tentato, e non può morire. Il trattamento di Atanasio della tentazione di Gesù cade in docetismo e porta all'apparentemente insensata conclusione che Gesù "soffrì senza veramente soffrire": "il suggerire che mentre il «corpo» o l'«uomo Gesù» soffriva sulla croce, il Logos in qualche modo soffriva in simpatia, poiché era «il Suo corpo» o il «Suo uomo,» poiché per natura non era possibile per Lui soffrire."60 Questo componimento fornisce un'avvincente confutazione della confortevole veduta che i Padri fedelmente hanno trasmesso nel descriverci il Gesù del Nuovo Testamento. Anzi, il loro filosofare ha portato in "vicoli ciechi di paradossi, di illogicità e docetismo."61

George Carey

George Carey, che in seguito divenne Arcivescovo di Cantebury, è venuto alla difesa della tradizionale dottrina dell'Incarnazione, nel Dio Incarnato: unendosi alle contemporanee sfide alla Classica Dottrina Cristiana. La validità del suo lavoro sta nella sua giustificabile protesta contro la tendenza fra alcuni autori del Mito del Dio Incarnato di ridefinire Gesù in modo da renderlo più accettabile al moderno uomo di scienza. Carey è giustamente disturbato dal rifiuto di credere nella vergine concezione, nell'innocenza di Gesù e nella Sua resurrezione come un fatto obiettivo della storia. Coloro che contribuirono al Mito hanno così indebolito l'efficacia delle proprie obiezioni bibliche all'incarnazione ortodossa. La loro ambivalenza incresciosa del soprannaturale, specialmente della resurrezione, inevitabilmente sminuì le loro ben discusse obiezioni sul Trinitarismo. "Liberali" molto spesso sventolano una bandiera rossa ai conservatori. Tuttavia, un "liberale" può essere più obiettivo nella sua investigazione della Bibbia, dato che è meno intento di un conservatore a difendere un sistema tradizionale. È possibile credere fermamente in quello che Carey chiama: "straordinario, unico legame di Gesù con Dio,"62 senza pertanto aderire alla dottrina che Egli era Dio. Anche Carey ha difficoltà a chiamarlo apertamente Dio. Egli preferisce una più indiretta descrizione di Gesù "in una certa forma Dio".63 Tra gli estremi di alcuni esponenti del Mito ed il pieno Trinitarismo, si è aperta una nuova strada nel modo di percepire Gesù. Se la nuova Cristologia avesse confermato gli elementi soprannaturali della biblica descrizione di Gesù, e se Carey potesse riconsiderare la debolezza di "usare" un linguaggio che prova una preesistenza, una più biblica Cristologia ne sarebbe sorta. Gesù deve certamente essere proclamato, seguendo precedenza apostolica, come l'unica via alla salvezza. Ma la potenzialità dei Cristiani di essere "ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (Efesini 3:19) dovrebbe controbilanciare lo sforzo ortodosso, di usare la "pienezza della Divinità" (Col. 1:19; 2:9) in Gesù, come prova della sua Deità (essere Dio). La difesa di Carey è vulnerabile in diversi punti. Dove è il sopporto biblico per l'esigenza di credere che Egli "era stato generato fin dall'eternità," che Carey sembra affermi senza alcun sostegno di testimonianza biblica? È perché è chiaro che il fatto che Dio "ha mandato Suo Figlio" vuol dire che il Figlio fosse vivo prima di essere stato concepito? Pietro non ha in mente alcuna idea di preesistenza quando afferma che Dio "avendo risuscitato il Suo servo, Lo ha mandato" a predicare ad Israele (Atti 3:26). Gesù e stato autorizzato a predicare, non è stato mandato da una vita antecedente. Sembra che standard autorità lessicali riconoscano le debolezze dell'argomento sulla parola "mandare," mentre le pressioni di mantenere lo stato quo della Cristologia può causare agli espositori di lasciarsele sfuggire.

Karl-Josef Kuschel

Nel 1990 apparve in Germania, dal sofisticatissimo campo dell'erudizione Cattolica Romana, uno studio completo sulla questione della preesistenza e della Trinità: "Nato Prima del Tempo? La Disputa sull’ Origine di Cristo". Karl-Josef Kuschel esaminò le rivali Cristologie di Harnack, Barth e Bultmann e poi intraprese la sua propria analisi dei dati del Nuovo Testamento. Egli si fa le giuste domande: "È stato il Gesù della storia preso seriamente?" e "Non è diventata una semplice astrazione il vero significato della parola 'carne' in Barth e Bultmann?"64 Egli si domanda se questi que teologi, la cui influenza è stata massiccia, "avessero capito con esattezza il Nuovo Testamento"65 nella loro descrizione di Gesù Cristo. In modo scioccante, come un'altro teologo tedesco, Wolfgang Pannenberg, aveva detto, "Barth prima di tutto non sviluppa la sua dottrina della Trinità basandola su evidenza escatologica", facendo eco alla rivelante osservazione di Ernst Fuchs che "Se non ci fossero stati testi biblici, il profilo di Barth sarebbe stato preferibile."66 Il Professore Kuschel poi esamina il ruolo della sapienza nella Bibbia Ebraica, trovandolo identico alla 'parola creativa' di Dio ed alla Torah, come il piano che ha guidato Dio alla creazione. Egli così sostiene che l'uomo Gesù è la personificazione di questa preesistente sapienza e non l'eterno Figlio di Dio che esisteva prima della Sua nascita a Betlemme. Kuschel mantiene che nel capitolo secondo dei Filippesi non v'è alcuna evidenza che il Cristo fosse uguale a Dio. Piuttosto Cristo è "la grande figura contrapposta alla figura d’Adamo"67. Kuschel è d'accordo con Dunn che Paolo non parla della preesistenza del Figlio. Per quanto riguarda il Vangelo di Giovanni, "Dio essenzialmenteniente non è altro che il Padre di Gesù Cristo"68. Egli chiede come mai il prologo di Giovanni non inizia (come tanti institivamente leggono) "Nel principio era il Figlio ed il Figlio era con Dio ed il Figlio era Dio."69 Questa monumentale critica del Trinitarismo ortodosso sopporta la nostra convinzione che "la storia della Cristologia della Cristianità Giudaica... ha bisogno di urgente investigazione... non soltanto per giustizia storica ma anche per un intendimento ecumenico."70 La predominante teologia del Concilio di Calcedonia "a mala pena accenna alla vita terrena ed alla storia terrena di Gesù."71 In verità la relazione tra Padre e Figlio proposta dal concilio "non sarebbe stata capita da un Giudaico Cristiano come Paolo ed ancor meno non sarebbe stata capita da Giovanni."72 Lo studio brillante del Professore Kuschel, con l'approvazione entusiastica di Hans Kung che scrive la prefazione, ci avvisa della minaccia del Trinitarismo al monoteismo ed anche alla sua capacità di erigere barriere non necessarie contro dialoghi con Giudei e Musulmani. "Nato sin dall'eternità?" echeggia nel nostro tempo la vecchia tradizione di protesta contro la veduta "ortodossa" di Gesù che sembra elimini la Sua umanità e quindi oscuri la Sua Messianicità.

Karl – Heinz Ohlig

Ed ancora in Germania nel 1999 è stata publicata una brillante storia del problema Trinitario. Il Ein Gott in drei Personen? Vom Vater Jesu zum "Mysterium" der Trinitat (un Dio in tre persone? Dal Padre di Gesù al "Mistero" della Trinità) rivela il tenue legame della Bibbia con il Trinitarismo. L'autore considera importante che il dogma Trinitario abbia tenuto i Giudei ed i Musulmani a debita distanza dalla Cristianità. Ohlig rompe un vecchio tabù. Egli non ricorre ad un vago parlare di "misteri" per spiegare la Trinità. Egli ci dà un meravigliosamente succinto e molto informativo resoconto dello sviluppo del Trinitarismo. Egli attribuisce questo sviluppo a pressioni culturali sulla Chiesa, cominciando dal principio del secondo secolo. Egli rimpiange la perdita dell'originale monoteismo Giudaico e reputa molto importante che, dato che Gesù non era Trinitario, perche lo dovrebbero essere i suoi seguaci? Ed inoltre, dato che il Trinitarismo non è emerso, nella sua forma finale, fino al quinto secolo, e certamente non era presente nel secondo secolo come dogma di tre Persone eterne, quale fase, nella sua evoluzione dovrebbe essere obbligatoria per i Cristiani? Ohlig mantiene che è storicamente e teologicamente illegittimo il fare della dottrina della Trinità una normativa per i seguaci: Considerata teologicamente, la Trinità è venuta fuori da un sincretismo di Giudaismo e Cristianità con Ellenismo che è risultato in una combinazione di monoteismo Giudeo – Cristiano e monismo Ellenico [credo in un Dio] ... Quello che il teologo così scopre, pone una domanda alla teologia sulla legittimità di tale fabbricazione. Quando sarà chiaro – e non c’è modo di girarvi intorno - che Gesù stesso riconosceva soltanto il Dio d'Israele, che egli chiamava Padre, e non sapeva alcunché del suo piu tardo "essere stato fatto Dio," quale diritto abbiamo di chiamare, la dottrina della Trinità, normativa e cogente per i Cristiani?... In qualsiasi modo noi interpretiamo le varie fasi Dello sviluppo della Trinità, è chiaro che questa dottrina, che è diventata "dogma" nell'Oriente e nell'Occidente, non ha una base biblica e non può essere rintracciata senza interruzioni al Nuovo Testamento. Gradatamente, la teologia deve guardare in faccia i fatti.73 Le osservazioni di Ohlig confermano vigorosamente le conclusioni di un altro più vecchio famoso professore della storia della dottrina, che scrisse:

"GliApologeti hanno preparato le fondamenta per la perversione/corruzione (Verkehrung) della Cristianità in un rivelato [filosofico] precetto. Specificatamente, la loro dottrina ha influenzato disastrosamente il più tardo sviluppo. Con il dare per scontato il trasferimento del concetto di Figlio di Dio nel preesistente Cristo, essi furono la causa del problema Cristologico del quarto secolo. Hanno causato un mutamento al punto di partenza del modo di pensare Cristologico – via dallo storico Cristo e nel problema della preesistenza. Hanno, così cambiato direzione, via dalla storica vita di Gesù, mettendola nell'ombra, promuovendo invece l'Incarnazione. Hanno collegato la Cristologia alla cosmologia e non furono in grado di legarla alla soteriologia. La dottrina del Logos non è una Cristologia 'più elevata' dell'usuale. In realtà ritarda moltissimo il genuino apprezzamento di Cristo. Secondo i loro insegnamenti non è più Dio che rivela Se Stesso in Cristo, ma il Logos, un Dio subalterno, un Dio che come Dio è Subordinato al Dio Supremo (inferiorismo o subordinazione). Ed inoltre la sopressione di idee economico-trinitarie con concetti Metafisici-pluralistici della divina triade (trias) risalgono agli Apologisti."74



Bibliografia:


  1. Marco 12:29-34; Giov. 5:44; 17:3; 1 Cor. 8:4-6; Efes. 4:6; 1 Tim. 2:5, ecc..
  2. Prg. Conoscere e seguire Gesù, di Thomas Hart, ed l ben conosciuto Dio Era in Cristo, di Donald Baillie (Londra: Faber, 1961).
  3. Dialogo con Trifo
  4. La Chiesa dei Primi Tre Secoli, Alvan Lamson, (Boston: Houghton, Osgood & Co., 1880), 80. Giustino, tuttavia, spinge per uno sviluppo susseguente verso il Trinitarismo col sostenere la letterale preesistenza di Gesù. Trinitarismo non era il credo del Periodo post- apostolico per circa 80 anni, come è dimostrato dall’ammissione di La Nuova Enciclopedia della Conoscenza Religiosa, Schaff-Herzon che nel periodo 100-180 “non c’è niente che mostra che a quel tempo Cristo fosse considerato il Dio Eterno” (Harnack, “Monarchianismo,” 7:453)
  5. Storia della Corruzione della Cristianità (J.&J.W. Prentiss, 1838), 21.
  6. William Childs Robinson, “Gesu’ Cristo e’ Giaova” (Part 2) Evangelico Trimestrale 5:3 (1933): 275, Enfasi aggiunta. Per lo sviluppo del Trinitarismo nel periodo post-biblico, vedi M.M. Mattison, La Formazione di una Tradizione (Ministry School Publications, 1991).
  7. Le Fondazioni (Londra : Macmillan & Co., 1913) 226.
  8. Citato da F.W. Green, “Il Successivo Sviluppo della Dottrina della Trinità,” in Temi sulla Trinità e l’Incarnazione (Longmans, Green & Co., 1928), 259.
  9. Ibidem (nello stesso posto) prg. l’osservazione di Canon Goudge che “quando il pensiero Greco e Romano invece di quello Ebreo venne a dominare la Chiesa, quel che avvenne è stato un disastro nella dottrina e nella pratica dalla quale non ci siamo piu’ ripresi.” (“Il Richiamo dei Giudei,”) nel raccolti saggi sul Giudaismo e Cristianita’).
  10. Saggi sulla Trinitù e l’Incarnazione, di F.G. Green, 262.
  11. Ad Praxeus, Tertulliano, 5.
  12. Saggi sulla Trinità e l’Incarnazione, di F.G. Green, 64.
  13. Ibidem
  14. Fondamenta, 227.
  15. Dalla corrispondenza, 13 Giugno 1981.
  16. Vedi M.M. Mattison, “Biblico Unitarismo dalla Ciesa Esordiente attraverso il Medio Evo,” Un Articolo dalla Riforma Radicale: una Testimonianza all’Unitarismo Biblico 1 (inverno 1992): 4-13. Un patrimonio d’informazione su tutti gli aspetti della controversia Trinitaria possono essere trovati in questo giornale, publicato dal 1991-2000. Fascicoli arretrati possono essere ottewnuti chiamando questo numero 800-347-4261. Altre risorse possono essere trovate a questo indirizzo www.restoretiofellowship.org..
  17. La riforma Radicale, di G.H. Williams (Filadelfia Westminster Press, 1962), 271, 322, 333.
  18. Per dettagli sul modo come Calvino ha trattato Servetus, leggete Caccia ad un Eretico: La Vita e la Morte di Michele Servetus, di R.H. Baiton, (Beacon Press, 1951).
  19. Gli Anabetisti Olandesi, H.E. Dosker, (Judson Press 1921) 58.
  20. Leggete Fede Cristiana di Hendrikus Berkhof (Grand Rapids: Eerdmans, 1979), and Una Fede per Oggi, Ellen Flesseman. J. E. Steely, (Associazione dei Professori di Religione Battisti, casella postale A, Universita’, Mercer 1980).
  21. Underscheit tusschen rechte und falsche leer (Biblioteca Reformatoria Nederlandica), 5:315-581.
  22. Gli Anabetisti Olandesi, 163.
  23. Ibidem, 93.
  24. Per un resoconto completo di Adam Pastor, leggere “Adam Pastor, Anti-Trinitario ed Anti- Neobattista” A.H. Newman, negli Scritti della Societa’ Americana della Storia della Chiesa (G. Putman’s Sons 1917) Seconda serie, 5:98, Leggete anche sul Giornale dalla Riformazione Radicale 3:3 (Primavera 1994): 23-30. un’articolo di Anthony Buzzard “Adam Pastor: Un’ Anabetista Anti- Trinitario.”
  25. L’Informazione per questa sezione e’ presa da Socinianesimo nell’Inghilterra del Diciattesimo- Secolo, H.J. McLachlan (Oxford University Press, 1951), 163-217.
  26. Trattato sulla Dottrina Cristiana, John Milton (Londra: Associazione Unitaria Britannica e Straniera, 1908), X, XI.
  27. Ibidem, 20
  28. Milton e la Rivoluzione Inglese, di Cristoforo Hill, (New York:Viking Press, 1977), 286, 296
  29. Leggete La Ragionevolezza della Cristianità Trasmessa Nella Scritture (1695) di Locke
  30. L’Umanità e Divinità di Cristo, di John Knox, (Cambridge University Press, 1987), 53.
  31. Ibidem, 106.
  32. Ibidem, 98.
  33. Ibidem, (Stesso posto) 98, 99.
  34. Ibidem, 62.
  35. Prg. Conoscere e seguire Gesù, Tommaso Hart, specialmente 44-48.
  36. La Parola Incarnata (Nisbet, 1959), 89.
  37. Prg. la perplessità di A.T. Hanson quando pensa a quello che gli è stato insegnato al seminario della definizione ortodossa di Gesù: “Durante la mia formazione teologica sono stato ben istruito sul tradizionale descrizione dell’Incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Io distintamente ricordo che mi è stato detto che la Parola di Dio, quando ha preso sembianze umane, ha assunto una umanità impersonale; Che Gesù Cristo non possedeva una personalità umana; che Dio divenne uomo in Gesù Cristo, ma non è mai diventato un uomo.... Due considerazioni mi hanno persuaso che questa Cristologia tradizionale è incredibile” (Grazia e Verità: Uno Studio della Dottrina dell’Incarnazione, Londra: SPCK, 1975, 1). La stessa perplesità è espressa da Oliver Quick nel suo libro Dottrine del Credo (Nisbet, 1938): “Se noi affermiamo che Gesù era una persona umana, o noi siamo costretti in un concetto impossibile di una doppia personalità nell’incarnato Figlio di Dio, o altrimenti nella Cristologia del Protestantesimo liberale che noi abbiamo trovato inadeguata. Se noi neghiamo che Gesù era una persona umana, noi neghiamo, per induzione, la pienezza dela sua mascolinità e giudicato colpevole d’apollonarianismo. Il dott. Raven (Leggete il suo libro Apolloniarismo) che la maggior parte di quelli che la tradizione Cattolica ha onorato come dottori dell’ortodossia erano di fatto Apollinei, benché essi condannassero Apollinarius” (178). Pgr. L’osservazione di Norman Pitterger che “Calcedonia non è stata capace prevenire un modificato Apollinarianismo di diventare l’ortodossia del Medio Evo” (La Parola Incarnata, 102).
  38. Cristologia in Formazione.
  39. L’Esperienza Cristiana di Dio come Trinità (Londra: SCM Press, 1983)
  40. Ibidem, 51.
  41. Ibidem, 56.
  42. Ibidem, 56, 57.
  43. Ibidem, 57.
  44. Ibidem, 59.
  45. Ibidem,
  46. Ibidem.
  47. Ibidem, 64. 85 (Marzo e Settembre 1982). Per un molto utile sommario della discussione moderna, leggete Il Dibattito della Cristologia Odierna, Klaas Runia.
  48. “Dunn su Giovanni,” Teologia 85 (Sttembre 1982): 332-338.
  49. Cristologia in Formazione, 212.
  50. Ibidem, 243.
  51. Ibidem, 250.
  52. Ed. John Hick (Londra: SCM Press, 1977).
  53. L’Autentico Gesù (Marshall, Morgan e Scott, 1985), 33.
  54. Il Mito del Dio Incarnato, 14.
  55. Ibidem, 19.
  56. Ibidem, 21.
  57. Ibidem, 23.
  58. Ibidem.
  59. Ibidem, 27.
  60. Ibidem, 29.
  61. Dio Incarnato: Conoscendo le Sfide Contemporanee ad una Classica Dottrina Cristiana (Inter Varsity Press, 1977), 7.
  62. Ibidem, 18.
  63. Nato Prima di tutto? La Disputa sull’Origine di Cristo, 174.
  64. Ibidem.
  65. Ibidem, 179.
  66. Ibidem, 251.
  67. Ibidem, 276.
  68. Ibidem, 381.
  69. Ibidem, 394, 395.
  70. Ibidem, 425.
  71. Ibidem, 409.
  72. Ein Gott in drei Personen? Mainz: Matthias Grunewald- Verlag. 1999, 123-125, trad. Nostra.
  73. Leitfaden zum Studium der Dogmengeschichte(Manuale per lo Studio della Storia del Dogma, 1890), Friedrich Loofs, Halle- Saale: Max Niemeyer Verlag, 1951, part 1, sez. 18: “Cristianita’ come Filosofia rivelata. Gli Apologisti Greci,” 97, Trd. Nostra.


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